Il miracolo della Natività e la magia del presepe

Sono trascorsi ottocento anni da quando san Francesco rievocò la nascita di Gesù Bambino a Greccio . E ancor oggi il presepe è al centro di tanti eventi espositivi anche oltralpe

Antonietta Fulvio

era la vigilia di Natale 1223 quando Greccio divenne una piccola Betlemme grazie al desiderio di San Francesco di voler rappresentare la nascita del Divino infante. Un evento testimoniato anche dalla tredicesima scena dell’affresco dipinto da Giotto nella Basilica Superiore di Assisi. Sono trascorsi ottocento anni e la magia della Natività si rinnova nei presepi che adornano le nostre case in tutto il mondo. Da sempre, artisti di ogni epoca hanno dipinto, affrescato, scolpito questa sacra rappresentazione ed è impossibile contare i capolavori realizzati nel tempo con le più svariate tecniche e materiali. E l’imminente ricorrenza del Natale offre l’opportunità di vedere alcuni di questi capolavori a distanza ravvicinata.


Come nel caso dello straordinario scomparto dell’Armadio degli Argenti del Beato Angelico in mostra nel Museo Diocesano Carlo Maria Martini a Milano. L’opera, proveniente dal Museo di San Marco a Firenze, è una delle ante dell’Armadio degli Argenti, dedicato alle Storie dell’Infanzia di Cristo, ed è chiamato così in quanto i trentasei scomparti che lo componevano erano in origine gli sportelli esterni dell’armadio ligneo che raccoglieva le offerte votive destinate all’immagine miracolosa della Vergine nella chiesa fiorentina della SS. Annunziata, ancor oggi tra le più venerate a Firenze. Commissionata nel 1448 da Piero Cosimo de’ Medici, la tavola (123×123 cm), composta da nove formelle quadrate, fu dipinta tra il 1450 e il 1452, al culmine della carriera del Beato Angelico e presenta una ricchissima sequenza narrativa, una vera e propria Bibbia illustrata, in cui tutti gli otto episodi dell’infanzia di Cristo sono inquadrati, in alto, da un cartiglio con una profezia del Vecchio Testamento e, in basso, dalla citazione del Vangelo corrispondente. Tra le formelle spiccano L’Annunciazione, l’intima e intensa Natività, l’Adorazione dei Magi, la Circoncisione, la Visione di Ezechiele. La mostra aperta fino al 28 gennaio 2024 è curata da Angelo Tartuferi, direttore del Museo di San Marco di Firenze, Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano di Milano, Gerardo De Simone, storico dell’arte, e vede il patrocinio del Comune di Milano e il sostegno della Fondazione Bracco.
Assolutamente da visitare, sempre nel Museo Diocesano Carlo Maria Martini, l’evento espositivo Francesco Lodonio e la tradizione dei presepi di carta. La mostra ricostruisce la ricca tradizione dei presepi di carta, a partire dalla figura di Francesco Londonio (1723-1783), pittore e incisore milanese quasi esclusivamente legato a temi bucolici e pastorali e autore del Presepe del Gernetto, uno dei capolavori di quella particolare tipologia, conservato proprio al Museo Diocesano di Milano.


Curata da Alessia Alberti, conservatrice del Gabinetto dei Disegni e Raccolta delle Stampe “A. Bertarelli” del Castello Sforzesco di Milano e Alessia Devitini, conservatrice del Museo Diocesano di Milano, la rassegna celebra un doppio anniversario, ovvero l’ottavo centenario della prima rappresentazione del Presepe, avvenuta a opera di San Francesco a Greccio nel 1223 e il terzo centenario dalla nascita di Londonio.
Apre l’itinerario un nucleo di opere di Francesco Londonio, esempio della sua attività pittorica e grafica interamente dedicata al mondo pastorale con una selezione di dipinti, studi e disegni, provenienti dalla Pinacoteca e dal Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco, che illustrano temi e motivi di quella “formula” che riflette la visione del mondo tipica dell’artista, sospesa fra Arcadia e Illuminismo; da qui scaturisce ‘naturalmente’ la sua produzione di presepi di carta. Il confronto fra questo nucleo e il Presepe del Gernetto del Museo Diocesano permette di comprendere come la sua attività legata ai presepi non sia un semplice passatempo ma venga da lui considerata al pari della sua produzione più impegnata. Sono esposte in questa sezione anche una serie di acqueforti tutte incentrate sul mondo agreste e destinate al Conte Giacomo Mellerio, committente del Presepe del Gernetto.
Proprio a partire dai primi esempi realizzati da Francesco Londonio, i presepi di carta si diffondono in Lombardia e dai suoi modelli prende avvio una tradizione di presepi da ritagliare, documentata dalle opere della Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli, che ne confermano il perdurare della fortuna, dal Settecento fino all’inizio del XX secolo. Gli esemplari più antichi, incisi all’acquaforte e colorati a mano, risalgono al tempo di Londonio e sono legati alla produzione degli editori Remondini. In mostra anche una serie di cartoline di auguri e di biglietti pop-up di varie epoche. Il percorso si conclude con la grande teca che ospita il Presepe del Gernetto, per la prima volta esposto dopo il restauro.
L’opera, che deve il nome alla villa Gernetto a Lesmo, in Brianza, per la quale fu realizzata, probabilmente su commissione del conte Giacomo Mellerio intorno agli anni sessanta-settanta del Settecento, è costituito da 60 figure – tra le quali la Sacra Famiglia con i re Magi, pastori, paggi, fanciulli, contadini e animali – dipinte a tempera su carta e cartoncino sagomati.
E da Greccio il presepe si diffuse in tutta la penisola arrivando a Napoli intorno al XIV secolo trovando collocazione in chiese e appartamenti nobiliari, grazie a San Gaetano di Thiene che viene considerato l’inventore del presepe napoletano ma si deve agli Scolopi l’invenzione del presepe barocco con statuine snodabili di legno, rivestite di abiti e stoffe, con testa e arti in terracotta. E verso la fine del Seicento, il presepe napoletano acquisisce teatralità, ambientando le scene della natività nella quotidianità e nella simbologia del presepe vengono inseriti elementi che rappresentano il trionfo del cristianesimo sul paganesimo. Ed è “Il presepe napoletano: l’immagine del Natale fra tradizione e religiosità” il titolo della mostra inaugurata lo scorso 15 dicembre nell’ambito del programma Il racconto della bellezza nella sede dell’Istituto Italiano di Cultura di Madrid (IIC)
Ideata e promossa dalla Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura e dalla Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e organizzata nella tappa madrilena in collaborazione con l’IIC di Madrid, sotto l’egida dell’Ambasciata d’Italia in Spagna.

Il presepe del re Photo credits: Matteo Rovella / IIC Madrid


Il monumentale complesso esposto nelle sale del prestigioso Palacio de Abrantes, sede dell’IIC di Madrid, è noto come il Presepe del re, realizzato con circa centoottanta figure settecentesche e ottocentesche che furono raccolte agli inizi del ‘900 da Lamberto Loria, etnologo fiorentino, per la Mostra di Etnografia Italiana tenutasi a Roma nel 1911, in occasione dei 50 anni dell’Unità d’Italia. Oggi, il presepe è parte delle collezioni di arti e tradizioni popolari del Museo delle Civiltà di Roma.
Il riferimento di “reale” per questo presepe – spiegano i curatori – è stato introdotto in modo figurativo per creare un nesso ideale e storico con Carlo III di Borbone (1716-1788), il re di Napoli e di Sicilia che, grazie alla sua personale passione per l’allestimento del presepe, diede anche a quest’arte un forte impulso, permettendone un’ampia diffusione e un grande rinnovamento. Accompagnano la scena del presepe singole figure che fanno apprezzare al pubblico i dettagli e le preziosità delle manifatture settecentesche dei personaggi e dei corredi alla scena. L’allestimento e “lo scoglio”, come i napoletani chiamano il complesso delle strutture architettoniche e paesaggistiche del presepe, sono opera del maestro presepaio Nicola Maciariello e di Nicolò Giacalone, cui si deve tutto l’impianto scenografico in cui sfilano califfi, mercanti, nobili e guerrieri, fortemente caratterizzati e abbigliati con vesti e stoffe pregiate. Molte le figure destinate alla rappresentazione della vita quotidiana e delle molteplici attività che contraddistinguevano le affollate e rumorose strade di Napoli tra il ‘700 e ‘800. Una umanità varia e multiforme, con una ricchezza di dettagli tra scorci e rovine pagane, in cui immaginazione e realtà si confondono nel mistero incantato della notte della natività.
La mostra all’Istituto Italiano di Cultura di Madrid è la seconda tappa estera per il “Presepe del Re” (dopo Praga nel 2022), e quinta tappa de “Il racconto della bellezza”, un programma di mostre e allestimenti itineranti, nato da una collaborazione tra MAECI e MiC, e ideato con l’obiettivo di raccontare all’estero la bellezza del patrimonio artistico italiano meno noto al pubblico, poiché non esposto nelle collezioni permanenti dei musei e dei parchi archeologici statali, ma spesso, custodito nei depositi. Questo ingente patrimonio “nascosto” ha trovato nella rete degli Istituti Italiani di Cultura all’estero una prestigiosa vetrina non solo in grado di rendere fruibile ad un pubblico internazionale la grande qualità dei beni culturali italiani, ma anche di valorizzare e promuovere i musei che li conservano.
Per chi si trova a Madrid, fino al 20 gennaio potrà avere la possibilità di ammirare il “Presepe del Re” all’Istituto Italiano di Cultura fino al 20 gennaio 2024.