Un delitto impunito. Storia senza voce di Tsao Cevoli
Archeomafie e gli illeciti contro i beni culturali: silenziose vicende storiche e giudiziarie
di Sara Foti Sciavaliere
«Questo è il racconto di un delitto impunito impunito. Gli ingredienti di un giallo ci sono tutti: l’assassino, i mandanti i complici, i conniventi, chi assiste al delitto indifferente, chi non vede e ci preferisce non vedere, gli investigatori e gli inquirenti che inseguono faticosamente la verità attraverso scarsi indizi e complessi depistaggi, gli avvocati cercano di sfruttare ogni punto debole per consentire ai loro clienti di farla franca. Eppure non è un romanzo, ma la cronaca di un tremendo delitto realmente perpetrato nel nostro Paese. Un delitto la cui vittima è la memoria comune di tutti noi.»
È così che si apre la premessa di Tsao Cevoli per introdurci in queste “Storia senza voce”, non un giallo, un legal thriller, ma il racconto vero (non veristico!) di una realtà di cui si è fatto nel tempo portavoce.
“Storia senza voce” è un articolato e dettagliato dossier sulla piaga che affligge silenziosa, da decenni, il nostro patrimonio culturale. Tsao Cevoli, archeologo e giornalista, con stile pulito e asciutto, un approccio più giornalistico, scevro dalla ridondanza sintattica e dai tecnicismi a volte criptici tipici della saggistica, offre a un pubblico – che si immagina, e si spera – non necessariamente di settore, una ben definita e aggiornata (almeno fino ad oggi) panoramica del fenomeno (ancora spesso ignorato e semisconosciuto) del traffico illecito dei beni culturali e delle connesse “archeomafie”.
Viviamo in un Paese da sempre in una posizione strategica, e per questo crocevia di popoli e culture. Ciò ha determinato un patrimonio culturale unico al mondo per ricchezza e varietà, che è impossibile incasellare in un elenco puntuale e dettagliato, tale è la sua vastità, destando nel tempo ammirazione e invidia. L’Italia è diventata così, negli ultimi due secoli, preda di sistematici saccheggi e interessi illeciti da parte di criminali senza scrupoli, vittima della «Grande Razzia», come l’ha definita il giornalista Fabio Isman, autore anche di un libro, tra altri, dal titolo significativo “I predatori dell’arte perduta”. È principalmente per soddisfare gli “appetiti” di collezionisti privati e musei stranieri se si verificano scavi clandestini e furti di opere d’arte, con la grave e ignorata conseguenza di ledere e impoverire la memoria collettiva e l’identità dei territorio da cui i beni sono stati strappati.
“Storia senza voce” non può naturalmente esaurire in sé l’ampia portata di un simile fenomeno, e non pretende di farlo, ma i tantissimi episodi di saccheggi che stendono i loro fili da una parte all’altro del mondo ne sceglie uno più esemplificativo, per rendere l’idea di quello che sono i traffici illeciti di antichità. Tsao Cevoli ci racconta di fatto di un acquirente di eccellenza, che per decenni con politiche spregiudicate di acquisizione è stato al centro del grande mercato internazionale di opere d’arte antica: mi riferisco al Jean Paul Getty Museum di Malibù, in California, che ha fatto incetta di materiali soprattutto greci, romani ed etruschi, in gran parte di “provenienza sconosciuta”, ma dei quali era in verità facile immaginare il reale contesto d’origine. La politica di acquisti del Getty Museum, sostenuta dalla immensa disponibilità economica prima del suo fondatore e poi del Getty Trust, ha alimentato scavi clandestini, traffici illeciti e falsari, senza che nessuno vi si opponesse. Ne nascerà un caso con articolate indagini e un altrettanto complesso processo, che getta il ponte tra l’Italia e gli Stati Uniti per i personaggi coinvolti, e che metteranno in luce un intricato meccanismo di sottrazione e circolazione illegale di beni archeologici, tra tombaroli, mediatori e trafficanti, sedicenti esperti e acquirenti privi di coscienza. Tali vicende giudiziarie saranno un avvertimento per altri musei stranieri di guardare con più attenzione alle proprie politiche di acquisto: il processo a Marion True, curatrice del Getty, e company ha infatti avuto il risvolto positivo di creare un’eco mediatica che ha spinto la classe politica e l’opinione pubblica a una maggiore sensibilità rispetto al tema della tutela del patrimonio culturale e del contrasto ai traffici illeciti.
Allo stesso modo “Storia senza voce” mira a raggiungere l’opinione pubblica, e non esclusivamente gli specialisti dell’ambito, perché per poter attuare delle buone pratiche di prevenzione riguardo agli atti criminali a danno dei beni culturali è necessario sensibilizzare le coscienze della collettività e sollecitare la corresponsabilità, poiché il saccheggio dei beni monumentali e storico archeologici del nostro territorio e dei loro contesti sono un danno alla memoria di una comunità e di un territorio. Non a caso, sulla quarta di copertina si leggono le parole del Generale dei Carabinieri Roberto Conforti – in passato Comandante del Reparto per la tutela del Patrimonio Culturale Italiano: “I beni culturali non protestano, non reagiscono di fronte all’abbandono, al degrado, alla superficialità nella tutela. Si lasciano morire attendendo il Tribunale della Storia. E le colpe sono maggiori in aree ad alta densità culturale, in città che ospitano preziose testimonianze dell’arte di ogni tempo. La nostra responsabilità verso l’umanità è incommensurabile”.
Per chi ama il piacere di sfogliare un libro tra le mani, la versione cartacea di “Storia senza voce” di Tsao Cevoli, pubblicato dal Centro per gli Studi Criminologici, è disponibile su Amazon, mentre la versione digitale è in free download su Academia.edu (www.academia.edu) e su Criminologi.com (www.criminologi.com). Con questa pubblicazione, tra l’altro, il Centro Studi Criminologici inaugura, dopo la rivista scientifica euNOMIKA, anche una collana editoriale di monografie dedicate agli studi e alle ricerche condotte dai propri docenti e ricercatori.
L’autore. Tsao Cevoli, archeologo e giornalista, è attivista della difesa del patrimonio culturale e dei professionisti del settore. Nel 2004 ha fondato l’Osservatorio Internazionale Archeomafie, che attualmente presiede. Nel 2005 l’Associazione Nazionale Archeologi, che ha presieduto fino al 2013 e di cui dal 2019 è Socio Onorario. Dal 2008 dirige “Archeomafie”, prima rivista scientifica dedicata in Italia al tema dei traffici illeciti di antichità. Dal 2015 dirige il Master in Archeologia Giudiziaria e Crimini contro il Patrimonio Culturale del Centro per gli Studi Criminologici di Viterbo, un percorso formativo unico nel suo genere in Italia e in Europa, di cui è attualmente in corso il bando di ammissione alla sesta edizione, che mira a fornire le competenze per collaborare con la giustizia, con le forze dell’ordine e con gli enti pubblici e privati nel campo della prevenzione, della repressione e della valutazione dei crimini contro il Patrimonio Culturale.