In itinere. Visioni, segni e figure 1966 – 2012

In itinere. Visioni, segni e figure 1966 – 2012

mostra antologica di Luigi De Giovanni

a cura di Toti Carpentieri

Dopo lo straordinario consenso di critica e di pubblico ottenuto con la mostra “Tracce di ri€voluzione”,  realizzata questa estate a Lecce, l’artista Luigi De Giovanni ritorna nel borgo natale di Specchia con “In Itinere. Visioni, segni e figure 1966 – 2012” la mostra antologica curata dal critico Toti Carpentieri. 
In mostra dal 15 dicembre 2012 al 6 gennaio 2013, nelle sale di Palazzo Risolo, sarà esposta una significativa selezione di opere realizzate dal 1966  al 2012. 
Al vernissage che si terrà il 15 dicembre, ore 18 interverranno il sindaco di Specchia Antonio Biasco, l’assessore alla cultura Giampiero Pizza, Giusy Petracca presidente Il Raggio Verde edizioni. Presenta l’artista il curatore Toti Carpentieri.

L’evento espositivo patrocinato dall’assessorato alla Cultura del Comune di Specchia è organizzato da Il Raggio Verde edizioni. Firma l’allestimento l’architetto Stefania Branca.

 

 


L’antologica allestita a Specchia celebra il percorso di un artista che – scrive il curatore Toti Carpentieri –   “partito da una fedeltà, pressoché genetica, alla figurazione e al paesaggio, ha saputo nel tempo, calandosi in una sorta di full-immersion interrelazionale, approdare a soluzioni innovative di ampia riflessione e di approfondito dialogo. Guardando ancora una volta alla memoria, come molti della sua generazione, in quanto momento determinante del pensiero e del fare”. 
Durante gli anni dell’Istituto d’Arte di Poggiardo il suo interesse è legato prevalentemente all’astrazione. Poi si avvia alle figure, ai nudi, ai fiori, ai paesaggi, racconti di luoghi a lui cari quali la natia Specchia e Cagliari, città d’adozione; infine i jeans, strappati e incollati su telai o trasformati in sculture, icone della contestazione sessantottina vissuta in prima persona negli anni della formazione a Roma. 
Dopo aver conseguito il diploma all’istituto d’arte di Poggiardo, De Giovanni lascia la Puglia per completare gli studi nella capitale dove si diploma all’Accademia di Belle Arti e incontra il maestro Avanessian che lo indirizzò allo studio dell’imprimitura delle tele e delle terre. Nel 1974 si perfeziona nella tecnica ad olio, pur continuando a sperimentare materiali e linguaggi è costantemente impegnato in una ricerca stilistica che è sempre in evoluzione e non conosce soste.
Lo sguardo dell’artista si moltiplica, da un lato indaga la luce e la poesia dei paesaggi che siano il borgo natale, le distese di ulivi pugliesi o le campagne di Seulo, dall’altro continua ad urlare sulle tele come sui jeans,  che diventano opere con le quali leggere i cambiamenti culturali, economici e politici che hanno caratterizzato la società e i costumi dalla seconda metà del Novecento in poi. 
E’ quasi uno sdoppiamento questa sua ricerca pittorica che scaturisce da riflessioni sul tempo e sulla storia, sulla natura fino a toccare l’ambito più intimo dell’uomo: il rapporto con se stesso e con la fede.
Particolarmente significativo in questo viaggio fra le due anime di Luigi de Giovanni la compresenza di linguaggi espressivi diversi:  dall’indagine sul paesaggio  – fiori e nature morte – all’evoluzione di oggetti, radicalmente modificati dal progresso tecnologico, e utilizzati attraverso anche il recupero della memoria contadina, come pretesto per riflettere sulla società, fino a spaziare lo sguardo nella contemporaneità sfogliando le pagine più dolorose e sofferte della storia europea e italiana: le grandi guerre, la caduta del muro di Berlino, la contestazione giovanile degli anni ’60, la crisi economica e politica dei nostri giorni.





Cenni biografici
Nato a Specchia, dove ha un proprio atelier, Luigi de Giovanni vive e opera tra il Salento e Cagliari. Diplomatosi all’Istituto d’Arte di Poggiardo (Lecce) nel 1969, nel 1974 si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Roma. Nel 1973 con il maestro Avanessian inizia lo studio dell’imprimitura delle tele e delle terre

Nel 1980 sperimenta la tempera all’uovo; realizza alcune opere con un unico filo conduttore “scalate sociali”. Nel 1988 sperimenta tecniche miste con l’uso di materiali di scarto simbolo di “rifiuto” quali: segatura, trucioli metallici, pezzi di gomma inservibili, carta e tessuti. Nello stesso anno inizia il rapporto con la Galleria “Mentana” di Firenze che lo presenta alla Fiera Arco di Madrid. Negli anni Novanta inizia a realizzare e ad esporre opere che hanno come filo conduttore “l’angoscia nella società attuale” e comincia ad usare i vecchi jeans come tele per le sue opere a carattere  sociale. Il nuovo millennio lo vede siglare importanti collaborazioni con la Galleria Della Tartaruga – ROMA e la Galleria “III Millennio” di Venezia.

La sua lunga carriera artistica lo ha visto tenere mostre in tutto il mondo: New York, Parigi, Tokyo, Bruxelles, Gent, Madrid, Siviglia, Ginevra oltre  che nelle principali città italiane da Milano, a Roma, Firenze, Pisa, Bologna, Ferrara, Cagliari Lecce…