IL MAGICO MONDO DEI FISCHIETTI di Claudio Capone
di Antonietta Fulvio
Percorrendo a Lecce via dei Perroni, subito dopo la Chiesa di San Matteo, in direzione Porta San Biagio, una singolare insegna con la scritta “keramos” cattura l’attenzione del passante. “keramos” ovvero creta, materia povera, primordiale tra le prime ad essere plasmate dall’uomo. Quasi fango. In realtà però l’argilla è in grado però di tramutare in forme, pensieri e immagini che appartengano alla natura, o alla fantasia di chi, sfidando la materia amorfa, le dà il volto della propria creatività. Modellare in creta è un’arte antichissima. Tradizione secolare, espressione sì del passato ma anche rito da perpetuare e occasione per guardare al futuro.
E, in questo mestiere antico ha investito tutto il suo futuro il leccese Claudio Capone. “mi è sempre piaciuto manipolare le cose, inventare nuovi oggetti, sperimentare mille fogge da pezzi di argilla che ricevevo in dono. Da ragazzo ho lavorato in un’officina meccanica, ma dopo il servizio militare, mi sono iscritto ad un corso di restauro per dipinti a Nardò. Tra i docenti c’era Giampaolo Buscicchio ed è stato la mia fortuna incontrarlo perché entrando a lavorare nella sua bottega non solo ho avuto modo di apprendere le tecniche del restauro ligneo ma ho scoperto la mia vera vocazione. Nel suo laboratorio c’era una piccola fornace per cucinare la ceramica; all’epoca, può sembrare assurdo, ma ignoravo la fase della cottura degli oggetti in creta. Giampaolo mi fece portare i manufatti per cuocerli nel forno e grazie all’entusiasmo che mi dimostrò, continuai a modellare la creta e a cercare di perfezionare sempre più lavorazione.
Non è certo facile per un autodidatta apprendere i segreti ma sono stato fortunato perché sulla mia strada, oltre a Giampaolo, ho incontrato Antonio Corineo, il più bravo tornitore salentino, che mi ha svelato le tecniche per modellare i fischietti così come si faceva una volta, secondo l’antica tradizione dei figuli. È cominciata così la mia avventura nel fantastico mondo della terracotta e la mia prima bottega in un sottoscala, più avanti sempre in via dei Perroni.
E la passione e il sostegno di tanti amici che hanno creduto in me nelle mie potenzialità mi hanno sempre incoraggiato ad andare avanti, a superare le tante difficoltà. Determinanti sono state anche le esperienze realizzate con l’associazione Raggio Verde con la partecipazione ad eventi espositivi come “Krearte”, “Kontemporanea” e in particolare “Arcu pintu”, da un’idea di Tania Pagliara, un percorso artistico alla scoperta dei luoghi come parte integrante dell’arte. Ricordo la stessa Tania, Maurizio Muscettola, Mario Catania, Grazia Lezzi: eravamo diversi per attitudini e formazione ma lavoravamo insieme, confrontandoci. Ogni volta sceglievamo un posto diverso: era importante interagire con il territorio e io, spesso, per modellare l’argilla utilizzavo non i miei soliti strumenti, ma rami e cortecce di alberi come immaginavo avessero fatto i primi uomini”. Un ritorno alle origini per riscoprire le proprie.
E ancora oggi la ricerca continua, un tempo Capone si limitava a decorare soltanto le campanelle ma, oggi, le modella egli stesso e senza tornio. Rigorosamente a mano, una per una le plasma seguendo le forme tradizionali o rinnovandole aggiungendovi dei particolari originali come le campane gemelle, sovrapposte, che scampanellando producono un effetto sonoro molto particolare. Suono che è possibile sentire solo quando la campanella o i fischietto sono passati nel forno e il grigio della creta si è trasformato in color biscotto, pronto per indossare la veste di colori che l’artista ha già ideato nella mente mentre con delicatezza bagna il pennello nell’acrilico.
E particolarissima è la tavolozza di Capone: azzurri, verdi, rossi, gialli, viola accesi e vitali “perché i fischietti devono poter fare esclamare dallo stupore chi guarda e perché no, far tornare un po’ bambini”. Tra la miriade di delfini, bruchi, elefantini, gnomi…persino l’arca di Noè è un fischietto: ed è davvero impossibile non lasciarsi tentare dalla voglia di provare a soffiarvi dentro …per sentirne la “voce”. Già i fischietti, questi sconosciuti ritrovati anche nelle tombe messa piche, rudimentali giochi per bambini e flauti propiziatori, probabilmente furono costruiti perché il loro sibilo potesse, in qualche modo, congiungere il terreno con l’ultraterreno, essere di buon auspicio anche in un’altra vita”.
Già congiungere il possibile con l’impossibile: ma non è forse quello che accade quando l’idea prende forma? Quando a ben pensarci gli elementi primordiali terra, acqua, fuoco e aria si fondono nel fischietto? Un oggetto apparentemente semplice ma in realtà complicato. L’emissione del suono dipende dalla precisione e dall’abilità del figulo che costruisce il meccanismo sonoro: solo buchi e liguette che devono corrispondere alla perfezione. Ed è sorprendente scoprire come esso sia comune ai popoli del mondo. “Da noi, nel Salento, vi sono antiche fiere come quella della “Capeddha” di Taviano, dedicata agli artigiani figuli, alla quale ho partecipato lo scorso settembre, ma ve ne sono tante anche in altre regioni di Italia. A Vicenza, ogni due anni, si tiene il concorso internazionale del fischietto, i partecipanti possono scegliere poi di donare le opere al Museo dei Cuchi della vicina Cesuna, dove a rappresentanza della Puglia è presente una significativa produzione dei miei fischietti ai quali la giuria popolare nell’edizione 2001 ha assegnato il primo premio”. Una bella soddisfazione. Come quella che gli regalerà la vista dei vasi coloratissimi che Capone ha realizzato su disegno di Claudia Zepp, per la nuova sistemazione di piazza di Vigna La Corte a Carpignano Salentino. E nel 2004, prima di Pasqua, la partecipazione alla mostra del fischietto e alla fiera delle campanelle in maggio, per la festa di Sant’Irene, ma in cantiere anche una personale tematica dove ancora una volta protagonista sarà il fischietto: il suo sibilo che incanta, che ipnotizza imitando ora il fruscio del vento tra le foglie ora quello di un flauto…emissioni al limite del magico, tra fiaba e sogno.
(Pubblicato su Città Magazine, 23 gennaio 2004, Cultura pag. 18)