Le monache di Mattia Barbalaco

Un viaggio tra i luoghi e nonluoghi fisici ed emozionali dell’arte contemporanea

“Tre sono i voti che una suora deve osservare. Il voto di povertà. − Mmmh. − Il voto di obbedienza. − Mmmh. − E il voto di castità. − Eh no! Questo è troppo!” (Whoopi Goldberg)

Dario Ferreri

Mattia Barbalaco, classe 1999, è un giovanissimo artista calabrese di Vibo Valentia, attualmente studente di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, specializzato nella pittura figurativa strettamente realista, che è di recente emerso nel panorama artistico figurativo nazionale (già peraltro inserito da Camillo Langone nei suoi “Eccellenti Pittori”) grazie a svariate mostre personali.


Tra i suoi primi dipinti, ritratti, omaggi e/o reinterpretazioni di opere di grandi artisti del passato ed un ciclo di nudi. Ma è con le personali “L’abito fa la monaca” (2 aprile-7 maggio 2022) e “L’abito fa la monaca – Parte seconda” (19 novembre 2022-28 gennaio 2023), entrambe presso la Blu Gallery di Bologna, che inizia a venir fuori la sua interessante personalità artistica.
“C’è forse qualcuno che non ama le suore? Tutti le adorano. Sono irresistibili” è una delle frasi più famose di Whoopi Goldberg nel film “Sister Act – Una svitata in abito da suora” del 1992; ma in realtà le monache di Barbalaco vanno molto oltre i luoghi comuni: le due personali di cui sopra, infatti, puntano un faro sull’ambiente monastico, ma attingono al mondo di ricordi dell’artista (che ha ricevuto la prima educazione all’interno di una scuola gestita da suore) ed al suo immaginario e rappresentano in maniera interessante il suo POV (Point Of View) nel quale gli abiti, gli occhi, i gesti, le pose, le relazioni ed i banali oggetti della vita quotidiana assurgono a simboli ed archetipi e narrano intriganti storie o ricordi che l’osservatore può ulteriormente arricchire di contenuti.


Le monache protagoniste delle sue opere sono donne che hanno fatto pace o, al contrario, combattono ancora la sensualità della loro natura femminile con la sacralità della veste indossata e degli ieratici riti a cui sono avvezze: i loro occhi talvolta cercano la complicità dell’osservatore, altre volte sono distolti e concentrati nel contesto che stanno vivendo, rassegnati, sereni, emozionati, malinconici od ormai rapiti da un raggiunto stato spirituale superiore.
Certamente la giovane età di Barbalaco prelude a future evoluzioni artistiche, ma il taglio del racconto, efficace e scevro da moralismi e la peculiare cifra figurativa in divenire delle sue opere, risultano accattivanti. Il suo realismo ironico, e per taluni versi provocatorio, è stato da taluni accostato a quello di John Currin e la profondità dell’introspezione interiore dei suoi ritratti a quella di Theodore Gericault.
Un suo grande dipinto, “Il Miracolo di Santa Paola Frassinetti”, è attualmente presso il Santuario di Santa Paola a San Calogero (VV)
È un dono il saper narrare storie anche in opere di piccolo formato, qualità che riconosco a Barbalaco, un artista da seguire e che spero riservi ulteriori piacevoli sorprese in futuro.
Per conoscere in maniera più approfondita il mondo di questo artista vi invito a seguirlo sui social: https://www.instagram.com/mattia_barbalaco/, https://www.facebook.com/mbarbalaco/