Le case degli dèi

A Palazzo Te dal 15 giugno al 15 settembre 2013

L’installazione del videoartista è il primo intervento del ciclo “Le case degli dèi” che vedrà alternarsi a Mantova artisti quali Bill Viola, Candida Höfer, Giuseppe Penone, Ai Wei Wei.

PLESSI e gli affreschi di GIULIO ROMANO

di Antonietta Fulvio

Un dialogo tra classico e moderno. Gli affreschi di Giulio Romano e le installazioni di Fabrizio Plessi. E il mito della Gigantomachia rivive nelle splendide sale di Palazzo Te a Mantova. Dalle pagine di Ovidio alla contemporaneità dei nostri giorni. La caduta delle ideologie proprio come la caduta dei Giganti che avevano osato la scalata dell’Olimpo. Lo spazio della storia e quello dell’arte si incontrano e dialogano con il presente non privo di contraddizioni e lacerazioni profonde sulle quali è doveroso riflettere. Oggi come ai tempi di Giulio Romano ci trova come in un vortice, in un terremoto dell’anima.  Potrebbe essere questo l’assunto di partenza dell’intervento del videoartista Fabrizio Plessi che ha inaugurato lo scorso 15 giugno a Palazzo Te il ciclo di mostre Le case degli dei.

Un titolo emblematico, più che mai appropriato in questo luogo carismatico, Le case degli dèi proporrà “un ciclo di opere di artisti contemporanei da collocarsi temporaneamente nello spazio della storia quale quello di Palazzo Te”, in quanto testimonianza non di un’azione di scontro col passato o di mera provocazione, ma di continuità”  – spiega Marco Tonelli assessore alla Cultura del comune mantovano che ospiterà artisti del calibro di Bill Viola, Candida Höfer, Giuseppe Penone, Ai Wei Wei.  

Ci sono i luoghi del mito e luoghi in cui il mito rivive con forza sfidando l’oblio del tempo. Questo si può dire di Palazzo Te. Un complesso architettonico di suggestiva bellezza  edificato su ciò che all’epoca era l’isola felice, l’antica Teieto, meta di svago della potentissima famiglia Gonzaga. Francesco II, marito d’Isabella d’Este, vi fece costruire le stalle per i suoi cavalli, circondate dal lago Pajolo scomparso nel Settecento in seguito alle opere di bonifica. Ma leggendo le Vite del Vasari si apprende che fu Federico II Gonzaga ad incaricare l’architetto Giulio Romano per “accomodare un poco di luogo da potervi andare e ridurvisi tal volta a desinare, o a cena per ispasso” . D’altronde lo recita l’iscrizione posta nella sala di Psiche “ È un palazzo per il tempo libero e lo svago, per l’onesto ozio del principe, che ritempra le forze nella quiete.”  

Un luogo straordinario così come concepito dalla mente geniale di Giulio Romano, il più illustre allievo di Raffaello  e vicario di corte dei Gonzaga per i quali progettò “non abitazioni di uomini, ma case degli Dei”.

Palazzo Te, la cui struttura architettonica rimanda al mondo antico, si incardina  perfettamente nel paesaggio naturale ma l’incanto non si ferma al solo prospetto esterno. Al suo interno Palazzo Te svela autentici tesori d’arte, a partire dalle stanze affrescate, sulle cui pareti rivivono episodi della mitologia e della storia classica. Da Ovidio a Plinio. Dalle Metamorfosi alle Storie di Davide, dalle gesta degli imperatori –  Alessandro Magno, Giulio Cesare, Augusto, Filippo di Macedonia – alle imprese della Famiglia Gonzaga.

Tra le camere quella dei Giganti è la più famosa ma anche la più stupefacente per la sperimentazione pittorica con la quale l’artista riprese la narrazione del noto episodio della caduta dei Giganti tratta dal celebre libro Metamorfosi. Giulio Romano affrescò lo spazio completamente, senza soluzione di continuità sia sulle pareti, dove pose i giganti in caduta, sia sulla  volta occupata dalla schiera degli dei con all’apice Zeus intento a scagliare i suoi fulmini contro le creature mostruose qui rappresentate come uomini grotteschi. In origine, come riportato dal Vasari, il pavimento era formato da ciottoli di fiume che proseguivano, dipinti, alla base delle pareti. Una visione imponente che a distanza di cinque secoli puntualmente coinvolge lo spettatore catapultandolo al centro della scena dalla duplice lettura: in chiave politica l’affresco intendeva essere un omaggio al re Carlo V mentre da un punto di vista etico l’esemplare punizione alla superbia degli uomini e, dunque, un monito rivolto agli stessi sovrani.

A questo punto è lecito chiedersi come può un artista contemporaneo dialogare con un’opera così straordinaria?   Fabio Plessi ci è riuscito mettendo in campo con la sua installazione gli elementi primordiali che vivono in Palazzo Te e, in particolare, nella Camera dei Giganti. Per l’occasione il videoartista ha pensato un’installazione site specific  generando con una visione capovolta e disordinata di un gruppo di tavoli l’idea di un cataclisma, paragonabile alla caduta dei Giganti affrescata sulle pareti della stanza, in cui forte è l’allusione al rovesciamento di valori di due epoche, il Cinquecento e gli anni Duemila, paradossalmente a confronto.

Alla forza delle visioni pittoriche fanno da contralto quelle proiettate da tre grandi monitor, posti su ogni tavolo, che ripetono ciclicamente i video sui quali scorre un flusso d’acqua nera interrotta, a intervalli crescenti, da tonfi di pietre che vi cadono dentro, molte delle quali, realmente prelevate da cave del mantovano, sono disposte sul pavimento. L’effetto ricercato è quello di rianimare la tragedia dipinta da Giulio Romano aggiungendo alle immagini il sonoro basso e cupo degli scrosci d’acqua e delle cadute dei massi facendo percepire al visitatore  il dramma in tutta la sua forza proprio come lo descrisse il Vasari “Erano i Giganti grandi di statura, che da lampi de’ folgori percossi ruinavano a terra, e quale inanzi, e quale a dietro cadeva a quelle finestre, ch’erano diventate grotte o vero edifici, e nel ruinarvi sopra i Giganti le facevano cadere, onde chi morto e chi ferito, e chi da i monti ricoperto, si scorgeva la strage e la ruina d’essi. Né si pensi mai uomo vedere di pennello cosa alcuna piú orribile o spaventosa, né piú naturale. Perché chi vi si trova dentro, veggendo le finestre torcere, i monti e gli edifici cadere insieme coi Giganti, dubita che essi e | gli edifizi non gli ruinino addosso.”

Nell’installazione di Fabrizio Plessi i Giganti diventano metafora di un’umanità superba e smarrita che ha perso il senso dell’orientamento priva di valori e identità. Un’umanità alla deriva sotto una “Pioggia improvvisa di macigni caduti dal cielo come grandine. A terra tavoli rovesciati, senza dialogo, feriti dall’alto. IL sonoro assordante del tuono e la luce abbagliante del fulmine. Tutto è solamente una epocale maceria. Oggi. (come sono lontane le nobili rovine di un tempo)come annota lo stesso artista su un bozzetto preparatorio. E degna di nota è la sezione introduttiva alla mostra con l’esposizione,nella sala degli Stucchi e in quella dei Cesari, dei progetti, dei disegni e dei pensieri dell’artista che ha inteso “assecondare” l’opera manierista per antonomasia con una costruzione barocca e teatrale che fa rivivere in una dimensione più primordiale il senso dell’intera narrazione che insiste sull’importanza della coscienza storica per potersi proiettare nel futuro.

Un’operazione estetica cara a Plessi che ama dialogare con la storia e gli spazi monumentali come testimoniano le recenti installazioni di Monumenta (2012) nella Valle dei Templi per non parlare del suo intervento Llaüt Light (2012) nella Llotja a Palma di Maiorca  o quelli di anni precedenti in cisterne sotterranee d’epoca romana o in musei come il Kunsthistorisches Museum di Vienna nel 1998 con L’Arca dell’Arte. Recentissimo, inaugurazione lo scorso 21 giugno, è il Plessi Museum al Passo del Brennero, primo esempio italiano di spazio museale in autostrada dedicato all’arte di Fabrizio Plessi.

 

 


 

Fabrizio Plessi. Note biografiche

Fabrizio Plessi è nato a Reggio Emilia nel 1940. Ha compiuto i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia dove ha insegnato per molti anni. Usando il video come strumento artistico, ha tracciato un percorso innovativo che lo ha reso celebre in tutto il mondo. Cofondatore della Kunsthochschule für Medien di Köln ha insegnato Umanizzazione delle Tecnologie e Scenografia Elettronica. Al Ludwig Museum di Köln famosa è la sua installazione Bombay-Bombay. Partecipa a 14 edizioni della Biennale di Venezia dal 1970 fino all’ultima del 2011 con Mari Verticali al Padiglione Venezia. In Italia è stato premiato dalla Quadriennale di Roma nel 1999. Nello stesso anno il Kestner Gesellschaft di Hannover lo premia come artista dell’anno con il premio NLB. Nel 2002 antologica Paradiso/Inferno alle Scuderie del Quirinale di Roma. Ha realizzato oltre 500 mostre personali, dal Centre Pompidou di Parigi (1982) al Guggenheim di New York (1998), dal Museum of Contemporary Art di San Diego (1998) al Guggenheim di Bilbao (2001). Partecipa a Documenta VIII di Kassel (1987) con la celebre installazione Roma. E’ presente a Berlino nel 2003 con una antologica al Martin Gropius Bau. Sempre a Berlino realizza una grande installazione per il Sony Center in Potsdamer Platz. Collabora con i musei più importanti in Austria come la Kunsthistorische Museum, il Museum Ludwig e la Neue Galerie di Linz. Anche i paesi emergenti hanno in Plessi un sicuro riferimento, come dimostra l’inaugurazione del nuovo Museo d’Arte Contemporanea di Rabat nel 2006. Partecipa alla Biennale del Cairo come artista d’onore nel 2001; così come a quella di Sharjah e di Gwangiu in Corea nel 2000. Dal 2008 collabora con il gruppo Louis Vuitton, affiancando la sua arte agli eventi della celebre casa francese, come ad esempio l’America’s Cup. Stretti i rapporti con l’industria come dimostrano i suoi legami con BMW, Dornbracht, Loewe , Swarovski, Calvin Klein. Intellettuali e musicisti come Robert Wilson, Philip Glass e Michael Nyman hanno lavorato con lui. Indimenticabili le sue scenografie elettroniche realizzate per il memorabile concerto di Luciano Pavarotti al Central Park di New York nel 1993. Monumenta ad Agrigento è la sua ultima grandiosa installazione realizzata all’interno della Valle dei Templi. Dal 21 giugno 2013, al Passo del Brennero, il Plessi Museum ospiterà una sede espositiva permanente dedicata alla sua arte e sarà il primo esempio italiano di spazio museale in autostrada. Fabrizio Plessi è rappresentato in Italia dalla Galleria Contini.

 


 

FABRIZIO PLESSI

Mantova – Palazzo Te – Sala dei Giganti

15 giugno – 15 settembre 2013

Orari lunedì 13.00-18.00

martedì – domenica 9.00-18.00

la biglietteria chiude alle 17.30

Biglietti Palazzo Te

Intero 8 euro

Ridotto 5 (over 65, soci Touring Club, soci Fai, possessori Cartarte, gruppi di almeno 20 persone)

Ridotto Speciale 2,50 (ragazzi dai 12 ai 18 anni, studenti universitari)

Gratuito (fino agli 11 anni, forze dell’ordine, giornalisti, un accompagnatore ogni 15 unità, soci ICOM)

Palazzo Te+Palazzo San Sebastiano

Intero 9

Ridotto 6

Ridotto Speciale 3

Mantova Musei Card da 15 euro (Palazzo Te, Palazzo Ducale, Palazzo San Sebastiano, Museo Diocesano, Teatro Bibiena) da 17 euro (i precedenti più Tempio di San Sebastiano, Palazzo della Ragione con torre dell’orologio e Palazzo D’Arco)

Il costo del biglietto potrà subire possibili variazioni nel corso dell’esposizione.

Informazioni tel. 0376 323266

L’iniziativa è stata ideata e promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Mantova in collaborazione con il Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te, con il contributo della Fondazione Cariplo e della Regione Lombardia insieme ai comuni delle Terre di Mezzo, all’interno del progetto “Miti e delizie delle Terre di Mezzo” per la valorizzazione e la comunicazione dei luoghi più emblematici del territorio mantovano.