Dedicata al Sommo Poeta ogni 25 marzo arriva il Dantedì

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!

(Dante Alighieri, Canto I, Inferno, Divina Commedia)

di Antonietta Fulvio

8 Marzo 2020. Ci sono eventi che sfuggono al nostro controllo e che mai avremmo potuto immaginare. Così succede che credevamo di essere padroni del nostro tempo e invece ci ritroviamo ad assaporare con ansia il tempo dell’attesa. Attesa in primis che si interrompa il contagio della pandemia da Coronavirus che sta mettendo in ginocchio il nostro Paese e il resto del mondo. In questo momento così carico di tensione e di angoscia per il nostro futuro non dobbiamo mollare però la presa e osservare con estremo rigore le indicazioni che ci sono state date, cercando di dare un nuovo senso a questo tempo che si è improvvisamente dilatato tra le mura domestiche, frenando bruscamente il ritmo spasmodico cui eravamo abituati. E allora riprendiamocele le ore, queste giornate sospese per rinnovare il nostro stile di vita e riflettere sull’importanza di ciò che abbiamo momentaneamente perso per poterlo poi assaporare con maggiore consapevolezza nel futuro. Di colpo la nostra vita è cambiata profondamente ma dobbiamo continuare a trasmettere nonostante tutto positività, cultura e arte!

In questo la tecnologia ci aiuta e possiamo continuare a restare uniti, a nutrirci di bellezza e sono convinta che questo malefico virus alla fine ci avrà tolto molto ma ci lascerà una lezione straordinaria e forse impareremo a pensare in modo diverso e non daremo tutto per scontato… Un abbraccio, un caffè tra amici, una stretta di mano oggi ci sembrano gesti di un mondo lontano… e percepiamo tutto il peso della solitudine ma recupereremo, impareremo a soppesare il valore dei gesti semplici che sono il sale della vita, sì recupereremo l’umanità che forse stavamo perdendo per sempre… Ricominciamo a dialogare e a guardarci negli occhi, anche se a distanza, e colmiamo oggi queste distanze riempiamole di pensieri positivi, di sogni e di speranze che forse avevamo accantonato in un angolo chissà dove persi dietro i monitor o gli schermi dei nostri smartphone. E utilizziamo la rete per fare rete per contagiarci l’uno l’altro la gioia di vivere e il senso di appartenenza. Come sta accadendo in queste ore che ci vedono riaprire finestre e balconi e cantare tutti insieme per vincere la paura e sentirci meno soli e disorientati. E allora ripartiamo dalla nostra identità culturale con il celebrare il padre della nostra amata lingua italiana, Dante Alighieri, il sommo Poeta che a partire da quest’anno sarà ricordato nel Dantedì. Un’idea nata da un corsivo del giornalista e scrittore Paolo Di Stefano, pubblicato sul Corriere della Sera il 24 aprile 2019, in cui proponeva che Dante Alighieri avesse una sua Giornata sul calendario. La data stabilita è quella presumibilmente dell’inizio del viaggio dantesco negli inferi. Ma non sarà l’8 aprile come eravamo abituati a ritenere secondo la ricostruzione dello storico letterario Natalino Sapegno che collocava il viaggio tra l’8 e 15 aprile del 1300 anno giubilare istituito da Bonifacio VIII. Si è optato invece per il 25 marzo considerando cioè il giorno in cui sarebbe stato concepito il Cristo.


Una giornata che, al di là dell’inizio delle celebrazioni in vista dei 700 anni dalla morte di Dante avvenuta il 14 settembre 1321, resterà una data per ricordare in Italia e nel mondo il genio dell’autore della “Commedia” che Boccaccio ribattezzò “Divina”. L’aggettivo perfettamente aderente alla materia trattata – il viaggio nei tre regni ultraterreni per riportare l’umanità sulla retta via del bene e della verità – comparve per la prima volta nell’edizione del 1555 curata da Ludovico Dolce e stampata da Gabriele Giolito de’ Ferrari di cui conosciamo il volto grazie al ritratto eseguito da Tiziano (foto a lato).
Il Comitato istituito ad hoc sta già elaborando una serie di iniziative che vedranno un forte coinvolgimento delle scuole, degli studenti e delle istituzioni culturali. «A un anno dalle celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante – ha spiegato il ministro Dario Franceschini – sono già tanti i progetti al vaglio del Comitato per le celebrazioni presieduto dal prof. Carlo Ossola. Dante – ha concluso – ricorda molte cose che ci tengono insieme: Dante è l’unità del Paese, Dante è la lingua italiana, Dante è l’idea stessa di Italia».
La Commedia, scritta da Dante in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua volgare fiorentina, tra il 1304 e il 1321 è, come la definì il critico letterario statunitense Harold Bloom, scomparso lo scorso 14 ottobre, «la più grande opera scritta in lingua italiana e uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale».
Basta pensare alle espressioni dantesche che sono entrate a far parte del linguaggio comune – galeotto fu il libro e chi lo scrisse, …Non ragioniam di loro, ma guarda e passa, Senza infamia e senza lode, il Bel paese, il gran rifiuto, con l’animo si vince ogni battaglia; scegliere fior da fiore; tremar per ogni vena; il fiero pasto – per citarne alcune alle quale si aggiungono i tanti neologismi inventati dal Sommo – inurbarsi, indiarsi, ingemmarsi, internarsi – che arricchiscono il nostro idioma che deriva da quello della Divina Commedia. Quando Dante scrisse il poema, durante l’esilio (forse a partire dal 1304 o dal 1307) scelse la lingua volgare fiorentina ma utilizzò anche voci dialettali provenienti da altri luoghi della Toscana e da altre regioni d’Italia, dal Nord al Sud, oltre che moltissime parole provenienti dal latino. Il risultato fu un poema didascalico allegorico straordinario per contenuti, con variazioni di stile e utilizzo di figure retoriche e che anche a livello linguistico rappresentava dunque l’umanità del suo tempo. Un capolavoro letterario universalmente riconosciuto e che i secoli non hanno sbiadito ma che continua ad essere oggetto di studio, di letture – da Vittorio Gassman, Carmelo Bene, Vittorio Sermonti, Roberto Benigni – e di traduzioni. Secondo la rassegna “Dante nel mondo”, realizzata dal comune di Ravenna nel 2016, si contano ben 58 traduzioni integrali della Commedia in lingue europee, asiatiche, africane e sudamericane.
Riornando alla giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, il Dantedì ha raccolto l’adesione di intellettuali e studiosi e di prestigiose istituzioni culturali dall’ Accademia della Crusca, alla Società Dantesca, alla Società Dante Alighieri, all’ Associazione degli Italianisti alla Società italiana per lo studio del pensiero medievale. Già pronto il logo delle celebrazioni e soprattutto il Comitato Nazionale, presieduto dal filologo Carlo Ossola che ha avviato i suoi lavori e ha raccolto le numerose proposte di progetto che associazioni, enti locali, musei, istituti e realtà culturali intendono promuovere per ricordare questa importante ricorrenza che – parola del ministro – «sarà anche grande occasione per diffondere e difendere nel mondo la lingua italiana, anche grazie allo straordinario lavoro dei nostri istituti di cultura che anno dopo anno raccolgono sempre più iscritti ai corsi di italiano».
Anche Poste Italiane offrirà il suo contributo per sostenere la memoria e l’opera del sommo poeta in tutta Italia aiutando i piccoli comuni a restaurare effigi e monumenti danteschi inaugurando così una positiva collaborazione tra pubblico e privato.
«Dante Alighieri – ha dichiarato Del Fante amministratore delegato di Poste italiane – è probabilmente la figura culturale più importante per la storia del nostro Paese ed esprime ancor oggi, e probabilmente lo farà in futuro per l’intera Europa, un baluardo culturale che non ha pari. Dunque non potevamo non cogliere l’occasione, sollecitata dal Ministro Franceschini, di collaborare alle iniziative che il nostro Paese metterà in campo per ricordare la memoria e la rilevanza, oggi ancor più che mai attuale, di Dante».
Per meglio contribuire al successo delle celebrazioni in programma nel 2021, Poste Italiane ha selezionato dunque settanta piccoli Comuni, che a diverso titolo sono collegati alle vicende artistiche e alla vita dell’Alighieri, tra quanti hanno richiesto un sostegno per poter realizzare iniziative specifiche, possiedono opere, sono citati nelle vicende della Divina Commedia, o sono legati alla vita avventurosa del poeta. Intanto vi segnaliamo, nell’ambito dei luoghi nella rete il sito dedicato al Museo Casa di Dante situato a Firenze in via Santa Margherita. Collegandosi all’indirizzo www.museocasadidante.it è possibile conoscere virtualmente il Museo, già chiuso per lavori oltre che per effetto del decreto presidenziale dell’8 marzo scorso.


Navigando nelle varie sezioni del portale si scopre che esso si articola su tre piani ognuno dei quali affronta una tematica diversa che illustra, attraverso un percorso espositivo, la vita privata del Sommo Poeta, la sua attività politica, il suo esilio, fornendo inoltre informazioni sulla Firenze medievale. Vi consigliamo anche la visione dell’originale cortometraggio scritto da Stefano Massini sul canale youtube del Museo.
L’edificio in cui esso è collocato non è però quello trecentesco dove nacque il Poeta poiché andato distrutto. Nel primo decennio del Novecento l’attuale edificio fu ricostruito nel luogo in cui «secondo una memoria popolare tramandatasi nei secoli ha sempre indicato il gruppo di case nei pressi della Torre della Castagna come “case di Dante”».

Prospetto del Museo Casa di Dante


La nascita dell’istituzione museale si deve nel 1960 quando in previsione del settimo centenario dantesco, l’Unione Fiorentina ottenne la concessione di istituirlo nella casa di Dante, all’epoca occupata da uffici comunali. Progettò e allestì dunque gli spazi museali che aprirono al pubblico nel maggio 1965 grazie al contributo di alcuni Enti benemeriti e di personalità di spicco del mondo della cultura tra cui l’insigne dantista Francesco Mazzoni. Prendeva vita così un luogo della memoria per continuare a divulgare Dante, poeta linguista, teorico politico e filosofo e le sue opere letterarie. L’apertura del museo fu garantita dalla collaborazione tra Comune di Firenze e Unione Fiorentina fino al 1990 anno in cui fu necessario chiudere la struttura per alcuni lavori di restauro. Riaperto nel maggio 1994 un ulteriore ristrutturazione e l’abbattimento delle barriere architettoniche rese necessaria la chiusura dal 2002 al 2005 anni in cui il materiale espositivo venne conservato in un deposito che fu però distrutto da un incendio. Si dovette pertanto progettare un nuovo museo seguendo i criteri della moderna museologia e puntando sull’aspetto storico-didattico e grazie alla sinergia ancora una volta tra Unione Fiorentina, Enti e privati, il museo riaprì nuovamente il 27 settembre 2005.
Passata l’attuale emergenza, il museo riaprirà e continuerà la sua missione di divulgazione dell’opera dantesca proprio come sarà destinato a fare, lo ricordiamo, ogni 25 marzo, il Dantedì come suggerisce il neologismo coniato con il linguista Francesco Sabatini.