Ciao LUCIO

 

Oggi a Bologna, nel giorno del suo compleanno, l’addio al cantautore Lucio Dalla che ha segnato cinquant’anni di musica italiana

Ciao LUCIO

di Antonietta Fulvio

“Pensate che il vero mistero dell’uomo è la vita, anche dopo morto, la morte è la fine del primo tempo, poi ne comincia un altro, il secondo tempo è l’eternità” aveva sintetizzato così il suo pensiero parlando della scomparsa del mitico Ayrton Senna.

La morte è sempre uno schiaffo in pieno viso. Fa male, tremendamente male e ti costringe a pensare, a riflettere sul senso della nostra esistenza che può svanire in un attimo, come sabbia tra le dita. Senza preavviso, Lucio ha finito il suo primo tempo sulla terra. Nessuno lo avrebbe mai immaginato, solo poche settimane  fa lo avevamo visto ritornare sul palco di Sanremo e chi ha assistito al suo concerto a Montreux, il 29 febbraio, tra quelli in programma nella tournée europea che lo avrebbe fatto salire il prossimo 13 marzo sul palco dell’Olympia, a Parigi, mai avrebbe immaginato che il mattino dopo, il primo marzo,  il suo cuore grande si sarebbe fermato. Lasciando  un immenso vuoto.

Cantante, compositore, pianista, clarinettista, attore, regista teatrale, produttore talent scout…una sola parola creativo.

La musica non ha steccati diceva e a lui piaceva fare tante cose e si divertiva se erano diverse l’una dall’altra. Aveva trasformato la sua barca “Catarro”, ormeggiata a Castellamare di Stabia ma sempre pronta a partire, in uno studio di registrazione, aperto agli amici. Andrea Bocelli ci ha creato il suo ultimo disco aveva raccontato alcuni giorni fa in una delle sue ultime interviste al quotidiano Libération, ripercorrendo la sua carriera lunga e straordinaria.

Oggi, l’ultimo atto, il funerale a Bologna. Nella sua Bologna dove da ieri si è visto accorrere  in “piazza Grande” un fiume umano  che silenzioso e addolorato ha sfilato per un ultimo saluto…. in queste ore di profonda tristezza per la scomparsa del cantautore bolognese, che ha portato la canzone italiana nel mondo, l’Italia si stringe e si scopre più unita come spesso capita proprio nei momenti più dolorosi…. La sensazione comune, unanime, è di aver perso uno di famiglia…un amico perché così era Lucio per tutti. Con le sue note ha scandito l’esistenza di intere generazioni… Il suo essere tra la gente…. con la gente….quel suo cantare seguendo il battito del suo cuore grande, libero, zingaro, anticonformista.

 

 

Con la sua musica è riuscito a conquistare tutti, giovani e meno giovani perché cantava la vita, i sentimenti, metteva in note i pensieri più semplici ma anche quelli più profondi, le contraddizioni del proprio tempo che riusciva a decifrare analiticamente e ad interpretare con genialità, assecondandone i cambiamenti inevitabili che scorrono come le lancette d’orologio che non vanno visti con sospetto ma con fiducia aveva dichiarato in una sua ultima intervista a proposito dei generi musicali più amati: l’opera, il jazz, il pop.

Era nato il 4 marzo 1943, una data divenuta anche il titolo della canzone sanremese che lui avrebbe voluto chiamare “Gesù Bambino” ma nel 1971 non gli era stato consentito… E sembra assurdo che proprio nel giorno di quello che doveva essere il suo 69 compleanno ci si ritroverà invece fuori dalla chiesa di San Petronio per dirgli ciao.

Forse nell’aria riecheggeranno le note di Piazza Grande, tra le dieci canzoni scelte e che si diffondono da ieri nell’aria di una Bologna con le bandiere a mezz’asta… Ma in Chiesa no. Come voluto dalla Cei, nessuna canzone solo la lettura del testo de “Le rondini”, la canzone-poesia sul senso della vita che scrisse nel 1990 e che suona oggi – riascoltandola –  il suo testamento spirituale.

Una cosa è certa Lucio è diventato un angelo e non è il titolo di una delle sue canzoni più ironiche…

Già ironico – al punto da scrivere sul proprio campanello commendator Domenico Sputò – quanto generoso – solare, affabile e sorridente con tutti, era sempre pronto ad aiutare e non si tirava mai indietro quando c’era bisogno di lui, gli episodi raccontati dagli amici e da quanti lo hanno conosciuto ci restituiscono in queste ore la sensibilità e la profonda umanità di un artista che non è mai stato un divo ma semplicemente se stesso. Un uomo capace di ridere dei suoi difetti ma di passioni vere come lo sport, il suo Bologna e la Virtus pallacanestro, la nazionale cantanti, la formula uno e di una fede pura e incrollabile: ogni cosa, anche la possibilità di meravigliarsi, era un dono del cielo…

Amante della musica e dell’arte, della cultura e di quei dialetti tra i quali avrebbe voluto mescolarsi… amante del mare dalle isole Tremiti, legame affettivo con la Puglia, al mare del golfo di Sorrento dove un giorno per caso approdò e nacque uno dei suoi capolavori, Caruso, omaggio alla amatissima Napoli e alla napoletaneità più autentica, oltre che al tenore che conquistò l’America… Un gioco di parole come nel suo stile, DallAmeriCaruso, il titolo di quell’album live registrato proprio negli Usa che conteneva brani stupendi tra i quali Cara, Futura, Anna e Marco, Tutta una vita, Se io fossi un angelo, Stella di mare, 4 marzo 1943….perle musicali di rara bellezza che non ci si stanca mai di ascoltare, perché questo è il segreto quando la musica è vera. Amore puro e non semplice artificio di stile.

Fine intellettuale, capace come pochi a passare dal jazz alla canzone popolare, alla lirica… Lucio ci lascia una grande eredità. Un patrimonio immenso. Le canzoni che ci ritroviamo, in questi giorni più che mai, ad ascoltare e riascoltare. Un elenco lunghissimo. Non avrebbe senso sceglierne una o una dozzina. Le canzoni di Lucio sono come stelle brillano di luce propria, sono narrazioni per immagini vestite di note che accarezzano l’anima. Dalla prima all’ultima, con Pierdavide Carone che lo ha visto ritornare anche in qualità di direttore d’orchestra a Sanremo. Lui che è stato anche attore, autore di sigle televisive e colonne sonore per film di successo e maestro d’opera con  Tosca amore disperato dopo aver diretto Pulcinella di Stravinski e l’ Arlecchino di Busoni.

Lucio aveva il poter di infilare le note sul pentagramma con una fantasia e una portata innovativa che lo ha fatto attraversare e resistere alle evoluzioni della musica pop. E poi la sua voce – ahi quanto ci mancherà quella voce –  capace di perdersi tra fraseggi così particolari, originali, unici… E poi i testi mai banali e i suoni, mai meramente commerciali  ma miscelati anche a quelli della natura – sono stati una ventata fresca, una brezza primaverile capace di riscaldare la tristezza e il grigiore della vita normale quotidianamente normale… Forse in quest’accenno di primavera, che fa risvegliare un Paese che è in piena recessione, il vuoto che lascia e la malinconia di averlo perso ci attanaglia ancora di più il cuore.. Se n’è andato un pezzo di Italia che sapeva sognare e osava amare. Che non si vergognava di cercare la spiritualità e la parola di Dio tra le mura della casa di San Francesco al quale aveva chiesto le ali per volare…Siamo sicuri che San Francesco ha esaudito il tuo desiderio…Lucio tu hai volato al di sopra della grettezza con il tuo talento e la tua arte sei sempre stato ad un passo dal cielo…sei riuscito a volare al fresco delle stelle e anche più in là…oltre quel cielo che ti ha accolto e dal quale forse riuscirai a vedere e a sentire  l’affetto e la riconoscenza di un Paese intero… Grazie Lucio, semplicemente grazie per i tuoi gesti d’amore.

(foto: Lucarelli)