Orfeo e le sirene al museo nazionale romano

In mostra al Museo dell’Arte Salvata dal 18 settembre al 15 ottobre 2022

Sara Di Caprio

«Quando un’opera d’arte di così inestimabile valore torna nel suo territorio di origine è una grande conquista per tutti, non soltanto per il mondo dell’arte e dell’archeologia, ma per l’intero Paese che si riappropria di un tassello fondamentale delle sue origini e quindi della sua cultura» con queste parole Stéphane Verger, Direttore del Museo Nazionale Romano ha salutato il ritorno di Orfeo e delle sirene, il gruppo scultoreo rientrato in Italia dagli Stati Uniti grazie all’operazione “Orpheus” sviluppata a più riprese dalla Sezione Archeologia del Reparto Operativo TPC.


«Siamo lieti di accogliere nel Museo dell’Arte Salvata, creato proprio per questo, il primo grande successo quale è il recupero dell’Orfeo e le Sirene dopo l’inaugurazione di questo spazio» – ha concluso la stessa Verger.
«Il ritorno di Orfeo e le Sirene è uno dei recuperi più importanti di sempre, nella storia dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e nella storia d’Italia. Alla bellezza della Legalità, aver ottenuto per via giudiziaria la restituzione del bene, fa da specchio la legalità della Bellezza, un’indagine messa al servizio di un reperto di impareggiabile valore artistico.» ha commentato il Gen. B. Roberto Riccardi, comandante Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.
«Un recupero straordinario di un capolavoro unico dell’arte greca del IV sec. a.C., scavato clandestinamente nel territorio di Taranto”, ha dichiarato Massimo Osanna, Direttore generale Musei, “ed è proprio al museo Marta di Taranto che tornerà.»
Come hanno documentato le indagini, le scultore furono trafugate negli anni ‘70 da un sito tarantino da alcuni tombaroli del posto, i quali li avevano ceduti ad un noto ricettatore locale, con contatti con la criminalità organizzata, che, a sua volta, li aveva ceduti ad un altro ricettatore, con contatti internazionali e titolare di una galleria d’arte in Svizzera. Qui restaurate furono poi acquistate dal The Paul Getty Museum di Malibu (Los Angeles – U.S.A.) grazie all’intermediazione di un funzionario di una banca svizzera.
Le informazioni condivise con l’Assistant District Attorney Matthew Bogdanos del District Attorney’s Office di Manhattan (DAO) e la stretta collaborazione instaurata con quell’ufficio e con lo Homeland Security Investigations hanno consentito il sequestro del gruppo scultoreo dal valore inestimabile e il suo rimpatrio, per la restituzione al patrimonio culturale nazionale. Grazie al lavoro investigativo dei Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale con Orfeo e le Sirene sono tornati a casa in questi giorni 142 oggetti recuperati negli Stati Uniti d’America e nei prossimi mesi ne rientreranno altri 58. Si tratta di un flusso importante di archeologia trafugata. Nello stesso filone ulteriori 201 reperti erano stati rimpatriati dagli USA a partire dallo scorso dicembre, una parte di essi costituisce l’esposizione con la quale il 15 giugno è stato aperto il Museo dell’Arte Salvata che dal 18 settembre al 15 ottobre 2022 esporrà lo straordinario gruppo scultoreo che tornerà nella sua terra d’origine ed entrerà a far parte della collezione permanente del Museo Archeologico di Taranto (MArTA).
Ma chi era Orfeo? Secondo il mito, il cantore capace di incantare con la sua voce anche Cerbero il cane infernale avrebbe sconfitto le Sirene durante il viaggio di ritorno degli Argonauti, nei pressi di un’isola della Sicilia o dell’Italia del Sud. La vittoria di Orfeo sulle Sirene rappresenta simbolicamente il trionfo dell’armonia musicale, un concetto chiave del pensiero filosofico e politico pitagorico, particolarmente diffuso nelle città della Magna Grecia.
Il gruppo in terracotta, a grandezza quasi naturale, si data alla fine del IV secolo a.C. e «forse, adornava la tomba di un adepto ai misteri orfici, colui che, conducendo una vita in purezza, assicurava all’anima una sopravvivenza ultraterrena – ha spiegato lo stesso Osanna. Le sirene, che guardano Orfeo, non sono come le immaginiamo oggi, ovvero donne con il corpo di pesce. Sono rappresentate come figure ibride di donna e di uccello, secondo l’iconografia più antica, che verrà superata da quella a noi più familiare soltanto nel Medioevo. Il gruppo era originariamente dipinto, e possiamo ipotizzare che, grazie alla pittura, vi fosse un intenso gioco di sguardi tra le sculture, che costituiscono davvero un esemplare unico perché raramente una scena mitica come questa veniva rappresentata in terracotta, non abbiamo paralleli nel mondo antico».