Il rumore della memoria

A Carpi, il Museo Monumento al Deportato politico e razziale, 50 anni di arte e impegno civile. La mostra è visitabile fino al 1° maggio 2024

Antonietta Fulvio

CARPI (MO). Il rumore della memoria. Arte e impegno civile per i 50 anni del Museo al Deportato è il titolo della mostra che si apre nel giorno della Memoria, il 27 gennaio, nelle del Museo Monumento al Deportato politico e razziale, al primo piano di Palazzo dei Pio a Carpi.
Un progetto espositivo che è una testimonianza dell’impegno morale dell’arte nel risvegliare le coscienze di fronte al declino delle democrazie in Europa e all’orrore dei campi di sterminio, attraverso una selezione di settantuno opere, tra dipinti, sculture e grafiche, proveniente da raccolte pubbliche e private di autori quali Pablo Picasso, con le incisioni Sogno e menzogna di Franco I e II (1937), Julio Gonzales con il disegno Studio di figura che grida (1941), Corrado Cagli con la serie di disegni Buchenwald (1945), Emilio Vedova con il dipinto Incendio del villaggio (1945).


Curata da Ada Patrizia Fiorillo e Lorenza Roversi, la mostra riporta alla memoria la tragica storia della segregazione razziale in Italia, di cui Carpi è stata testimone. In località Fossoli infatti sorgeva il campo di concentramento per ebrei, voluto dalla Repubblica Sociale Italiana, successivamente trasformato in campo poliziesco e di transito, utilizzato dalle SS come anticamera dei lager nazisti. Inaugurato il 14 ottobre 1973, il Museo, concepito negli anni Sessanta su progetto dello studio BBPR, in collaborazione con Giuseppe Lanzani e Renato Guttuso, racconta il dramma della deportazione nella sua dimensione universale di violenza dell’uomo sull’uomo.
La mostra “Il rumore della memoria” parte da alcune tavole dello studio degli architetti BBPR di Milano (Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto N. Rogers) che firmarono appunto il progetto del Museo Monumento al Deportato politico e razziale. Una struttura unica, frutto dell’impegno civile di artisti che furono anche testimoni degli avvenimenti che rappresentavano, in mostra infatti è possibile visionare i bozzetti originali di Renato Guttuso e Corrado Cagli che, con Alberto Longoni, Picasso e Léger, realizzarono le opere che decorano alcune pareti delle tredici sale del museo. Nell’itinerario espositivo, trovano collocazione le opere pittoriche e scultoree di Giacomo Manzù, presente con il bassorilievo Cristo con generale del 1947, di Sandro Cherchi con la terracotta Figura del 1948, Franco Garelli con il dipinto L’impiccato del 1944, di Mirko Basaldella con il mosaico Furore del 1944, di Corrado Cagli con l’imponente scultura Figura d’uomo databile al finire degli anni quaranta, di Ernesto Treccani con il dipinto La collina del 1943, di Tono Zancanaro con una china della serie “Peragibba” del 1943, di Ennio Morlotti con l’olio Estate 1946.
«Sono queste significative figure che danno vita al primo segmento della mostra il cui spirito “ha inteso muovere le corde – sottolinea Ada Patrizia Fiorillo – facendo leva sulle immagini, anche lì dove le forme, le espressioni degli artisti hanno genesi diverse». A queste si aggiunge il corpus opere di Aldo Carpi, di proprietà del museo carpigiano, realizzate in gran parte durante la sua prigionia a Mauthausen e Gusen. «L’artista – ricorda Lorenza Roversi – dipinge molti quadri per i tedeschi, principalmente paesaggi e ritratti, a cui alterna le immagini di un quotidiano devastante, documentando la vita del lager per lo più a matita su fogli di spartito o su quelli recuperati nell’infermeria: i compagni, l’indicibile sofferenza del muselmann, il prigioniero già in fase di pre-agonia, qualche esterno e anche ‘lampi’ di normalità e speranza». Se le prime due sezioni raccontano il dramma e l’atrocità della guerra e della deportazione, l’itinerario si conclude con uno sguardo alla speranza e soprattutto alla pace, attraverso le immagini di opere dei primi anni Sessanta di Carlo Carrà, di Georges Braque, accomunate dal tema della colomba, simbolo di grande forza per la conquista di un mondo libero e pacificato e di Picasso ancora con un bellissimo Volto di donna realizzato alla Stamperia ‘Il Bisonte’ di Firenze.
“Il rumore della memoria” visitabile fino al prossimo 1° maggio 2024 apre la stagione espositiva del Museo Monumento al Deportato politico e razziale, che ha compiuto 50 anni di impegno civile e di arte ed è un luogo assolutamente da visitare. Abbiamo provato a raccontarvela con l’auspicio che anche immagini come queste possano sensibilizzare le coscienze e che la pace e il dialogo possano abitare in tutte le terre martoriate dai conflitti in corso perché le guerre annientano il diritto alla vita e sono sempre una dolorosa e inaccettabile sconfitta per l’umanità.
Il rumore della memoria. Arte e impegno civile per i 50 anni del Museo al Deportato di Carpi
27 gennaio – 1° maggio 2024
Musei di Palazzo dei Pio
Orari da martedì a venerdì, ore 10-13
sabato, domenica e festivi, ore 10-18
Info musei@comune.carpi.mo.it | 059649955