g6fd

Il G6FD?

o il Terremoto prossimo venturo

 

di Francesco Pasca

 

 

Il 6 di aprile del 2009 l’Abruzzo iniziò a tremare alle ore 3:32. Quel tremore ebbe una magnitudo pari a 5,9 della scala Richter, e, il punto della scala di magnitudo del momento sismico fu  pari al 6,3.  L’epicentro fu localizzato nella zona compresa tra le località di Roio Colle, Genzano e Collefracido. Il bilancio definitivo è oggi di 308 vittime, di oltre 1600 feriti e di oltre 10 miliardi di euro di danni stimati. Il danno al patrimonio artistico è tuttora incalcolabile. La nostra conoscenza previsiva, da sempre, nel mondo scientifico è stata e lo è ancora,  definita nel modo di un eufemisticamente “probabilistico”. Quel probabilistico è l’identico sia che si riferisca al mondo di una particella subatomica che a quello delle imprese, dei consumatori, degli abitanti di qualunque parte del mondo. Le mie letture dicono che è possibile definire, con il termine di previsione, la dimostrazione di qualunque teoria insita in un gioco ed a ciò è più che facile ricondursi. La domanda: Se, ad esempio, nel suo probabilistico, una persona avendo il deficit di glucosio-6fosfato deidrogenasi (il più comunemente chiamato favismo) non sa di averlo, quando potrà continuare a vivere? Fino a quando potrà essere dimostrato il suo provabilissimo momento in cui entrerà in contatto, semplicemente, con le fave, sia in farina che in polvere?

È “Qui” che scatterebbe il suo “tremore” ed il suo deficit diventerebbe la probabile “morte” con le temute e pericolose crisi emolitiche. Scoprire le cause, conoscere quindi, farebbe anche diminuire, annullare le probabilità di quella sfortunata concausa.

Raffaele Bendandi (17 ottobre 1893 – 3 novembre 1979), detto anche l’uomo dei terremoti, diceva di aver scoperto come si producono i terremoti e disse di saper predire, con approssimazione attendibile, anche la scossa di un terremoto.Fu appassionato di astronomia e geofisica si costruì da sè un telescopio e, per capire le dinamiche dei moti, anche alcuni giroscopi. Per chi non avesse l’idea pratica di un giroscopio, in breve dirò che è un dispositivo rotante e che, per effetto della legge di conservazione del momento angolare assume il valore di tensore d’inerzia relativo al suo baricentro. La tensione di quell’inerzia, la sua quantità e qualità, l’idea scattò in lui a seguito del terremoto di Messina, quello del 28 dicembre 1908. Raffaele lo “pseudo scienziato” si appassionò da quel giorno ai terremoti e formulò nel 1920 la propria teoria, definita «sismogenica». Secondo la sua testimonianza, che è studio di un’osservazione, quella teoria ebbe origine da una passeggiata lungo il bagnasciuga del litorale romagnolo nel 1919. Lo sguardo attento dell’uomo dei terremoti appurò il salire della marea e ne intuì che nell’attrazione gravitazionale della Luna si potrebbe celare la diretta conseguenza dei sommovimenti. La causa dei movimenti della crosta terrestre la ricondusse all’intuizione di un probabilistico rigonfio.  Il successivo deformarsi lo paragonò al pulsare di un normalissimo tuffo al cuore, al battito momentaneamente anomalo, ad un ampio respiro della crosta terrestre.

I tempi e i ritmi di quelle maree li ricondusse ad alcune dipendenze nonché ai posizionamenti dei corpi celesti in quel momento. La prima previsione di un “tremore” si ebbe per la Marsicail 13 gennaio 1915, risultato di ricerche e di un suo appunto lasciato il 27 ottobre dell’anno precedente.Il 2 gennaio 1924 sentenziò un terremoto nelle Marche, quest’ultimo preannunciato si ebbe con solo due giorni di ritardo. Il sismoparagnosta Bendandi continuò a sorprendere con il metodo del ciclo decennale del Sole, con la scoperta di un nuovo pianeta fra Mercurio ed il Sole e, nel seguito, con il pubblicare persino un trattato: “principio fondamentale dell’Universo”. La descrizione fu accurata e in quel tomo riversò le sue ricerche e, benché avesse previsto il terremoto del Friuli nel 1976, di lui si continuò a trattare come di un ciarlatano.Restano in piedi le sue ultime previsioni, quella di una scossa di terremoto devastante per la città di Roma e delle aree limitrofe per il giorno 11 maggio 2011 e quella di eventi ancor più apocalittici tra il 5 ed il 6 aprile del 2012. Scosse di terremoto, quest’ultime, che colpiranno a macchia di leopardo tutta la Terra. Dal momento che nel 1979, anno della sua morte, nulla trapelava del cosiddetto calendario dei Maya, c’è da stare un tantino preoccupati o in allerta con le congiunzioni la cui somma è fra masse di attrazione enormi destate dal sonno delle rivoluzioni. Ritorniamo ad occuparci dell’Aquila del 1461-62, del 1703 (6.000 morti), del 2009 (308 morti e 38.000 persone assistite). Date e numeri quest’ultimi che hanno segnato il territorio Abruzzese. Se il favismo è il g6fd, che è, e che non sappiamo di avere sin dall’evento della nostra personale probabilità, che comunque possiamo evitare con una conoscenza di quanto è auspicabile d’esser certi nel continuare a vivere fino al provabilissimo e probabilistico nostro personale terremoto, il conoscere nel probabile diviene l’indispensabile.

Detta la perifrasi, in Abruzzo non c’e’ ancora un Servizio Geologico e Sismico regionale. In nessuna delle regioni vi è la cultura geologica. L’investimento sulla conoscenza è l’inadeguatezza alla criticità naturale. Tutto passa attraverso il debole tremore e poi alla burocrazia. Lì dove non c’è ricostruzione si dimentica che vi è anche altro di ricostruire. C’è la voglia di vivere che passa anche attraverso la tragedia del continuare. Mi è capitato di leggere, se ne è parlato, dell’ ordinanza n. 3.857 del 10 marzo 2010, del contributo dello Stato che trasmette agli eredi solo se il de cuius è scomparso prima della pubblicazione del provvedimento. Qui il conoscere non fa né prevenzione né accertamento. Le Bizzarrie di una ricostruzione passano tra ordinanze zeppe di nemici nascosti peggiori dei probabilistici tremori, di burocrazie per comunità e per faide politiche nonché per inchieste giudiziarie. A due anni dalla tragedia Abruzzese, il modo migliore per onorare le tante vittime, la politica delle regioni tragga spunto. Gli studiosi di enigmi traggano spunti. Gli geologi traggano maggiore attenzione. Gli investimenti per la conoscenza del territorio, di una prevenzione dei rischi, passino per una cultura della salvaguardia dell’immenso patrimonio edilizio, storico e monumentale. L’uomo è ben conservato se viene conservato il suo Habitat. Nel terremoto dell’Abruzzo, qualunque “male” di provenienza naturale è come il “favismo” non sarà l’ultimo dei pianeti a soffrirne, non saranno i nostri centri abitati a non essere invulnerabili se la sismica si coniugherà con l’ideologia, se l’idrogeologica si vorrà coniugare con la cementificazione.

La modestia di un uomo di scarsa cultura e di nome Raffaele Bendandi, almeno lui, ha dato la probabilistica soluzione ad un Teorema di nome Terremoto.