Albert Einstein

E la crisi opportunità di cambiamento

Il 18 aprile 1955 Albert Einstein lo scienziato più brillante del Novecento concludeva la sua esperienza terrena iniziata – ma forse era già un segno – nel giorno del pigreco, il 14 marzo 1879, ad Ulma in Germania. Sua l’equazione più famosa al mondo “E = mc2 ”, fisico, filosofo e accademico tedesco naturalizzato svizzero e statunitense, nel 1905 noto come il suo personale annus mirabilis pubblicò sette importanti lavori scientifici tra cui quello della teoria della relatività.

Nel 1921 ricevette il premio Nobel per la fisica «per i contributi alla fisica teorica, in particolare per la scoperta della legge dell’effetto fotoelettrico» ma Einstein si distinse non solo in ambito scientifico ma anche in quello sociale, politico e culturale. Ci piace ricordare il suo pensiero sul tema della non violenza di Gandhi:

«Credo che le idee di Gandhi siano state, tra quelle di tutti gli uomini politici del nostro tempo, le più illuminate. Noi dovremmo sforzarci di agire secondo il suo insegnamento, rifiutando la violenza e lo scontro per promuovere la nostra causa, e non partecipando a ciò che la nostra coscienza ritiene ingiusto.».

E in questo particolare momento di crisi le sue considerazioni risuonano quanto mai attuali e lucide, un vero e proprio monito per ciascuno a valutare in positivo anche le avversità che incontriamo lungo il nostro cammino. Nel suo “Il mondo come io lo vedo” (1931) si legge la sua visione sulla crisi che ritiene un’opportunità, una sorta di benedizione perché induce al cambiamento. Ricordiamo e facciamo nostro il suo pensiero.


«Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo. La crisi può essere una vera benedizione per ogni persona e per ogni nazione, perché è proprio la crisi a portare progresso. La creatività nasce dall’angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce le proprie sconfitte e i propri errori alla crisi, violenta il proprio talento e mostra maggior interesse per i problemi piuttosto che per le soluzioni. La vera crisi è l’incompetenza. Il più grande difetto delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel trovare soluzioni. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono meriti. È nella crisi che il meglio di ognuno di noi affiora; senza crisi qualsiasi vento diventa una brezza leggera. Parlare di crisi significa promuoverla; non parlarne significa esaltare il conformismo. Cerchiamo di lavorare sodo, invece. Smettiamola, una volta per tutte, l’unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla.»