Luca Bray. Il soffio. La libertà nel colore
Si è tenuta negli spazi dell’ex Chiesa di San Francesco della Scarpa la personale di pittura dell’artista bresciano trapiantato nel Salento. Le sue grandi tele, realizzate durante la pandemia, sono state in mostra dal 24 agosto al 10 settembre 2021
Antonietta Fulvio
«Non mi piace l’arte che si sovrappone all’arte. Sono entrato nell’ex Chiesa di San Francesco della Scarpa con il massimo pudore e rispetto, creando con l’allestimento una sorta di stand per non essere invadente rispetto al barocco della Chiesa.» Parola di Luca Bray che lo scorso settembre ha abitato gli spazi dell’ex complesso monumentale leccese, in piazzetta Carducci, con una sua personale che ha lasciato il segno.
“Il soffio”, questo il titolo della mostra, inserita nel progetto promosso dal Polo biblio-museale in collaborazione con AMA – Accademia mediterranea dell’attore.
Nato in provincia di Brescia, classe 1971, Luca Bray ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove si è laureato con lode e vanta una carriera espositiva semplicemente strabiliante che lo ha visto esporre in luoghi prestigiosi in particolare in Messico dove ha trascorso sedici anni entrando in perfetta sintonia con i luoghi, il mare.
Una terra caliente e vulcanica come le sue creazioni pittoriche: solchi di acrilici ma anche sabbia e gesso che disegnano percorsi come tracce magmatiche… Luca Bray predilige tele di grandi dimensioni, supporti pittorici anche inconsueti come materassi, barattoli, cancelli, ante di armadi su cui intervenire a mani nude e stendere i pigmenti in assoluta libertà lasciando fluire libero insieme al pensiero le parole che traducono ricordi, emozioni, persone, incontri.
Non c’è da sorprendersi dunque se, di tanto in tanto, emergono dal fondo cromatico parole o frasi, per lo più in italiano e spagnolo perché considerate linguaggi dell’anima che forniscono ulteriori chiavi di lettura alla stessa opera.
La pittura per Luca Bray è carnale, anima e sangue. E, soprattutto, libertà. Libertà emozionale che si traduce anche nel passo successivo della genesi pittorica quando Luca inonda le sue tele, facendo allagare un angolo del suo studio permettendo così ai dipinti di immergersi parzialmente o completamente nell’acqua. Il caso, forse, fa il resto. Probabilmente è la bellezza dell’imperfezione così come quella della vita ciò che l’artista vuole suggerire invitandoci a guardare con occhi nuovi forme e colori, espressione di un universo pittorico in cui decodificare la nostra appartenenza umana.
Sue opere figurano in numerose collezioni pubbliche, tra cui la Jumex Collection, Città del Messico; Museo Antiguo Palacio Del Azobispado, Città del Messico; Museo d’Arte Moderna di Sinaloa; Fondazione Daniel Chappard, Venezuela; Museo d’Arte Contemporanea Morelia, Messico; Museo Amparo, Messico; e la Fondazione Culturale Bancomer, Messico oltre che in numerose collezioni private in tutto il mondo. E dopo il successo dell’esposizione leccese, dal 6 al 24 ottobre è tra gli artisti che espongono al MAXXI di Roma dove si svolge l’evento Swatch Art Peace Hotel, progetto di residenza d’artista di Swatch.