di Ada Donno
Rosa Luxemburg, nata a Zamosc (Polonia) il 5 marzo 1870, da giovanissima diviene attivista del movimento di sinistra “Proletariat”. A causa della dura repressione che questo movimento subisce, è costretta nel 1895 ad abbandonare la Polonia e ad emigrare, prima in Svizzera e poi in Germania. Quando si trasferisce in Germania, nel 1898, è già un’affermata pensatrice marxista. Tra il 1907 e il 1914 insegna Economia politica, ma ben presto abbandona la carriera di insegnante ed inizia quella di attivista politica nel partito socialdemocratico tedesco. Nel 1914 si schiera contro l’adesione del partito alla guerra, partecipa alle manifestazioni pacifiste e viene arrestata dalla polizia del kaiser Guglielmo II. Abbandona quindi il partito e nel 1916 fonda, con Karl Liebknecht, la “Lega di Spartaco” e poi, nel dicembre 1918, il Partito Comunista di Germania. È alla testa della “insurrezione di gennaio” del 1919, che viene soffocata con inaudita durezza dall’esercito del governo socialdemocratico di Ebert.
Il 15 gennaio, insieme con Karl Liebknecht, viene sequestrata e poi brutalmente assassinata dai cosiddetti Freikorps, i gruppi paramilitari agli ordini del ministro della Difesa, Noske. Il suo corpo viene ritrovato il 31 maggio di quell’anno in un canale di Berlino e sepolto nel cimitero centrale di Friedrichsfelde (ma nel 1935 il cimitero sarà distrutto dai nazisti, e i resti dei sepolti andranno dispersi). Unanimemente considerata “una delle menti più brillanti dell’ideologia marxista” e teorica autorevole del socialismo, Rosa Luxemburg scrisse, fra le altre opere, “L’accumulazione del capitale” (1913), incentrata sull’analisi dell’evoluzione del capitalismo nel ventesimo secolo, caratterizzato dall’imperialismo più sfrenato, dalla concorrenza feroce degli Stati capitalistici per la conquista di colonie e di sfere d’influenza economica, dal sistema dei prestiti internazionali, dal protezionismo economico, dal prevalere del capitale finanziario e dei grandi monopoli industriali nella politica internazionale. L’ultimo capitolo de “L’accumulazione del capitale” è dedicato, significativamente, al fenomeno del militarismo che, secondo Rosa Luxemburg, nel capitalismo non ha solo una rilevanza politica ma anche economica ben determinata, in quanto costituisce “un mezzo primario per la realizzazione del plusvalore”. Militarismo e guerra sono esiti inevitabili del capitalismo nella fase dell’imperialismo. Da qui, il socialismo come una necessità storica e, secondo un’espressione cara alla Luxemburg, il configurarsi sempre più netto dell’alternativa “socialismo o barbarie” per il futuro dell’umanità.