Liliana Segre è cittadina onoraria di Lecce
Il 28 gennaio 2020 per Lecce sarà d’ora in avanti un giorno speciale perché il Consiglio comunale, con voto unanime, ha conferito la cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre.
“Con la sua instancabile opera di testimonianza degli orrori della Shoah e l’attivismo encomiabile a favore della memoria, la senatrice Liliana Segre rappresenta un alto esempio di impegno civile. La sua attenzione nei confronti delle giovani generazioni, della loro educazione ai valori della tolleranza, del rispetto dell’altro, del rifiuto della discriminazione e della violenza, si è concretizzata nell’impegno di una vita.
Con adesione larga e convinta da parte della società civile e delle istituzioni, a partire dalla Presidenza della Repubblica, si è più volte manifestato nel Paese un unanime sentimento di riconoscenza nei confronti dell’operato di Liliana Segre. La città di Lecce aderisce a tale sentimento, e come segno di una volontà di impegno a favore dei valori della tolleranza, del rifiuto dell’odio, del rispetto tra i cittadini, riconosce la cittadinanza onoraria a Liliana Segre”.
Questo il testo della motivazione, tra il pubblico presente in aula consiliare i bambini delle V classi A e B del Circolo didattico di Surbo, accompagnati dalla dirigente. Gli alunni hanno letto nei mesi scorsi in classe il libro di Liliana Segre “La memoria rende liberi” e hanno voluto essere presenti al momento della discussione e della votazione della delibera di conferimento della cittadinanza onoraria.
Senatrice a vita dal 2018, nominata dal presidente Mattarella in occasione dell’ottantesimo anniversario dalla emanazione nel nostro Paese delle Leggi razziali Liliana Segre ha vissuto sulla sua pelle l’orrore dei campi di sterminio nazisti. Aveva solo 13 anni quando fu fatta salire su un vagone al famigerato binario 21 della stazione Milano, dopo un viaggio di sette giorni fu internata insieme al padre nel campo di Auschwitz-Birkenau. La sua prigionia, in condizioni di lavoro forzato, si protrasse per un anno, dal gennaio del 1944, al termine del quale fu costretta ad affrontare nei successivi mesi, più volte, le tristemente famose “marce della morte”.
«A fronte dell’avanzata dell’esercito sovietico ad Est, – ha ricordato il Sindaco Carlo Salvemini – infatti, dal gennaio del ‘45 i nazisti costrinsero i prigionieri dei campi, già fiaccati nel corpo e nello spirito, a estenuanti traversate a piedi per centinaia di chilometri, dalla Polonia alla Germania, nel corso delle quali perirono di freddo, stenti, fatica e per mano assassina, centinaia di migliaia di persone. Liliana Segre fu testimone anche di questo grottesco sforzo da parte del regime nazista, di nascondere all’avanzata nemica e al mondo la vergogna infinita dei campi di sterminio e delle camere a gas dove trovarono la morte di milioni di ebrei – trai quali un milione e mezzo di bambini – oltre a rom, disabili, omosessuali e prigionieri politici.
Ma Liliana Segre fu anche testimone della tristissima fase che precedette la deportazione e lo sterminio degli ebrei italiani. Ne offre un lucidissimo racconto nel libro “La Memoria rende liberi”, nel quale narra, attraverso gli occhi della bambina che fu, il dramma vissuto dalla sua famiglia all’indomani dell’emanazione delle leggi razziali. La serenità della sua esistenza sconvolta dalle discriminazioni, istituzionalizzate dal regime fascista; l’esclusione dalla scuola elementare, alla quale in quanto ebrea le fu negato l’accesso; la fuga da Milano con l’amatissimo padre, Alberto Segre, che morirà ad Auschwitz; il tentativo fallito di attraversare il confine svizzero; la cattura da parte di guardie della Repubblica di Salò e la prigionia a San Vittore, prima di essere consegnata ai nazisti e al viaggio verso i campi di sterminio. »
Dagli anni Novanta la senatrice Liliana Segre per “dovere di testimone” ha raccontato ai giovani nelle scuole di tutto il Paese l’orrore che ha vissuto perché come diceva Primo Levi «Conoscere è necessario perché la Storia non si ripeta. Perché ideologie dell’odio e della discriminazione non possano ripresentarsi e innestare la loro “malerba»