Antonio malecore E l’arte della cartapesta
Esattamente otto anni dopo la scomparsa del fratello Ugo, ci ha lasciati il maestro Antonio Malecore, formatosi nella bottega dello zio Giuseppe che aveva avviato l’attività nel 1898
Raffaele Polo
Ci sono tanti modi per essere ‘salentini’. Indipendentemente da quello che si produce o che si sente per la propria terra, ecco che restano alcuni attimi, qualche traccia che, a volte, può essere indelebile e passare indenne attraverso il tempo e la memoria di tante, tantissime persone. E il bello è che queste persone giudicano e si meravigliano; ma non conoscono l’autore di ciò che li sta facendo profondere in apprezzamenti positivi. É così, sempre più spesso, nella nostra Terra modesta e povera… dove non solo la cucina è povera ma anche l’arte è povera, perchè noi, in sostanza, siamo sempre stati ‘poveri’ nei confronti di chi, al contrario, ha sempre avuto e gestito tutto.
Poveri, ma ricchi, ricchissimi d’ingegno e di capacità. E così le nostre cose più belle sono ‘povere’: tra tutte, la cartapesta… Inventata e prodotta proprio per supplire ai costi sempre più proibitivi di chi doveva arredare una chiesa oppure un ‘luogo santo’ come poteva essere anche il semplice ‘cassettone’ della stanza da letto. Ed è lì che il genio ‘povero’ dei nostri salentini d’un tempo, si immortalava. E creava le splendide composizioni religiose, le Madonne, i santi, i Bambini… Ogni pezzo in cartapesta, ma tutto ricco di quella ispirazione artistica e interiore che ne faceva originali unici e irriproducibili.
Antonio Malecore era l’ultimo rappresentante di quei ‘Malecore’ leccesi che erano la cartapesta più ricercata e famosa: attraverso varie generazioni di cartapestai, erano riusciti a nobilitare definitivamente questa forma d’arte, rendendo il proprio marchio il non plus ultra della produzione salentina.
In sostanza, tra i tanti capaci e bravi cartapestai del nostro mondo artistico-artigianale, Malecore aveva scelto uno stile personale, fatto di sfumature e panneggi, un modo tutto ‘leccese’ di raffinata semplicità, dove il ‘barocco’ viene in subordine rispetto a quella trascendenza cristiana che ha finito per divenire il simbolo, la garanzia dei prodotti della bottega Malecore.
Adesso che, sfiorato il secolo di vita, anche Antonio se n’è andato, ci accorgiamo di quale sia stata l’importanza della presenza di questi meravigliosi artigiani , nel percorso culturale della nostra città.
Cartapesta se ne fa ancora, certo. E con valenti artisti che si cimentano con le antiche, commuoventi tecniche fatte con elementi poveri (ci risiamo…) ma di imperituro fascino.
E, più che in altre produzioni, nei manufatti della bottega Malecore si connotano e restano quei segni armonici che ne hanno fatto dei veri Maestri di questa Arte.
Adesso…
Adesso Antonio ha raggiunto suo fratello, i suoi predecessori. E ci piace immaginare che siano tutti Là, in alto. A produrre le inimitabili Madonne, i commuoventi Bambini, i più bei Presepi della nostra Terra…