CHEYNEY THOMPSON ALLA GALLERIA RAUCCI SANTAMARIA DI NAPOLI

 

 

 

CHEYNEY THOMPSON ALLA GALLERIA RAUCCI SANTAMARIA DI NAPOLI

Gallery A/B: Cheyney Thompson

Inaugurazione venerdi 20 maggio 2011 – dalle 19 alle 21,30

Dal 20 maggio al 15 luglio 2011

 

 

La ricerca artistica di Cheyney Thompson (Baton Rouge, 1975 – vive e lavora a New York) è basata sull’analisi della storia, della circolazione e della fruizione della pittura. Attraverso lo studio di una serie di processi compositivi l’artista indica la distinzione tra astrazione, realismo e fenomeni di percezione. Per la sua terza personale nella galleria Raucci/Santamaria, Thompson presenta dipinti e sculture di recente produzione, quattro tipologie di lavori in cui l’artista riflette sugli schemi realizzativi della pittura e dell’arte in generale, decostruendone e reinventandone sistematicamente la composizione.

I Chronochrome compongono un immaginario puzzle visivo, apparentemente astratto, basato sui colori complementari e sulla combinazione di dati numerici e temporali. Questi raffinati oli sono delineati seguendo le scansioni digitali delle trame della tela di supporto: per dipingerli Thompson segue l’ordinamento del colore inventato da Albert Munsell, un sistema cromatico tridimensionale che classifica le varie sfumature in base alle percezioni sensoriali umane. Quando l’occhio vede un colore, il cervello decodifica l’informazione distinguendo tre valori percettivi: la tonalità, la luminosità e la saturazione. In questi dipinti tale ordinamento del colore è strutturato secondo il calendario in cui i mesi, i giorni e le ore sono indicati dai colori sulla tela. Ogni giorno ha una coppia complementare di tonalità, così anche ad ogni ora cambia la luminosità, ed infine ogni mese ha una diversa saturazione. Un sistema che scandisce il tempo della produzione dell’opera, avendo come punti fermi il mezzogiorno (bianco) e la mezzanotte (nero). Una riflessione sulla creazione pittorica, basata su di un gesto ripetitivo che tuttavia produce sempre sottili variazioni, testimoniando tutte le differenze di luce annotate nel passare di un anno. Lavori di grandi dimensioni che testimoniano lo stretto rapporto tra il tempo della pittura e il tempo della vita, registrando l’alternarsi di momenti di pausa dall’esercizio del dipingere e attimi di grande intensità lavorativa.

Un approccio pittorico sistematico che ha un suo risvolto scultoreo nei Pedestals, piedistalli in legno rivestiti in formica di vari colori e decori: proiezioni verticali e tridimensionali degli studi che i dipinti rappresentano in maniera piatta. I piedistalli sono dunque traduzione formale scultorea dello stesso procedimento di raccolta di dati, per questo motivo tutti i cinque Pedestals in mostra sono forme uniche, ma hanno la stessa superficie. Composizioni architettoniche sempre differenti, che tuttavia mantengono la propria funzione di supporto.

I Motifs sono invece gouache astratti su carta montata su alluminio e successivamente finemente tagliati al laser da una macchina per ottenere un profilo di un oggetto. In mostra due griglie a scacchiera e tre fiori che richiamano la forma del giglio delineato dalle celebri curve di Pierre Bézier, ingegnere francese del secolo scorso. Proprio grazie agli studi di Bézier, uno dei padri fondatori della computer-grafica, si giunse ad un software che permettesse di tagliare al laser una qualsiasi immagine programmata.

Infine i cinque Untitled, disegni a china composti di piccole lettere nere su fondo bianco, provengono da una collezione di tentativi dell’artista di imparare uno stile di calligrafia popolare in Francia nel diciannovesimo secolo. La parola più ricorrente, talvolta scomposta fino ad ottenere solo le iniziali, è il nome ed il cognome di Robert Macarie, un personaggio oggetto di caricature e di vignette che nel tempo ha preso a rappresentare un simbolo sociale di avidità e malvagità. La spersonalizzazione ed il frazionamento di un nome ne annulla l’identità e di conseguenza ogni possibile associazione.

Quattro tecniche diverse che confluiscono nel tentativo di Cheyney Thompson di combinare le informazioni ed i riferimenti alla storia della creazione e della circolazione dell’arte, rispondendo sempre all’esigenza di studiare le regole e le categorie della riproducibilità della pittura.

 

Principali mostre personali e collettive:
2011 Rat Hole Gallery, Tokio, Giappone  /   2010  Sutton Lane, Brussels, Belgio
2009 Galerie Daniel Buchholz, Berlino, Germania / Andrew Kreps Gallery, New York, USA. /  “Slow paintings”, Museum Morsbroich Leverkusen, Germania. (group) /  “Abstraction and the ready-made gesture”, cur. by D. Singer, The Kitchen, New York, USA. (group) “Collatéral”, Le Confort Moderne, Poitiers Cedex, Francia. (group)
2008 The Whitney Biennal, Whitney Museum of American Art, New York, USA. (group)
2006 Andrew Kreps Gallery, New York, USA /  Galerie Daniel Buchholz, Colonia, Germania.
2005 Raucci/Santamaria Gallery, Napoli, Italia /  Cheekwood Museum of Art, Nashville, Tennessee, USA. (group)
“Greater New York 2005”, P.S.1 Contemporary Art Center, New York, USA. (group)
2004 “The World Rehabilitation’s Fund’s Spring Benefit”, Solomon Guggenheim Museum, New York, USA. (group)   
“Sogni e Conflitti – La dittatura dello spettatore”, 50 Biennale di Venezia, Venezia, I. (group)

 

(fonte: comunicato stampa)