Agesilao Flora, l’artista di Latiano

Quest’anno ricorrono i 70 anni dalla scomparsa di Agesilao Flora (Latiano 1863-Lecce 1952), illustratore, pittore cartapestaio

Raffaele Polo

Settanta anni fa, terminava la sua vita terrena Agesilao Flora. Sicuramente l’artista più presente nelle dimore del Salento, dove la sua firma, in gentili caratteri liberty, campeggia su soffitti, volute, pareti, volte e coperture che esibiscono fresche immagini legate alla mitologia ma che Flora e la sua attivissima bottega, hanno fatto diventare il simbolo delle dimore dei benestanti borghesi che adornano, con il suo acume pittorico, gli angoli più in vista, di rappresentanza, della propria residenza.

Flora, insomma, certifica, grazie alle sue ariose composizioni, tutto un periodo, a cavallo tra le due guerre mondiali, con le proprie velleità di eleganza e ricchezza figurativa, inserendo il carattere dell’epoca in un ricordo di classicismo che non guasta certo negli arredi e nelle stanze di ville, casini e abitazioni sovente pretenziose ma sempre protese verso quel ‘buon gusto’ che non deve mancare, mai. Come tanti salentini che avevano la predisposizione per l’arte, anche Agesilao Flora si era trasferito, per qualche tempo, in una realtà che potesse insegnargli qualcosa di più approfondito. E, abbandonata temporaneamente la sua Latiano, è approdato a Roma, dove ha affinato la sua naturale tendenza alle grandi composizioni ma anche agli ingegnosi giocattoli in cartapesta.

Palazzo Imperiali, la Sala Flora decorata da affreschi del Maestro Agesilao Flora
(fonte:http://www.bibliotecalatiano.it/


Difatti, nel giro di poco tempo (e siamo agli inizi del secolo scorso) la prestigiosa firma di ‘A.Flora’ con l’anno della composizione a completare il sigillo, è apparsa sempre più frequentemente sui muri, sui soffitti, sulle pareti delle ville, delle case di campagna ma soprattutto dei palazzotti della buona borghesia salentina che da Gallipoli (sede scelta dal Flora per la sua prestigiosa ‘bottega’) a Nardò, fino al profondo Sud e al brindisino. Tutti, insomma, hanno fatto a gara per avere gli affreschi del bravo maestro che, inoltre, ha contribuito in maniera determinante alla diffusione di quelle bambole di cartapesta che poi il Guacci avrà la capacità di pubblicizzare e rendere appetibili a livello nazionale.
Flora, con le sue immagini a metà tra il mitologico e il gusto ‘liberty’ così frequente nelle dimore della Capitale, impone una vera e propria moda nel Salento, lasciando il segno in quelle splendide strutture architettoniche con le volte alte e le stanze di grandi dimensioni che si susseguono quasi a seguire un filo conduttore che è dato proprio dalle scelte pittoriche che Agesilao e i suoi collaboratori vanno scandendo in ogni dove.
Anche nella casa dei miei nonni paterni, ad Alezio, vi sono i soffitti affrescati da Flora; e, per tanto tempo, da bambino, sono stato a rimirare le pose classiche di quelle matrone, le volute affascinanti di quegli angeli rubicondi che adornavano gli stanzoni altrimenti troppo grandi, troppo vuoti della vetusta dimora.
Nei saloni destinati alle feste, soprattutto, quei ritrovi a base di rosolio e ‘bocche di dama’, di paste secche o profumo ‘Violetta di Parma’, il contorno, lo sfondo era immancabilmente quello realizzato da Agesilao Flora, con perizia e grande senso della gestione dello spazio.
Fu definito ‘cartapestaio socialista’: ed era un aggiunta prestigiosa alla sua principale scelta di arredatore di soffitti e pareti… Con lui la cartapesta fu utilizzata non solo per opere religiose ma finì per diventare piacevole materiale destinato ad oggetti di compagnia…
Per quel che riguarda il socialismo, poi, le tante iniziative che Flora ha gestito, a favore della società in cui viveva, ne fanno un romantico precursore della idea socialista. Stemperata con la piacevole identità nella quale il maestro si incantava, nei quadri che, nei momenti di quiete, dipingeva e che rappresentavano la natura della sua terra, questa volta non filtrata da esigenze estetiche e di arredamento.