Salve in scena. Se il teatro è ribellione e catarsi

Domenica 6 settembre, a Salve (Le), presso il teatro all’aperto ‘I Trappiti’, la Compagnia SALVE IN SCENA
 
ARTE IN SCENA 3. DISAGIO SOCIALE, RIBELLIONE E CATARSI

 
Recitazione, prosa e canto per parlare di disagio e di ribellione. Il teatro come denuncia e come cura, catarsi, armonia con il sè. Da questo assunto, per il terzo anno consecutivo, la compagnia “Salve in scena” domenica 6 settembre, con sipario alle 21,  salirà sul palco del teatro all’aperto “I Trappiti” , a Salve, per dar voce a sentimenti senza tempo e senza luogo attraverso la penna e le voci di autorevoli scrittori. In scena, è il caso di dire, due giganti del teatro classico quali Henrik Ibsen e Luigi Pirandello ed un giovane e promettente autore contemporaneo Matteo Greco.
 
Lo spettacolo, ideato e diretto da Antonella Oceano con la collaborazione di Cesarea Rizzo ed Elisa Maggio, vedrà protagonisti la stessa Maggio e Francesco Raone, accompagnati dalle note di Lucia Negro. Ad introdurre ogni singolo brano la voce di Andreina Brigante.

 
Il tema  – spiega la regista  – è provocatorio e ambizioso: provocatorio perché si vuole invitare chiunque a provare a liberarsi da ogni tipo di sottomissione; ambizioso, perché ha la pretesa di riuscire – attraverso l’arte – a raggiungere quella catarsi, quella purificazione, a cui tutti aspiriamo. I brani scelti sono due classici della drammaturgia: “Casa di bambola” di Ibsen  e “La carriola” di Pirandello e in chisura il racconto di “Teresa tarantata”, tratto dal libro “C’era infinite volte il Sud” di Matteo Greco.
 
Casa di bambola: Nora, moglie amata e vezzeggiata dal marito, Torvald, a sua insaputa ha contratto un debito con un tal Krogstad, falsificando la firma del padre per pagare il soggiorno in Italia, necessario alla guarigione del marito. Scampato il pericolo del ricatto da parte di Krogstad, ma resasi conto che il marito non l’avrebbe protetta in caso di uno scandalo, decide di lasciarlo prendendo in mano le redini della sua vita.
 
La carriola: un uomo racconta con fare misterioso, una mania che da qualche giorno lo tormenta. E’ un avvocato, professore di diritto, rigoroso nel lavoro e nella vita, il quale si ritrova a riflettere sulla propria condizione e sente di vivere una vita non sua. Egli si concede solo quella piccola trasgressione, che lo estrania per qualche momento dalla sua realtà e lo aiuta a sentirsi libero.
 
Teresa, tarantata: ‘Teresa è stata morsa dal ragno’, dicono i suoi compaesani, che la vedono dimenarsi davanti a loro. Ma lei ha chiara coscienza del proprio malessere, e invita tutti loro a capire che non dipende dal ragno, ma da un disagio sociale e personale profondo, dal quale riesce a fuggire con estrema dignità con l’atto del ballo, che rivendica con forza.
 
red. Arte e Luoghi