Fellini 100 genio immortale
Ha aperto i battenti lo scorso 14 dicembre dando inizio alle celebrazioni del Centenario. La mostra, allestita a Castel Sismondo è prorogata fino al 13 aprile 2020
di Antonietta Fulvio
RIMINI. Ci sono visioni destinate a restare nel tempo, anzi a fermarlo per sempre come è riuscito a realizzare con la sua “arte” l’insuperabile maestro Federico Fellini. A lui e alle poetiche visioni del suo cinema alcuni pittori riminesi hanno dedicato i murales che spuntano tra i vicoli e le casette dell’antico Borgo San Giuliano. Un chiaro omaggio ma anche il segno di una naturale presenza di colui che partito dalla sua Rimini, “dimensione della memoria”, ha conquistato il mondo con le sue geniali visioni tra fantasia, sogno e realtà.
E la sua Rimini ha voluto ricordarlo nel centenario della nascita, avvenuta il 12 gennaio 1920, con un evento espositivo senza precedenti che farà da preludio ad una serie di iniziative collaterali con ben quattro portali telematici a lui dedicati e che avranno nell’apertura del Museo Internazionale Fellini, a fine anno, la realizzazione di un progetto trasversale che connetterà la dimensione cinematografica di Fellini al tessuto urbano della città. Fellini 100 Genio Immortale è il titolo della mostra, inaugurata il 14 dicembre 2019 e prorogata fino al 13 aprile 2020, che celebra l’arte felliniana a Castel Sismondo, la rocca che fu dei Malatesta.
Regista, scrittore, sceneggiatore, fumettista. L’arte di Fellini ha varcato l’oceano e viaggia ancora per il mondo. Dai film che gli sono valsi ben quattro premi Oscar, più uno alla carriera alcuni mesi prima della sua scomparsa, il 31 ottobre 1993, al suo Libro dei Sogni diario intimo dove annotava sogni e incubi notturni quei “segnacci, appunti affrettati e sgrammaticati” inseguendo la realtà perché l’unico vero realista è il visionario. Probabilmente sul filo della malinconia, uno stato d’animo nobilissimo: il più nutriente e il più fertile.
E di creazioni il maestro ne ha firmate tante, dalle prime caricature, appena diciottenne, sulla rivista satirica Marc’Aurelio, ai ritratti degli attori più importanti commissionatigli dal gestore del Cinema Fulgor, alle illustrazioni per il settimanale fiorentino satirico 420.
Dai copioni e le gag, alle prime sceneggiature durante gli anni della guerra a quelle per il cinema del neorealismo di Roberto Rossellini (Roma città aperta e Paisà), Pietro Germi (In nome della legge, Il cammino della speranza e La città si difende), Alberto Lattuada (Il delitto di Giovanni Episcopo, Senza pietà e Il mulino del Po). Nel 1951 Luci del varietà, fu il primo film che lo vide esordire dietro la macchina da presa in compagnia proprio di Alberto Lattuada.
Poi arrivarono le pellicole Lo sceicco bianco (1952), I vitelloni (1953), La strada (1954), con cui vinse il suo primo Oscar, Il bidone (1955), Le notti di Cabiria (1957) che gli valse il secondo Oscar, La dolce vita, premiato a Cannes con la Palma d’oro. Nel 1963 con 8½, si aggiudicò due statuette, per il miglior film straniero e per i costumi. Un successo dopo l’altro. Seguirono Giulietta degli spiriti (1965) e Fellini-Satyricon (1969), Roma (1972), Amarcord (1973) che gli valse il quarto Oscar, Il Casanova (1976), Prova d’orchestra (1979), La città delle donne (1980), E la nave va (1983), Ginger e Fred (1985), Intervista (1987) fino al suo ultimo film La voce della Luna (1990). Titoli che ripercorrono non solo la storia del cinema italiano ma anche quella del Belpaese, dagli anni del boom economico alla crisi della società di fine secolo.
Se l’Italia è diventata per tutto il mondo il paese della Dolce Vita lo si deve al suo
sguardo unico e inconfondibile e all’immaginario con il quale è riuscito a raccontare la propria generazione – quella di chi ha vissuto le più importanti tappe del Novecento – ma capace allo stesso tempo di entrare in contatto con quelle successive. Fellini ha mostrato come, viaggiando a ritroso nel tempo, si possano trovare magici suggerimenti per comprendere il presente. “Tutto si immagina” non è solo una celebre espressione del regista riminese ma la chiave di volta per fotografarne l’eredità artistica e creativa attuale e senza tempo. L’occasione del centenario della nascita è diventata perciò il momento propizio per celebrare il maestro riminese legando insieme un fittissimo calendario di iniziative – mostre proiezioni, concerti, dibattiti – identificate dal logo che vede il maestro nelle vesti di un domatore, elaborazione grafica di un disegno del regista Paolo Virzì, ispirato a una delle foto più famose della storia del cinema scattata da Tazio Secchiaroli sul set di 8 ½. E con l’allestimento della mostra “Fellini 100. Genio Immortale” Castel Sismondo è diventata il centro dell’universo felliniano, la presenza tangibile del Genio. La mostra a carattere itinerante da Rimini approderà in primavera a Roma, a Palazzo Venezia, per poi arrivare a Los Angeles, Mosca e Berlino.
Film, disegni, costumi, documenti, manoscritti e fotografie provenienti sia dal ricco patrimonio accumulato negli anni dall’ex Fondazione Fellini, ora proprietà del Comune di Rimini, sia da fondazioni, archivi pubblici e collezioni private che hanno fornito il materiale in loro possesso, in alcuni casi ancora inedito, per allestire la mostra itinerante progettata da Studio Azzurro di Milano.
Dalla porta di Luce, struttura luminosa che evoca la Cassa del Cinema Fulgor si entra nel percorso dove una Silvia-Anita in scala gigante, con alle spalle la cascata d’acqua della fontana di Trevi, nella indimenticabile scena clou del film La dolce vita, invita i visitatori a raggiungerla. Una singolare linea del tempo, attraverso 30 foto emblematiche che raccontano la vita e la carriera di Federico Fellini si legge in controluce la storia italiana del ‘900, primo nucleo della sezione, cinema Fulgor: in una sala cinematografica, instabile e mutevole, che diventa macchina del tempo: a partire dagli anni ’20-‘30 per poi passare al dopoguerra e agli anni ’80 racconta il Belpaese attraverso l’immaginario dei film di Fellini.
Il secondo nucleo è dedicato al racconto dei compagni di viaggio del regista Fellini, reali, immaginari. Ben quattro sale dedicate ai costumisti, scenografici, scrittori, poeti, attori, musicisti che hanno accompagnato il regista nella sua opera e nella sua vita. In primis, il compositore Nino Rota legato a Fellini da una profonda amicizia e che ha firmato per lui la maggior parte delle colonne sonore dei suoi film. Grazie al Fondo Nino Rota per la prima volta è possibile ammirare una serie di taccuini originali sui quali il compositore appuntava le indicazioni di Fellini sulla musica che avrebbe dovuto accompagnare ed esaltare le sue scelte registiche. E tra i materiali inediti sono esposte la primissima sceneggiatura di quello che poi sarebbe diventato Amarcord, il titolo della prima stesura era “è il Bourg”, «Se si uniscono amare, core, ricordare e amaro, si arriva a Amarcord» spiegò lo stesso Fellini. E la sceneggiatura di Otto e mezzo di proprietà di Lina Wertmuller, che all’epoca fu assistente alla regia , lo stesso regista raccontò di come il film fosse nato da una crisi di ispirazione e di come l’idea fosse scaturita durante la festa di compleanno di un capomacchinista a Cinecittà.
Ma se il cinema è indissolubilmente legato alla musica lo è anche alla moda, costumi e scene sono parte integrante e contribuiscono a decretare il successo di un film. Così nella grande sala del primo piano sono in mostra il defilé degli abiti ecclesiastici nel film Roma e i costumi del film Il Casanova, per i quali il costumista e scenografo Danilo Donati ottenne l’Oscar. Dal set di Casanova, direttamente dalla Fondazione Fellini di Sion in mostra il ciak originale insieme agli altri materiali inediti provenienti dall’archivio dell’Associazione Tonino Guerra. Poeta e sceneggiatore Tonino Guerra, anche per lui quest’anno ricorre il centenario (era nato Santarcangelo di Romagna, 16 marzo 1920) firmò per Fellini nel 1973 la sceneggiatura di Amarcord seguite da quelle per E la nave va (1983) e Ginger e Fred (1986).
Un capitolo a parte è dedicato al mitico Libro dei Sogni, di cui è possibile sfogliare una serie di pagine digitalizzate grazie alla tecnologia e un particolare allestimento.
Terzo nucleo della mostra è la presentazione del progetto permanente del Museo Internazionale Federico Fellini che aprirà in dicembre, un progetto di ampio respiro che si sviluppa intorno a tre luoghi: Palazzo Valloni, un edificio di origine settecentesca recentemente restaurato, al cui piano terra ha sede il mitico cinema Fulgor dove Fellini vide il suo primo film, Maciste all’inferno scoprendo così la magia della settima arte. Inaugurato nel gennaio 2018, dopo il restauro con gli allestimenti ideati dallo scenografo, tre volte premio Oscar, Dante Ferretti, il cinema Fulgor con l’anessa casa del cinema che sorgerà sui tre piani del settecentesco palazzo Valloni, saranno gli spazi ideali per contenere i segni della poetica di Fellini. E Castel Sismondo, la rocca del Quattrocento al cui progetto contribuì Filippo Brunelleschi. Infine una grande area urbana pedonalizzata, chiamata CircAmarcord, che farà da tessuto connettivo tra Castello e Cinema Fulgor. Il percorso con le opere d’arte open air daranno vita ad una vera e propria Piazza dei Sogni, un creativo ‘fil rouge’ tra i due edifici dallo straordinario valore architettonico e simbolico destinati a diventare il luogo di una narrazione coinvolgente attraverso film, documentari, interviste, sceneggiature, lettere, spartiti, oggetti di scena e, insieme a questi, i disegni – che tanta parte hanno avuto nel processo ideativo del Maestro – e i costumi. In questo modo sarà documentata anche la qualità e l’originalità delle collaborazioni e delle maestranze coinvolte in ognuno dei progetti di Fellini.
«Questa mostra, dedicata al genio immortale di Federico Fellini, è il primo passo di un traguardo ambizioso – ha commentato il Sindaco di Rimini Andrea Gnassi. Il Museo Internazionale Federico Fellini, che aprirà i suoi battenti a Rimini nel 2020, centenario del Maestro, e che ospiterà in collezione permanente anche l’esposizione che presentiamo oggi, (Fellini 100. Genio Immortale, ndr) ha il dichiarato obiettivo di non essere una sequenza di teche. Semmai un luogo visionario in continuo divenire, dove la ricerca, l’approfondimento, l’apporto incessante di arte e artisti di ogni Paese si combini con l’innovazione, la tecnologia, per esaltare non soltanto la memoria ma l’eredità di Fellini.”