Parigi e la creatività italiana

Intervista a Sandro Cappelli, direttore ad interim
dell’Istituto italiano di Cultura a Parigi

Mariangela Rosato

Parigi città dei lumi, Parigi crocevia di artisti provenienti da ogni dove, Parigi centro di sperimentazioni dalle cosmopolite fatture, ma anche Parigi sede di importanti istituzioni. Sì, perché la capitale francese non soltanto accoglie italiani alla ricerca di un’opportunità, nuovi migranti tra cui si nascondono anime artistiche capaci di uscire, chi più chi meno, allo scoperto, ma ospita anche luoghi di importante valore simbolico e storico per il panorama italiano facendosi portavoce della cultura del Bel-Paese presso i nostri cugini transalpini.

Allo stesso tempo, questi centri si presentano come un punto di riferimento fondamentale per tutti gli italiani a Parigi i quali ricongiungono, in questo modo, il legame con il suolo natio rendendolo, allo stesso tempo, multiforme e libero dai limiti geografici proprio in ragione dell’incontro e dello scambio vissuto con la cultura multietnica di Parigi e le sue numerose sfaccettature. Tra le varie istituzioni nella ville Lumière che si pongono come promotori della lingua di Dante e di tutto ciò che a questa si lega, non si può non citare l’Istituto italiano di cultura che, così come gli altri ottantatré istituti sparsi per il mondo, si pone l’obiettivo di promuovere l’immagine dell’Italia e della sua cultura, classica e soprattutto contemporanea, all’estero. Ubicato nel cuore del sobborgo di Saint-Germain tra rue de Grenelle, rue de Varenne e rue du Bac, l’IIC di Parigi ha sede in un prestigioso “hôtel particulier”, l’Hotel de Gallifet, risalente alla fine del ‘700 che fu acquistato dallo Stato italiano nel 1909 per ospitare dapprima l’Ambasciata, poi il Consolato Generale d’Italia e, infine, nel 1962, l’Istituto Italiano di Cultura. Un luogo che, chiunque abiti a Parigi e sia legato al nostro Paese non può non aver sentito nominare almeno una volta. Un luogo che è riuscito a portare avanti le sue attività di promozione linguistica e culturale nonostante la situazione pandemica.


“Non ci siamo fatti abbattere dalle difficoltà e grazie alla collaborazione di tutto lo staff dell’Istituto, compresi gli insegnanti di lingua, abbiamo trasportato tutta la programmazione sulle piattaforme digitali- mi spiega Sandro Cappelli, direttore ad interim dell’IIC di Parigi. “Per gli eventi previsti in presenza- sottolinea- abbiamo pensato ad un piano editoriale di proposte attraverso i nostri social. Ci siamo, infatti, orientati su più fronti: condividendo del materiale di archivio, presentando delle rassegne settimanali durante le quali abbiamo proposto piccole mostre fotografiche e creando partenariati con organismi locali come ad esempio il festival Planches di Deauville, a pochi chilometri da Parigi”. Tra i tanti eventi organizzati in questo periodo dall’istituto e che ha catturato l’attenzione, troviamo il progetto “Viva Rodari” ideato in collaborazione con la casa editrice francese Ypsilon che ha tradotto, per la prima volta nella lingua di Molière, “Il libro degli errori.” “A tal proposito – chiarisce il direttore- abbiamo deciso di creare dei poadcasts da ascoltare gratuitamente in streaming fino al 31 marzo 2021 tramite la piattaforma soundcloud. Si tratta di sei puntate in cui l’attore Denis Lavant legge in francese dei passi del testo raccontando le strane storie, in versi e in prosa, presenti in questa magnifica opera letteraria ”. Seguendo lo stesso schema, il Ministero ha organizzato anche una lettura dantesca “Dante in trentatré lingue” trasmessa tramite alcuni poadcast nei quali troviamo due attori che si alternano nei ruoli di Dante e Virgilio a cui si aggiunge una voce femminile che funge da narratore. “Oltre a questi progetti – aggiunge- abbiamo avviato una rassegna cinematografica nel corso della quale verranno proiettati vari film e documentari a cui seguirà un dibattito tra i registi e gli esperti della tematica dei reportage visibili dall’Italia sul canale vimeo dell’IIC”. Inoltre, da segnalare è anche l’interessante iniziativa “1990-2020. Le théâtre italien en résistance » a cura di Federica Martucci e Olivier Favier con la quale, attraverso diverse interviste, gli autori del saggio omonimo ci guidano nella storia della drammaturgia italiana degli ultimi trent’anni.
L’IIC non si dedica solo alla promozione del nostro patrimonio culturale già consolidato, ma si pone come sostenitore in Francia della creatività italiana in tutte le sue forme. Emblematica di tale tendenza è proprio l’iniziativa “Le promesse dell’arte” nell’ambito della quale l’IIC ospita ogni mese un talento italiano nella prestigiosa sede dell’Hôtel de Galliffet. Un importante progetto questo, che, avviato nel 2012, recupera evidentemente un approccio à la française nei confronti della produzione artistica che si esplica, ad esempio, nella creazione di grandi istituzioni, come la magnifica Villa Medici a Roma e la Casa de Velázquez a Madrid. Destinate ad accogliere ogni anno artisti provenienti da ogni parte del mondo ed aventi una posizione consolidata nel panorama francese, queste strutture danno ai selezionati la possibilità di entrare in contatto con nuove realtà culturali ed apportare qualcosa di innovativo alla produzione artistica. “Per il momento- afferma il direttore- non siamo arrivati a questo tipo di organizzazione, tuttavia nulla impedisce che, con più risorse umane a disposizione e più spazi, un progetto del genere si possa fare in futuro”. Certamente un ottimo auspicio per i mesi a venire che inaugureranno la nuova direzione di Diego Marani, noto scrittore italiano.
Essere un italiano a Parigi, quindi, significa non soltanto scoprire nuove culture e cibarsi di una creatività sempre in movimento, anche in questo periodo di chiusura, ma soprattutto rimodellare il rapporto con la propria cultura nazionale alla quale si guarda con una nuova prospettiva e della quale si esplorano aspetti molto spesso inaspettati. “Lo sguardo da lontano permette di focalizzarsi su ciò che si ritiene essere più di valore – afferma Cappelli. Continua: “Viene naturale, se si vive a Parigi, interessarsi agli eventi che si organizzano in relazione all’Italia sia per il lato nostalgico, sia perché è interessante capire come il Paese che ti ospita, in questo caso la Francia, considera la cultura italiana. In questo modo, ci si rende conto di una presenza forte della cultura italiana a Parigi”. Una grande città quindi, in cui si può trovare un piccolo angolo d’Italia ovunque.