Il profumo del gelo
Il nuovo romanzo della scrittrice Loreta Failoni edito da Curcu & Genovese ambientato tra le cime innevate del Trentino. Una storia dove amore, mistero e assenza si rincorrono nelle pagine alla ricerca della verità…
Antonietta Fulvio
Come si fa a lasciare andare via chi si ama? Come si può pensare di sopravvivere all’assenza di chi ci ha donato la vita?
Quando il tempo inesorabile recide il filo e ci pone davanti al dolore lacerante della perdita della “madre”, ci si ritrova sempre impreparati e il disorientamento è totale. E ci si appiglia disperatamente ai ricordi, ma non bastano e diventa quasi naturale continuare quel dialogo interrotto, ridotto ormai a folle (?) monologo, abitare i luoghi che sono stati condivisi. Girovagare nelle stanze dove siamo stati felici senza rendercene conto il più delle volte diventa l’unica via che ci si apre alla sopravvivenza. Anche il contatto fisico con le cose diventa un modo per alimentare il nostro bisogno di riempire il vuoto incolmabile dell’assenza. E persino il cimitero viene vissuto come luogo dove illusoriamente (?) continuare a tenere in vita il rapporto con chi non c’è più.
E allora diventa quasi indispensabile scorgere, sebbene in lontananza, le luci di quel confine che nonostante tutto non è separazione tra i due mondi ma è semmai la sponda dove approdare per trovare ristoro al dolore. Come accade alla protagonista de “Il profumo del gelo – una casa sul confine dei ricordi ” il nuovo romanzo di Loreta Failoni edito da Curcu e Genovese. È una storia intima, che scava nel dolore interiore vagando nelle stanze della memoria e nutrendosi di ricordi. è la storia di Dafne, traduttrice, che ha scelto di vivere nella casa della sua infanzia ormai vuota ma non di ricordi, appunto. Una casa situata lungo la statale, gli scenari sono quelli del bellissimo e amato Trentino, osservatorio strategico di quel via vai silenzioso che popola i viali del cimitero. Un luogo che Dafne frequenta quotidianamente anche nelle insolite ore della sera e qui si imbatterà in due uomini, il primo, misterioso, che intravede fermo davanti alla cancellata, quasi come se non si ritenesse degno di entrare, e che di tanto in tanto lascia al cancello buste penzolanti contenenti foglie secche e fogli di poesia, il secondo è Diego, un medico, che l’aiuterà a ricomporre come un puzzle la storia della sua vita, a squarciare il buio che avvolge il mondo silenzioso del fratello Simone segnato profondamente dalla morte accidentale del padre, il notaio Ludovico Ruggero Lamberti, una figura ingombrante e autoritaria.
Si dice che preparare il cibo è il primo vero gesto d’amore. In fondo è la madre a nutrire il proprio bambino, sin dal grembo e poi fuori. E prendersi cura dell’altro attraverso il cibo più che una dimostrazione di appartenenza è un fatto naturale. Spontaneo. Come il recupero di certi gesti, di certi sapori che danno consistenza al tempo e che leniscono l’anima. E a Dafne viene naturale sfogliare tra le pagine del ricettario di sua madre per rintracciare i suoi profumi che coincidono con quelli della sua infanzia. Ed è proprio lì, tra le righe di istruzioni, fra dosi e ingredienti, che la madre ha nascosto i suoi timori, le sue ansie, forse anche i sogni e gli incubi di una giovane donna. Paradossalmente tra una ricetta e l’altra impara a conoscere sua madre, a capire il senso di certi suoi comportamenti, l’atteggiamento protettivo, le lacrime silenziose che le rigavano il viso in risposta alle umiliazioni del padre…
La trama è intensa, e sorprendente. Come le atmosfere innevate che rendono l’arrivo del Natale ancora più magico in certi luoghi. La narrazione con una prosa fluida e limpida, dal ritmo lento quando si sofferma su episodi del passato diventa incalzante, con una suspence quasi da thriller, che porterà Dafne alla risoluzione del mistero che avvolge la morte di suo padre. Ma in questo viaggio alla scoperta della verità, la protagonista incontrerà l’amore e riuscirà a vincere i suoi fantasmi. Una vera e propria colonna sonora sono i versi di alcuni brani di Francesco Guccini posti in esergo che aprono i capitoli del romanzo, 172 pagine che si leggono e si rileggono perché “Il profumo del gelo” è una storia in cui è possibile rintracciare qualcosa di noi perché tutti abbiamo avuto una “mamma nata in primavera” con cui continuiamo a parlare anche a costo di sembrare folli. Ma le mamme non muoiono mai o forse vale ciò che asseriva Demostene: «Nulla è più facile che illudersi. Perché l’uomo crede vero ciò che desidera.».
Loreta Failoni ha iniziato scrivendo manuali di matematica per bambini editi da Mondadori e si occupa di libri, spettacoli e di cinema. Il suo romanzo d’esordio, “La bisettrice dell’anima”, che l’ha condotta in tutta Italia e negli USA, ha vinto molti premi tra cui il prestigioso Firenze per le culture di pace, dedicato a Tiziano Terzani.
Ha pubblicato “La voce della paura”, “Vite nel kaos” scritto a quattro mani con Gabriele Biancardi. Nel 2021 ha coordinato la realizzazione del libro “No, non avere paura” al quale hanno aderito trentatré autori, scrittori, poeti e illustratori, il cui ricavato andrà al Centri antiviolenza di Trento.