Riscoprire la Scuola di Resina

A Napoli, Quadreria del Pio Monte della Misericordia, fino al 30 giugno 2013

Capolavori dell’Ottocento in uno scrigno d’arte

di Antonietta Fulvio

“I luoghi e la memoria del paesaggio” è il tema del secondo appuntamento espositivo dell’inedito patrimonio d’arte della Provincia di Napoli, in deposito temporaneo al Pio Monte della Misericordia dal 2008. La mostra, inaugurata lo scorso 20 dicembre 2012, è ospitata nelle antiche sale dell’appartamento storico della Quadreria che con la Chiesa intitolata a Santa Maria della Misericordia rappresenta un complesso unico di altissimo valore artistico, storico e architettonico.

 

Per chi non lo sapesse il Pio Monte della Misericordia si trova lungo il maggiore decumano di Napoli, ovvero via dei Tribunali, ed è una delle più antiche istituzioni benefiche: fondata nel 1601, da quattro secoli continua ad occuparsi di beneficenza e assistenza gestendo e sostenendo economicamente un poliambulatorio dentistico, asili e altre strutture destinate alle persone più bisognose.

Il complesso conserva una inestimabile raccolta privata, aperta al pubblico, con opere di Caravaggio, Francesco De Mura (che per volontà testamentaria lasciò tutti i dipinti), Ribera, Giordano, Stanzione, Battistello e altre opere che coprono un arco di tempo che va dal Cinquecento all’Ottocento.

Ed è dedicata alla Scuola di Resina o Repubblica di Portici che, dopo la Scuola di Posillipo, ha rappresentato la felice esperienza della pittura di paesaggio a Napoli. Nella mostra curata da Luisa Martorelli, Direttore storico dell’arte della Soprintendenza per il Patrimonio storico, artistico, etnoantropologico e per il Polo museale della città di Napoli, si indaga il tema del paesaggio restituito da Giacinto Gigante, Pietro Fabris, Anton Sminck van Pitloo, Raffaele Carelli, Franz Vervolet, Nicola Fabbricatore e altri importanti paesaggisti tra Ottocento e Novecento. Lo sguardo si allarga dai maggiori rappresentanti della Scuola di Posillipo ai protagonisti della Scuola di Resina più orientati verso lo studio dal vero e all’immediatezza dell’impressione. Ne fecero parte Giuseppe De Nittis che successivamente partì per Parigi, Marco de Gregorio, Federico Rossano e il toscano Adriano Cecioni che puntarono sull’osservazione della vita quotidiana tra le campagne rurali e le marine descrivendo usi e costumi di una società  raccontata in tutta la sua dimensione umana.

Aperta fino al prossimo 30 giugno 2013, il percorso espositivo presentai trentotto opere che illustrano la storia del paesaggio napoletano in una comparazione tra  passato e presente, alla ricerca delle diverse percezioni in quanto memoria dell’uomo. Si potranno ammirare alcune tele, di proprietà della Provincia di Napoli, altre provenienti da collezioni private, ma con un unico denominatore il paesaggio colto tra variazioni di luce e colore, passando  dalle vedute di intensa bellezza come in quelle dipinte da Giuseppe de Nittis (Coroglio,  Sull’Ofanto, 1878) alle case della Marina di Capri dipinte da Guglielmo Giusti (1883 circa) o quelle di Anacapri di Marco De Gregorio
 (1874 ca ). Un viaggio attraverso i borghi rurali come nel Cortile rustico dipinto dallo stesso De Nittis e tra i campi che Federico Rossano ritrae “Dopo l’Uragano” (1911) agli scorci lungo il fiume Sarno come fa Francesco Sagliano con il suo “Gondoliere” (1881 ca. ) o “Sul lago”  (1876) come dipinge Luigi Pagano.

Un paesaggio che nasce dallo sguardo che sa spaziare tra le campagne e nei parchi, ma che sa indagare anche l’esistenza degli uomini:  un’esistenza scandita dalle attese come fa Filippo Palizzi (Eccolo! O studio per l’attesa, 1872) o da brevi e intensi attimi di spensieratezza come per i bagnanti di Antonino Leto nella sua  Spiaggia a Capri (1878) o frammenti di speranze come quella corsa verso l’infinito  con La carrozzella di Resina (1869) che  Eduardo Dalbono dedica a Paolo Rotondo in segno d’affetto.