Barbara Politi, Babette e la ragazza con il trolley

Intervista alla giornalista pugliese assessore al brand Avellino conduttrice di “Puglia Mon Amour” in onda in ottobre su Gamber rosso tv il prossimo 19 ottobre ore 21

Antonietta Fulvio

Giornalista professionista specializzata nel food and wine, conduttrice per Gambero rosso tv e collaboratrice della Gazzetta del Mezzogiorno di Bari Poliedrica e solare come il suo sorriso, abbiamo incontrata Barbara Politi a Lecce prima della sua partenza, ormai divisa tra Avellino, Roma e Milano.


Sei nata a Taranto, sotto il segno dei Gemelli, creativi e comunicativi per antonomasia. Come nasce la tua passione per il giornalismo?
Ricordo benissimo il giorno in cui compilai il mio programma di studi. Come matricola universitaria dovevo “crociare” le mie preferenze, fra materie di studio, corsi e tirocini! Avevo solo vent’anni, ma quando dovetti scegliere dove svolgere la parte pratica del mio corso di laurea in Lettere Moderne all’Università del Salento, non ebbi dubbi: un giornale. Esclusi le altre alternative, che non sentivo nelle mie corde; quindi scuole, case editrici, biblioteche. Sapevo già di voler fare la giornalista. Così iniziai la mia avventura nel “mestiere più bello del mondo” con un tirocinio al Nuovo Quotidiano di Puglia, che all’epoca era sotto la direzione di Giancarlo Minicucci. Parallelamente, ebbi l’opportunità di sostituire una giornalista che doveva godere delle meritate ferie estive a Canale 8, piccola emittente privata leccese. Di lì a poco condussi anche il mio primo telegiornale. Ho intrapreso così una strada che non ho mai più lasciato. E sono molto felice perché a luglio del 2025 segnerò il grande traguardo dei vent’anni di professione. Hai detto bene, sono una Gemelli, la comunicazione mi scorre nelle vene, anche “quando dormo”. Il trasferimento a Lecce da Taranto, poi, ha segnato fortemente la mia crescita personale. Oggi mi rendo conto di comunicare di me all’esterno un’accentuata autonomia. È semplicemente questo: essermi staccata dal nucleo familiare molto presto e aver sempre pensato a me stessa in totale indipendenza, mi ha reso quella che sono. Forte e determinata.
Dalla carta stampata alla tv, le esperienze formano ma spesso sono proprio le persone incontrate lungo il percorso ad arricchire e indirizzare le nostre scelte. Quando pensi ai professionisti con cui hai lavorato chi ti viene in mente?


Mi dai l’occasione di ringraziare tante persone e, fra queste, alcune in particolare che mi hanno iniziato a questo lavoro. Altre ancora, che in una fase più matura mi hanno regalato l’occasione di scoprire la parte più bella di me, professionalmente parlando. L’amore per la carta stampata l’ho scoperto e coltivato grazie ai colleghi e maestri del Quotidiano di Lecce. Renato Moro, Rosario Tornesello, Vincenzo Maruccio e Annarita Invidia. Ricordo con un po’ d’emozione quando, da universitaria, partivo dalla casa in cui vivevo su Viale Gallipoli a Lecce e raggiungevo a piedi la sede del giornale per portare a Renato il pezzo che avevo scritto e salvato sul floppy disk. Certe cose non si dimenticano. Gli inizi conservano sempre tanta magia, soprattutto quando sei un’appassionata. Le mie origini televisive, invece, sono tutte da “affibbiare” al bravissimo Marco Renna, che nel 2006 fu chiamato a dirigere la redazione leccese di Studio 100 Tv. Mi ha sempre detto che avrei fatto strada (secondo me si sbagliava!). Ho lavorato in quell’emittente ben sette anni. Ricordo con piacere anche il tempo trascorso con Antonio Greco e Giuseppe Filippi Filippi nell’ufficio stampa del Comune di Lecce con Paolo Perrone sindaco. Non era il mio, ma mi è servita anche quell’esperienza. Un anno e mezzo fa, dopo una lunga pausa dalla carta stampata, è stato Mimmi Mazza, direttore de “La Gazzetta del Mezzogiorno” a riportami in pista. Quando mi disse che voleva affidarmi la pagina del gusto regionale, saltai dalla poltrona. Oggi, con il “Tour del Gusto”, penso mi abbia fatto uno dei regali più belli della vita. Tutto il resto, beh, lo ritengo merito del mio lavoro e dei miei sacrifici, fra gli alti e bassi che questa professione purtroppo porta con sé.
Comunicare non è mai semplice. Oltre alla responsabilità di ciò che si dice è importante anche la modalità, quanto sono determinanti i social nell’attività professionale di Barbara Politi?
Sono fondamentali. Non parlerò mai male dei social network perché hanno contribuito a delineare i contorni di una professione che non potevo e non volevo vivere soltanto in un’accezione “purista”, proprio in virtù di quella forte predisposizione alla comunicazione cui facevi riferimento prima. Già con la nascita di Facebook, nel 2008, mi resi conto che i social avrebbero avuto nella mia vita un ruolo determinante. Aprii il mio profilo quello stesso anno. Pensa che con Valerio Mattioli, un collega videomaker e oggi anche regista, decidemmo di intitolare proprio in quegli anni “Blog” una rubrica su Studio100. Era il 2009 e Chiara Ferragni aveva appena fondato “The Blonde Salad”. E poi ricordo con molta simpatia l’amico e collega Giovanni De Stefano, che racconta sempre un aneddoto (chiedeteglielo!): sostiene che io sia stata la prima ad aver girato la fotocamera dalla parte opposta per farsi una foto e di aver quindi lanciato il trend dei selfie, se non a livello nazionale, certamente locale. Senza dimenticare che nel 2012, l’amica Luisa Ruggio intitolò un pezzo che volle dedicarmi sulla mia attività d’ufficio stampa per la campagna elettorale di Paolo Perrone “la ragazza con l’IPad”. Era il 2012 e gli IPad erano da poco stati messi sul mercato. Quando Perrone mi chiese di cosa avessi bisogno per affrontare sei mesi di campagna stampa risposi con un “semplicemente un IPad”. La storia più recente la conoscete: la mia vita ha un’interfaccia importante sui social. Aspetto che mi diverte, mi nutre e mi supporta nel lavoro.
Non solo giornalista ma anche blogger e penso al format “Il pranzo di Babette” che ti ha dato modo di iniziare a comunicare la tua passione per l’enogastronomia. Come nacque l’idea e cosa è rimasto oggi di quella esperienza e… chi è Babette oggi?
L’idea è nata su un pezzo di carta con Valerio Mattioli, che era il regista e videomaker del format destinato al web (e non alla televisione). Entrambi venivamo fuori da un periodo professionale meno creativo e volevamo fare qualcosa di diverso. Dopo cinque anni di comunicazione politica al Comune di Lecce, quasi a fine mandato, nel 2016, scattò in me la voglia di lanciarmi in una nuova avventura, quella enogastronomica, mondo che mi aveva sempre attratto ma con cui non avevo mai avuto un approccio lavorativo. Ricordo quel momento con tanta emozione, ero felice. Perché in quegli anni è nata la vera Barbara, quella che ha scoperto e gustato il sapore del racconto del territorio, che mi ha poi accompagnato fino ad oggi. “Il Pranzo di Babette”, film autentico e profondo, raccontava di una chef molto speciale, che era anche una donna forte e determinata. “Barbara”, “Babette”, mi suonò bene e partimmo con il racconto dei protagonisti del settore, i produttori del Salento e della Puglia. Oggi Babette è una Barbara più adulta e consapevole dei suoi mezzi, ma soprattutto decisa a metterli a servizio della propria passione e delle persone che la seguono ogni giorno su tutti i mezzi di comunicazione.
Hai curato per anni l’ufficio stampa istituzionale del Comune di Lecce, un ruolo di responsabilità più che creativo. Quali sono le difficoltà ma anche gli stimoli quando si cura un ufficio stampa istituzionale?
Come per tutte le svariate sfaccettature del nostro bellissimo mestiere, anche quella dell’ufficio stampa deve essere accompagnata da una “vocazione”. Ricordo quelli come anni certamente molto formativi, di contatti, di importanti esperienze. Ma troppo “aridi” per il mio modo di essere. Non riuscivo ad esprimere la vera “me”. A distanza di diversi anni, Paolo Perrone, con il quale ho mantenuto un bel rapporto di amicizia e stima, oggi mi dice che sono un’altra persona, certamente più realizzata della Barbara dell’epoca. Le difficoltà di quell’incarico? Avere a che fare con i politici?! Scherzo. Nessuna in particolare. Quando si sa fare bene il proprio lavoro, non c’è difficoltà che non possa essere superata.
Con la tua determinazione e passione sei diventata ambasciatrice della tua terra e non solo. Da gennaio 2023 il sindaco di Avellino ti ha nominato Assessore al Comune di Avellino con delega Promozione Brand. Quale è stata la tua prima reazione a questa nomina. Come ti ha accolto la Campania? Quali sono gli impegni ad oggi assolti e le sfide che ti aspettano?
Ecco. Questa è un’altra bella storia. Gianluca Festa, oltre ad essere il sindaco, è un giornalista, e come tale, da ottimo comunicatore, ha compreso immediatamente che potevo essere tornare alla sua causa, o meglio, all’idea che aveva maturato in merito alla comunicazione del brand avellinese al di fuori dei confini regionali. Ci siamo conosciuti appena un mese e mezzo prima della nomina. Arrivai ad Avellino, insieme a diversi colleghi provenienti da tutta Italia, su invito del Gambero Rosso, con cui era già in cantiere il progetto di conduzione del format televisivo dedicato alla Puglia. Ricordo di averci parlato una ventina di minuti con il primo cittadino: affrontammo i temi legati al mondo del vino pugliese e irpino, le questioni legate alla promozione dei territori e alle fiere. Mi contattò a strettissimo giro per propormi di collaborare e, devo dire, non mi sembrò nemmeno troppo strano, considerato che la proposta arrivava da parte di un sindaco smart, “enjoy”, come lo definiscono nel capoluogo irpino. Quando però mi propose di fare l’assessore alla promozione del brand della città, ammetto di esserci rimasta di sasso. Mi diede tutto il tempo di metabolizzare questa proposta “indecente” e accettai. Oggi lo ringrazio di cuore. Mi ha regalato una bellissima opportunità. Festa è una persona da cui imparare tantissimo: visionario, preparato, appassionato. Sono felice di condividere questa esperienza con lui, con tutti i colleghi assessori che mi hanno accolta come in una famiglia e soprattutto in una città meravigliosa che mi onoro di portare nel mondo. Nei primi sei mesi di mandato (sarò in carica fino a giugno 2024) abbiamo fatto sbarcare Avellino e le sue peculiarità in Ungheria, grazie a un’intesa istituzionale con i referenti di Budapest e al progetto intitolato “Budapest incontra Avellino”; in Canada, poi, all’interno del programma dell’ICFF di Toronto, tra i festival di celebrazione del cinema italiano più prestigiosi al mondo. Infine, a Venezia, alla Mostra del Cinema, dove ho anche avuto modo di incontrare la consigliera delegata al cinema del Comune di Venezia e a raccontarle del nostro “Premio Ettore Scola”. Obiettivi prossimi? Accogliere Budapest ad Avellino. E più in là? Vedrete.
Da conduttrice del tg Norba al cast di 100% Italia con Nicola Savino su Tv8 a Turista per Gusto su Antenna Sud. Quanto la popolarità ti cambia la vita? Intendo proprio come stile (quando penso a te vedo l’immagine di una splendida donna in carriera sempre con la valigia pronta a partire…)
Secondo me quando pensi a me vedi soprattutto il trolley! Scherzo! Sai, questa è davvero la mia zona di comfort. È la vita che amo e che probabilmente avevo soltanto bisogno di incontrare. Quando raccontavo prima dell’aridità degli anni trascorsi al Comune di Lecce, probabilmente, li vivo così perché nel profondo soffrivo di quella vita troppo radicata alla scrivania. Non credo di essere “popolare”, ritengo invece di essere riconoscibile nel mio modo di fare e nella mia mission che ho sempre chiara. L’anonimato in fondo non ha mai fatto per me: sempre in prima linea, davanti alla telecamera, mai dietro. Il TgNorba, Tv8, Antenna Sud, sono mezzi con cui, ogni volta, ho consegnato al pubblico una parte di me. E so di essere apprezzata per come sono, nel bene e nel male. Forse a volte appaio un po’ eccentrica, ma nemmeno tanto. Ad Avellino i colleghi della stampa mi hanno definito “l’assessore influencer”: come in tutte le cose, ci vedo il lato positivo. Sicuramente sono una persona fuori dalle righe, come donna, come giornalista, come assessore e come persona. Sono una Gemelli ascendente Gemelli. Altro da dire?
Gli impegni lavorativi ti portano spesso lontana da casa. Cosa ti manca di più della Puglia?
Devo essere sincera? Il mio nipotino, Ruben, che ha un anno e mezzo e mi dolgo del fatto di non riuscire a vederlo crescere in tempo reale. Cerco di andare a trovarlo ogni tre settimane, ma mi manca davvero tanto, come mia sorella. Casa mia, dove regna sovrano il silenzio e, scherzando, racconto che “mi son morte anche le piante”. Ma è il mio rifugio incontrastato. Le mie amiche care, poche, selezionate, ma con cui vorrei trascorrere più tempo.
Città di origine a parte, le radici sono sempre nel cuore, per lavoro visiti città e posti meravigliosi, ce n’è uno che ti ha rapito particolarmente e in cui ti senti a casa pur non trattandosi della tua Taranto?
Sicuramente Lecce, il Salento. In fondo a Taranto ci sono solo nata. Ho vissuto a Manduria fino ai miei 19 anni e poi sono arrivata nella capitale del Barocco. Lecce è per me assolutamente casa.
A siglare un anno favoloso e una strepitosa carriera professionale, quest’anno hai ritirato ad Ischia l’ambito premio giornalistico per la narrazione enogastronomica. Quali le emozioni e chi o cosa hai pensato in quel momento sul palco?
Sono rimasta basita. Quando ho ricevuto la comunicazione ufficiale da Ischia e ho metabolizzato che avrei ritirato questo prestigioso riconoscimento l’ho considerato un premio alla mia tenacia, alla mia determinazione, che non sono sempre scontate. Sono una ragazza del Sud, una professionista con tanti sogni, ma che ha anche dovuto affrontare (e continua a farlo), come tanti di noi, non poche difficoltà. Che ha dovuto rialzarsi spesso. Anche io sono stata in cassa integrazione. Anche io ho perso il lavoro. Anche io sono stata scavalcata. Il Premio Ischia mi ha ripagato di tutto questo. Un tale riconoscimento, che negli anni è stato consegnato a luminari della comunicazione nazionale come Giuseppe Ungaretti, Paolo Mieli, Eugenio Scalfari, Gianfranco Ravasi, e in quest’edizione, Lucia Annunziata, Francesca Fagnani, Claudio Cerasa, Barbara Carfagna. Beh. Potete immaginare il mio orgoglio!
Ti abbiamo visto sfilare sul red carpet del Cinema di Venezia, qual è il film della tua vita? e ti piacerebbe entrare nel mondo del cinema da protagonista?
Sorridendo ti confesso che le mie amiche ti risponderebbero: ti manca soltanto questo, entrare nel mondo del cinema. E onestamente, per deformazione, non escludo nulla. Sono una possibilista. Anche il cinema è un’arte della comunicazione, quindi perché no? Le esperienze, soprattutto quelle differenti, sono sempre arricchenti. Il mio film della vita? “Intestellar”. Piango ogni volta che lo vedo, mi colpisce il concetto del tempo che trascorre, che in alcuni casi ci fa sentire impotenti.
Non solo enogastronomia. Recentemente hai condotto a Palazzo Maresgallo un importante incontro tra la componente della commissione per gli Affari Sociali, Chiara Gemma, e la presidente dell’associazione Sunrise – Il Mare di Tutti e Commendatore della Repubblica, Maria De Giovanni. Solidarietà e diritti negati, l’importanza di fare rete…
Spesso mi ritrovo a evidenziare che nasco come giornalista generalista. Sono cresciuta a pane e telegiornali. L’enogastronomia è un segmento che ho coltivato maggiormente rispetto ad altri, ma non è il mio unico ambito di interesse. Con Chiara Gemma, donna in gamba e sensibile, bravissima europarlamentare, è nata un’intesa interessante e faremo diverse cose insieme, tutte dedicate ai temi dell’inclusione sociale e del rispetto del differente. In cabina di regia, Mimma Vellotti della MV&Partners, fautrice di questa rete al femminile che coinvolge anche Maria De Giovanni. Ritroverò Chiara a Roma e a Lecce, in due diversi incontri tematici.
In ottobre andrai in onda su Gambero rosso tv con “Puglia mon amour”, un programma che ti vede insieme alla chef Alessandra Civilla, puoi anticiparci qualcosa?
Certo. Sarà un bellissimo racconto della Puglia e delle sue materie prime eccellenti. Lavorare con Gambero Rosso Channel è stato stimolante. È la mia prima conduzione nazionale e aver avuto al mio fianco una bravissima chef leccese, Alessandra Civilla, che nella vita reale è per me anche “sorella adottiva”, è stato avvincente. Alessandra è un talento della cucina italiana e ha saputo portare nel programma tutta la sua genuinità, la sua spontaneità e la sua bravura. Noi due insieme davanti alla telecamera? Sarà una sorpresa per tutti, perché raccontiamo di essere amiche anche nella vita reale, tanto legate ma anche tanto diverse. Ai fornelli lei comanda ed io, da donna che trascorre poco tempo in cucina, subisco le sue bacchettate! Le incursioni nelle aziende, invece, accompagneranno per mano il pubblico alla scoperta della terra di Puglia e dei suoi prodotti di qualità. Buona visione!