Diversità è Ricchezza. Terza edizione ad Arnesano

 

ARNESANO (LECCE). In occasione della Giornata internazionale delle Persone con disabilità (che si celebra il 3 dicembre), la casa editrice Il Raggio Verde in collaborazione con l’associazione “Le ali di Pandora”, l’associazione “ Cuore e mani aperte verso chi soffre” e la testata giornalistica “Arte e Luoghi” organizzano per domenica 2 dicembre la terza edizione della manifestazione “Diversità è Ricchezza”. Nelle precedenti edizioni la manifestazione si è svolta con successo a Tricase, Modigliana, Lecce, lo spirito è racchiuso in due parole: inclusione e condivisione nel solco di quanto scriveva anni fa la scrittrice Rina Durante: “Nel levigatissimo mondo degli uguali la disabilità è ricchezza”.

 

Anche per quest’anno ci sarà un ricco programma che a partire dalle ore 17 prevede una serie di interventi con testimonianze, performance d’arte, una staffetta Letteraria aperta a tutti, il coinvolgimento di alcuni clown volontari  – Confettina Nasicchio Pirilla Pucci Snoopy –  che quotidianamente si occupano di clowterapia e che accoglieranno il pubblico dei giovanissimi.

Dopo i saluti del sindaco Emanuele Solazzo, la serata vedrà alternarsi gli interventi d

A latere anche una fiera libraria organizzata dalla stessa casa editrice che donerà il 50% del ricavato all’associazione “Cuore e mani aperte per chi soffre” fondata da don Gianni Mattia. Anche la pasticceria “Le Mille voglie” destinerà i su

oi prodotti alla raccolta fondi.

 

il manifesto di Maurizio Martina, edizioni Il Raggio Verde, 2018La serata, moderata dai giornalisti Raffaele Polo e Antonietta Fulvio, si aprirà con l’intervento dell’artista poeta Maurizio Martina che firma il manifesto “Ciascuno entrambi” (in allegato) che vuole aprire una concreta riflessione sulla percezione distorta delle diversità. “Chiedo  – scrive Maurizio Martina –  di aprire una profonda riflessione sul concetto di pietà, lavorando a dissolvere il senso di opacità che lo avvolge ripulendolo da impurità intollerabili quali le forma di pietismo, fraintendimenti e abusi; delineando un percorso inequivocabile in direzione del rinnovo, per raggiungere un primo risultato di equità.

La pagina dei muri è da voltare. Si ricorda che “Ciascuno è Entrambi”. La generosità verso gli altri genera giustizia”.

 

Seguirà l’intervento di Emanuele Solazzo sindaco di Arnesano e a seguire le performance “E se eri tu così? Eh? E ridi, ridi” con

Ambra Biscuso, Tiziana Buccarella, Daniela Cecere, Barbara Del Piano, Giorgina Elia, Michela Maffei, Gabriella Taurisano. Sarà poi la volta di Giuseppe Zippo, pasticciere e fondatore del brand Le Mille Voglie, che racconterà il rapporto con la malattia che ha portato via la sua mamma  “La SLA con gli occhi di un figlio”. Seguiranno gli i

nterventi e le testimonianze  del gruppo Pecore Nere: Ambra Biscuso, Donatella La Rocca, Maria Martemucci, Giusy Petracca, Teo Mollaian e Michela Del Tinto.

Infine al via la staffetta letteraria con gli autori della casa editrice e quanti vorranno leggere, proporre uno scritto o semplicemente far sentire la propria voce.

La partecipazione è libera e l’invito è esteso a tutti.

 

 

Programma

Diversità è Ricchezza – terza edizione

 

Staffetta letteraria | Chiamata alle Arti

Serata di sensibilizzazione e raccolta fondi per l’associazione

“Cuore e mani aperte verso chi soffre” onlus

 

ore 17.00:  “Un addio è un infinito fantasma”  di Maurizio Martina edizioni Il Raggio Verde

ore 17.15:  Introduzione e coordinamento di Raffaele Polo e Antonietta Fulvio

Intervento di Emanuele Solazzo Sindaco di Arnesano

ore 17.30:  Performance “E se eri tu così? Eh? E ridi, ridi”

con Ambra Biscuso Tiziana Buccarella Daniela Cecere Barbara Del Piano

Giorgina Elia Michela Maffei Gabriella Taurisano

ore 17.45:  “La SLA con gli occhi di un figlio”. Intervento di Giuseppe Zippo

ore 18.00:   Interventi e testimonianze  del gruppo Pecore Nere:

Ambra Biscuso Donatella La Rocca Maria Martemucci Giusy Petracca

Teo Mollaian e Michela Del Tinto

Accoglieranno i più piccoli i clown Confettina Nasicchio Pirilla Pucci Snoopy

ore 19.00:  Staffetta Letteraria aperta al pubblico | ingresso libero

 

 

IL PALAZZO MARCHESALE (secoli XV – XVIII)

Il complesso del Palazzo Marchesale di Arnesano, interamente costruito in conci di tufo squadrati, occupa attualmente una superficie complessiva di 1.790 mq.

Le prime notizie attendibili sul suo nucleo originario risalgono al 1613 quando il Barone di Maglie, Paolo Geronimo Marescallo I, comprò “sub hasta” il feudo di Arnesano e l’antico castello, dimora del precedente signore Prospero Bozzi, consistente allora in quattro camere sotto e sopra a lamie, nelle carceri, in un magazzino per i vini e nel giardinetto incorporato in detto castello (ambienti da individuare nella zona compresa tra Porta Rande e quelli ambienti sottostanti la scalinata d’accesso al piano superiore).

Un’attenta analisi della struttura rivela, in corrispondenza di Porta Rande, l’esistenza di un apparato difensivo, aspetto che segna la differenza rispetto ai palazzi dei vicini Comuni di Monteroni, Lequile, San Cesario, aventi una più evidente connotazione di dimora signorile.

Al di sopra della Porta Rande, che costituiva il limite sud dell’abitato fortificato già a partire dal 1400, esisteva una torre o comunque una struttura di controllo, mentre gli ambienti attigui dovevano ospitare tanto l’abitazione del barone quanto il presidio militare.

Nel corso del XVII secolo la famiglia Marescallo apportò modifiche ed ampliamenti con la realizzazione della Piazza del Castello, della gradinata, del pozzo, dell’arco in pietra leccese e di altri spazi quali una cucina, una rimessa per la legna, un magazzino per l’olio ed una stalla per i cavalli. Trovarono, inoltre, una sistemazione definitiva, come spazio chiuso, la corte interna ed il dispositivo d’accesso.

Un’ulteriore opera, completata già nel 1691 e da attribuire sempre all’iniziativa dei Marescallo, che in tal modo provvedevano a dotarsi di una residenza degna del loro status, fu la realizzazione della cappella dedicata a Sant’Oronzo, costruita a volta nel piano superiore con vista sulla corte interna. Lo si apprende sfogliando gli atti della visita pastorale del vescovo Michele Pignatelli, riportanti la data del 1693.

Di fatto tutti gli interventi hanno sempre corrisposto all’esigenza di combinare la funzione di dimora signorile, con ambienti consoni al prestigio aristocratico delle famiglie succedutesi nel tempo (piano superiore) e quella di residenza feudale, con spazi aperti, destinati ad orto e giardino, e con altri chiusi (piano inferiore), alcuni adibiti a magazzini e locali di ricovero per gli animali, altri nei quali aveva luogo la trasformazione dei prodotti agricoli.

Quanto verificatosi nella storia del Palazzo Marchesale ha molto in comune con la sorte di tutti palazzi nobiliari della Provincia di Lecce e del Mezzogiorno in generale, per i quali ogni passaggio feudale comportò un mutamento nell’assetto strutturale.

Per Arnesano, i Marchesi Prato, subentrati già sul finire del 1693, furono i maggiori responsabili della trasformazione definitiva del Palazzo e dell’aspetto attuale di una grandiosa dimora signorile.

Come prospetto principale fu scelto quello di Piazza XXIV Maggio, ossia quello rivolto verso l’abitato; inoltre, venne realizzato il rifacimento del grandioso portale a bugne, estremamente raffinato, con un arco che reca in chiave l’ampio emblema araldico della famiglia Prato, dipinto peraltro anche sulla volta dell’androne che immette nel cortile. Si decise poi di completare la struttura preesistente con un disegno unitario mediante la costruzione di un grande magazzino a piano terra (il locale più ampio con copertura a botte), il retrostante giardino, lo scalone in pietra di Surbo e la successione delle sale fino al piano primo con copertura a padiglione, compresa la loggia sulla corte interna.

Il Marchese Francesco Prato volle conferire alla struttura un’imponenza che testimoniasse l’elevato grado sociale raggiunto dalla famiglia tra la nobiltà leccese del tempo.

Probabilmente sotto la direzione di Mauro Manieri, rinomato architetto salentino, verso il 1730 furono avviati i lavori per la creazione di una serie di ambienti con funzioni di rappresentanza, tra i quali tre connessi prospetticamente tra loro su un asse lungo circa 50 metri, terminanti nel salone principale alto circa 11 metri, la cosiddetta galleria.

Le ampie sale, i cui accessi sono decorati con elementi vegetali e con grandi conchiglie in stucco poste sulle architravi delle porte, sono valorizzate dalle diverse aperture verso l’esterno, mediante le quali è assicurata un’ottima illuminazione ed aerazione diurna.

Nel 1747, poco dopo il completamento dei lavori, a causa di una scossa tellurica, si verificò un crollo in quelle stanze che formano la gran loggia del largo del Palazzo (Piazza Paisiello), ossia la grande sala al termine dello scalone e quella prospiciente la piazza. Ricostruite in parte, crollarono nuovamente nel 1812.

Il cedimento fu causato, più che dai fenomeni sismici, che pur si susseguirono dopo il 1747, dalle precarie soluzioni adottate dalle maestranze locali e dal fatto che alle strutture interessate dai diversi dissesti non furono mai apportate le necessarie opere di consolidamento. Del resto, ancora oggi i recenti lavori di restauro hanno riguardato soltanto il grande ambiente d’ingresso al primo piano con la costruzione di un’ardita volta a stella in acciaio.

Alle opere murarie i marchesi Prato fecero seguire lo sfarzoso arredamento, nonché la famosa quadreria, molto apprezzata nel corso dell’Ottocento, ossia una pinacoteca tra le più ricche ed importanti della Provincia, che irresistibilmente attrasse lo studioso Cosimo De Giorgi tanto da descriverla poi nei suoi Bozzetti di viaggio (1882). Gran parte dei quadri che la componevano era concentrata nel salone maggiore (la galleria), del quale rivestiva quasi interamente le quattro pareti e ciò spiega il motivo per cui questo ambiente, il più prestigioso del Palazzo, non fu mai affrescato, se non al colmo della volta e nelle zoccolature.

A causa delle ripetute vibrazioni della struttura, causate in parte da fenomeni sismici, parte della quadreria, andò distrutta o dispersa, mentre alcune opere furono successivamente trasferite in altra sede, probabilmente Venezia.

Le tele superstiti, anch’esse andate col tempo in maggior parte disperse tra Roma e Napoli presso le dimore signorili del Marchese Nicolò Prato, furono numerate ed elencate da Michele Bernardini per il giudice De Simone: 15 tele di Oronzo Tiso, 17 tele di Serafino Elmo, 16 tele del concittadino Emanuele Passaby, 40 tele di pittori vari. Di questa vasta collezione rimangono ad Arnesano soltanto le quattro grandi tele di soggetto biblico custodite nella chiesetta della Fondazione Bernardini.

Nella prima metà del Novecento la famiglia Bernardini, succeduta nel possesso ai Marchesi Prato, divise il Palazzo in più parti allo scopo di ricavarne due abitazioni al primo piano. Furono costruiti, inoltre, vari blocchi di servizi e negli ambienti al piano terra fu allocata una manifattura tabacchi. Risale a questo periodo, purtroppo, il grave deterioramento di alcuni affreschi e di tutti gli apparati decorativi presenti nel piano nobile, causato dall’incauto utilizzo di intonaci e tinteggiature per la pulizia delle pareti, nonché dagli effetti dannosi derivanti dalla lavorazione del tabacco.

Complessi lavori, avviati nel 2006 grazie ad un finanziamento della Regione Puglia, hanno consentito il recupero della struttura, che giaceva oramai in uno stato di completo abbandono e in gravi condizioni dal punto di vista statico .

In particolare si è proceduto al consolidamento delle fondazioni, delle murature in elevato e delle volte. Gli interventi hanno comportato la demolizione delle strutture superfetative (ex mercato coperto ed ufficio dei Vigili Urbani su via Garibaldi, sala proiezioni dell’ex cinema Don Orione), la ristrutturazione dei perimetri murari, le diverse operazioni di pulitura e di descialbatura, la rimozione di tubazioni, il ripristino di svuotamenti e tagli praticati nell’edificio, il restauro degli elementi decorativi, delle pavimentazioni del piano superiore con l’utilizzo del cocciopesto, così come era in origine, il restauro delle balaustre, la realizzazione di una nuova copertura degli ambienti crollati.

Il Palazzo è stato inaugurato e riaperto ufficialmente al pubblico il 20 dicembre 2009.

Fonte: sito istituzionale Comune di Arnesano