Effusività proattiva ovvero il calore dei corpi

Cosa ricorderemo di questo lungo periodo di pandemia?

Giovanni Bruno

L’effusività termica è una espressione tecnica della termodinamica e segnala la conduttività termica di un materiale , il suo calore specifico. Non è la prima volta che la Psicologia, intesa come studio dei processi emotivi, sociali e comportamentali prende in prestito dalla Fisica e dalle Scienze ingegneristiche termini e concetti che dall’ambito strettamente tecnico vengono estesi e sviluppati nella sfera della soggettività e delle relazioni interpersonali. Era accaduto con il termine “ resilienza” e adesso, al tempo della Grande Paura che stiamo vivendo, ci serviamo della voce effusività per indicare un grande senso di trasporto emotivo e affettivo verso altri soggetti che sentiamo vicini, una condotta largamente empatica nei confronti di persone con le quali abbiamo instaurato una relazione significativa.


In questo periodo di distanziamento sociale viene meno proprio l’effusività, il trasporto emotivo che connotavano le nostre relazioni. E non pensiamo solo all’abbraccio , al gesto che esprime affetto e amore ma ci riferiamo a quella vicinanza fisica che è fatta di calore emotivo, di “aura” positiva che promana da ognuno di noi e che fa parte integrante del dialogo tra umani. Già, il dialogo, questo compagno inestinguibile dell’uomo , e infatti dialogare significa essere in rapporto con se stessi e con gli altri.
L’essere umano è un dialogo per definizione, è col dialogo che ci si situa nel mondo dando ad esso significati e interpretazioni. Manca dunque nella vita pericolante di questi mesi effusività, dialogo in grado di sollecitare emozioni, calda dimostrazione di affetto. Elementi che formano un tutto organico allo scambio e a una comunicazione interpersonale significativa. è col dialogo ravvicinato che riusciamo a cogliere l’essenza di noi e degli altri, essenza che è qualcosa di più della relazione pura e semplice.
In questo periodo di emergenza sanitaria tutto deve essere filtrato da una mascherina, da un guanto di lattice, da un distacco che è distanziamento sociale ma potrebbe diventare blocco interiore, senso di separata sospensione o flemmatico congelamento.
Oggi c’è dunque il rischio del virus e tutti dobbiamo praticare una sorveglianza attiva nei confronti del contagio, ma al tempo stesso dovremmo riconoscere quei segnali che ci potrebbero portare a sfuggire le relazioni con gli altri esseri umani che, in modo paritario, hanno bisogno di noi e noi di loro.
Parlando dunque col filtro che ci viene consigliato affidiamoci al “non verbale” per esprimere vicinanza, affetto e intesa, perché la diade, la pluralità vanno sempre salvaguardate.
è la relazione infatti che ci orienta, che diventa decisiva e che rappresenta il motore della vita.
Se penalizziamo tutto questo saremo stretti, costretti e ristretti come sta facendo il virus con noi e allora ci resterà solo una superficie levigata che dà immagini per riflessione, altrimenti detto specchio.
Adottiamo dunque una effusività proattiva, anticipatoria, un atteggiamento mentale e comportamentale che ci liberi dal gelo della distanza emotiva e ci conduca alla nostra specificità umana.