Aspettando la Notte degli Oscar
La Grande Bellezza attende l’Oscar: tanto rumore per nulla?
di Patrizia Miglietta
Sorrentino si, Sorrentino no. Capolavoro degli ultimi anni o semplicemente un bel film che con molti ma si ritrova (da botteghino) a rappresentare l’Italia agli Oscar? Dopo il Golden Globe come Miglior film straniero e la nomination nella cinquina in corsa all’Oscar, La grande bellezza di Paolo Sorrentino attende il 2 marzo tra applausi e polemiche. Per i più entusiasti, la notizia appare un miraggio di rinascita per il cinema italiano. Come se, all’eventuale conquista dell’ambito premio, la situazione cinematografica italiana, d’un tratto, potesse cambiare, riprendere il senso di marcia giusto, far risalire quel senso di bellezza nella settima arte annegata e sperduta nei meandri dell’impercettibile senso creativo. In Italia, il film ha suscitato e continua a suscitare opinioni fortemente contrastanti nonostante sia stato straordinariamente ben accolto dalla critica americana. La difficoltà nel non considerarlo in Patria un capolavoro fa storcere il naso e il linguaggio al maestro Toni Servillo che considera fuori luogo il non godere di un evento simile dopo tanti anni di assoluto silenzio del cinema italiano alla Notte degli Oscar. Ѐ dal lontano 1999, con La vita è bella di Benigni, che non si giunge oltre oceano in visibilio.
Aggiudicarsi un Oscar in un momento così critico dovrebbe inorgoglire tutti, in effetti, ma così non è, perché la crisi delle idee nei circuiti di distribuzione ad ampia visibilità ha oltrepassato ogni tolleranza. Come dire, ci si ritrova in quello stesso esaltante entusiasmo di un popolo affranto dalla politica che, innanzi all’ultimo rigore in porta dell’Italia ai Mondiali 2006, sembrò rinato e riscattato da ogni mortificazione. Se non altro, la speranza è sempre la stessa, continuare da quel momento in poi a gioire insieme, forti nel cambiamento, peccato però che ogni vittoria rimanga costantemente fine a se stessa: nulla cambia, la festa si conclude in fretta per colpa di un Jep che finisce per rovinarla, e allora tutti chinano la testa e si ritorna a casa a luci spente e da soli.
Probabilmente, la rappresentazione cinematografica del nulla, del vuoto, della condizione superficiale in cui versa parte della società italiana persa nella ricchezza, tra eccessi e moralismi incoerenti di uomini al centro della cultura, di donne e vecchi sazi e viziosi strafatti dalla mondanità più oscena, più che una denuncia, il film sembra un’autorappresentazione, un’auto perpetuarsi e celebrarsi sino a esser anche premiati. Sarà che ormai aleggia una certa stanchezza nel vedere il futuro del cinema nella mani dello Star System italiano (esiste!) che padroneggia a discapito del buon cinema, quello per così dire invisibile.
Sorrentino è comunque pronto a giocare questa importante partita confrontandosi con le altre quattro nominations: Omar di Hany Abu-Assad, The Missing Picture di Rithy Panh, Alabama Monroe – Una storia d’amore (The Broken Circle Breakdown) di Felix Van Groeningen, Il sospetto (The hunt) di Thomas Vinterberg. Per loro fortuna, il capolavoro francese del tunisino Abdellatif Kechiche, La vita di Adele, non ha potuto partecipare alle selezioni, escludendosi, così, come potentissimo meritevole rivale.
In caso di trionfo, per festeggiare, Sabrina Ferilli pare abbia espresso l’intenzione di far fare lo spogliarello al regista: il vortice della mondanità e la pellicola trash continua nei bei salotti romani.