Luca Toracca. Canone Teatro
Le riflessioni dello psicologo psicoterapeuta
Giovanni Bruno
“ Noi moriamo soltanto quando non riusciamo a mettere radici in altri “
Lev Nikolaevic Tolstoj
In questi mesi di sofferenza pandemica a molti di noi sono state inflitte chiusure, interruzioni di attività legate al teatro, al cinema, al circo agli artisti di strada che si esibiscono in piazze, zone pedonali, strade.
Eppure queste forme d’arte ci nutrivano , avevano un alto valore simbolico, appagavano il nostro bisogno di intrattenere e definire rapporti sociali attraverso la forma della rappresentazione e della finzione ludica.
Tutto questo manca da molti mesi e i succedanei, i surrogati che con la tecnologia ci sono venuti in soccorso non hanno tuttavia riempito il vuoto individuale che l’esperienza teatrale riusciva a ripianare. La teatralità infatti è soprattutto immagine, atto del vedere, si fa esperienza della visione, con la prevalenza dell’occhio sull’orecchio. Una rappresentazione teatrale si svolge davanti a un pubblico che è comunque parte integrante dello spettacolo. La gestualità, i suoni, le voci degli attori risuonano nella mente degli spettatori creando una intercorporeità che rappresenta la base per la comprensione dell’azione scenica.
Silvio D’Amico, grande critico teatrale, ha definito appunto il teatro come “ la comunione di un pubblico con uno spettacolo vivente“. E ancora “ il Teatro vuole l’attore vivo che parla e che agisce scaldandosi col fiato del pubblico”.
Tutta la storia della condizione umana è intessuta e costellata dalle rappresentazioni teatrali, nell’ Atene classica la tragedia era un genere teatrale molto vicino a una cerimonia di tipo religioso, con una fortissima valenza sociale. Infatti tutto il teatro tragico e la commedia attica antica sono fortemente intramati da una dimensione letteraria ma anche da una struttura processuale tipica dell’agone giudiziario. Erano dunque rappresentazioni che servivano a canalizzare l’aggressività e la violenza, dove la contesa era regolata da atti e comportamenti uniformemente distribuiti dall’autore tra i vari personaggi. A ben riflettere lo stesso processo giudiziario è molto vicino a una vera e propria rappresentazione teatrale, dove la sequenza ordinata di atti giuridici serve a contenere lo stato psichico alterato dei contendenti e a individuare una sentenza giusta che è sempre giustizia degli uomini.
Ma torniamo al teatro inteso come rappresentazione.
Ciò che più manca in questo periodo calamitoso è il tempo teatrale con il suo spazio narrante. Infatti i tempi teatrali prendono il sopravvento sul tempo individuale, a teatro come al cinema c’è in ognuno di noi una cesura, distanziamento dalle coordinate quotidiane, un coinvolgimento nella trama che si traduce in una esperienza transitoria unica in cui si incontrano il tempo dell’esecuzione con quello della fruizione (Peter Handke). Il teatro è ciò che avviene in scena, le inquietudini i disagi le ambivalenze dei personaggi possono rimandarci ai nostri vissuti che tuttavia riusciamo a guardare con il filtro della finzione scenica.
Possiamo allora dire che nel mondo teatrale tutto è legato alla psicologia, alle emozioni e ai sentimenti di ognuno. E’ come se la rappresentazione teatrale, ma la stessa cosa vale per il cinema, riuscisse a svolgere a sviluppare una nuova soggettività e lo spettatore è altro da sé proprio perché segue un flusso psichico lontano dalla sua esperienza. Edgar Morin arriva a dire che teatro e cinema costituiscono come una corrente di coscienza dove le energie affettive e mentali dello spettatore subiscono un travisamento e sono in grado di creare una nuova soggettività. Certamente sono esperienze transitorie che tuttavia possono aiutare colui che assiste allo spettacolo a decodificare i propri vissuti, re-interpretarli e comunque come dicevamo all’inizio a nutrire, alimentare il proprio spirito, la propria anima di contenuti nuovi così da rendere la vita il più larga possibile. A tale proposito esiste tutto un filone di ricerca legato agli aspetti terapeutici del teatro. Varie Scuole se ne servono costantemente, utilizzando laboratori teatrali dove la messa in scena delle emozioni può avere come risultato alte potenzialità di cambiamento.
Un’ ultima notazione vogliamo riservarla a una esperienza personale che negli ultimi anni ci ha molto arricchito. Ci pregiamo di conoscere personalmente e di considerare un amico Luca Toracca.
Toracca è cofondatore del Teatro Elfo Puccini di Milano, ormai considerato uno dei più importanti Teatri di rilevante interesse culturale. Bene, Luca Toracca è il vero actor, ossia colui che agisce in scena. Nella sua
recitazione sono sempre coerenti gestualità e utilizzo della voce, sempre in grado di adattare la propria fisicità alle esigenze del personaggio. Ma in più Luca con la sua arte riesce a farci entrare in contatto con il proprio mondo interiore e questa è caratteristica solo dei grandi interpreti. Grazie Luca .