Cucire foglie

CUCIRE FOGLIE

L’Arte di Rosamaria Francavilla

di Antonietta Fulvio

 

C’è un altro modo per parlare di Arte, Storia, Tradizione. Della materia e della forma. Della bellezza e dell’anima delle cose che del mondo stesso sono essenza e creazione. Se Arcimboldo concepì le sue Teste composte utilizzando una straordinaria varietà di elementi e forme viventi, bizzarramente combinate, ancora più complessa e geniale è l’operazione artistica che Rosamaria Francavilla  conduce da anni. Per la sua personale ricerca, l’artista leccese utilizza come materiali foglie di carciofo, fette di melanzane e zucchine, fagioli e lenticchie, riso e formati di paste. In una parola: cibo. Cibo che tra le sue mani, abili nel cucire foglie, ad una ad una con pazienza certosina, si trasforma in abito per vestire il corpo, avvolgerlo con una leggerezza che può essere paragonata alla stesura del colore sulla tela. Definirla “arte da mangiare” è fin troppo semplicistico, anche se nelle sue mostre spesso alcuni ingredienti utilizzati per le sue sorprendenti creazioni divengono opere che si cucinano e diventano “pasto” per i visitatori. Già nel 2008, con la mostra “Abiti di gusto”, allestita negli spazi monumentali della Torre del Parco di Lecce, ha affascinato centinaia di visitatori. Con le sue installazioni, pitto-sculture vegetali dal notevole impatto visivo, riesce a far parlare la bellezza della natura che troppo spesso diamo per scontata. Che distrattamente nemmeno notiamo, presi ad ingurgitare, a fare di ciò che dovrebbe essere un rito e un piacere, un consumo veloce, un prodotto commerciale che riempie il carrello della spesa e il nostro stomaco con la stessa superficialità. I frutti della terra, dal semplice peperoncino al pomodoro, dagli ortaggi ai legumi essiccati, ceci piselli e lenticchie, sono lavorati da Rosamaria come se fossero gemme o coralli: trasformati in trame di tessuti preziosi finiscono per tessere corpetti e gonne di vestiti eleganti e seducenti. Già con “Abiti di gusto” è stata capace di unire la bellezza delle forme vegetali con l’estetica del corpo femminile, raccontando storie antiche come antico è il rapporto tra la donna, la cucina e il cibo. Non si deve forse alla donna la nascita dell’agricoltura? Da sempre regina del focolare, da quello mistico dedicato ad antiche divinità per le quali era necessario mantenere vivo il fuoco sacro, a quello profano che la vede da sempre dispensatrice di nutrimento oltre che fonte di vita.

Sacro e profano si intrecciano tra i raspi di grappoli d’uva nell’Abito dei sospiri, che tra meringhe e bocche di dama, lascia spazio all’immaginazione come alla sensualità che regna sovrana anche sulla tavola. Perché il cibo non è forse anche sottile arma di seduzione? E seducono, non v’è dubbio, l’abito fatto di cuori di carciofi fritti, senza pastella, così come quello realizzato con zucchine e melanzane che disegnano la sinuosità del corpo, un corpo reso ancora più femminile come quando a vestirlo c’è il ricamo di preziosi merletti ovvero fili di fagioli finemente intrecciati…è il trionfo di un’esperienza creativa che sollecita i sensi. Arriva all’anima.

Arte e Nutrimento un binomio che è tempo della tradizione e della scoperta, della ricerca e dell’invenzione. Rosa Maria Francavilla osserva con estrema sensibilità le tracce della natura: tramuta foglie di fichi d’india in tessuti originali come i pizzi della nonna; con foglie di cavoli inventa l’abito della festa, impreziosito da una collana di pomodori mentre dorate spighe di grano ondeggiano nell’abito dedicato a Demetra … C’è il sapore e il profumo, l’odore e la storia del Salento nella sua arte capace di vestire la grande Terra madre e la donna di ogni tempo. “Cuoche, fate, bambine, donne, dee, muse, amanti, tessitrici, cuciniere” come si legge nelle belle pagine del catalogo “Pratiche d’arte nel backstage di una cucina” edito da Moscara Associati e curato da Titti Pece, storica e critica d’arte oltre che ideatrice e direttrice del Quoquo Museo del Gusto di San Cesario (Lecce), dove nel 2010 è stato esposto il meraviglioso “Abito di Spighe”.

L’originalità e il tema della ricerca artistica di Francavilla hanno fatto sì che le sue opere fossero esposte a Palazzo Rospigliosi nel 2009, nell’ambito di una manifestazione ideata dalla Coldiretti. E dopo la personale, allestita nelle sale di Castello Risolo a Specchia, lo scorso luglio, alcune sue opere saranno esposte, fino al prossimo 15 settembre, nella collettiva “Km/0. Segni d’Arte a Sud” curata da Anna Cirignola e ospitata negli spazi del laboratorio di Arte e Architettura (ex tabacchificio in via Enzo Ferrari, secondo chilometro, strada per S. Pietro in Lama). I suoi abiti di gusto sono stati indossati da alcune modelle che hanno sfilato per la manifestazione ideata in occasione del X Forum della Coldiretti tra le incantevoli architetture di Villa d’Este a Cernobbio (2011). Un doppio incanto, il fascino antico della Villa cinquecentesca del cardinale Tolomeo Galio, immersa nello splendido scenario del lago di Como, e le creazioni di Rosamaria Francavilla capaci di coniugare natura e storia, fede e leggenda nella contemporanea visione di un’arte che lega, meravigliosamente, passato, presente e futuro.

 

 

(pubblicato su Paese Nuovo, 1 settembre 2011)