Un siciliano risveglio di bellezza

Le variazioni cromatiche del paesaggio
di Sicilia aspettando la Primavera

di Dario Bottaro

Ci sono luoghi che in determinati periodi dell’anno esprimono se stessi nella maniera più eccelsa e grandiosa, lasciando stupiti coloro i quali si ritrovano a percorrerne strade, sentieri e antiche trazzere della Sicilia. Una terra che sembra addormentarsi in alcuni mesi dell’anno ostentando un fascino austero, determinato da colori più scuri di quelli a cui solitamente siamo abituati.

L’autunno e l’inverno fanno della Sicilia un luogo unico per atmosfera e paesaggio. Dal verde scuro dei boschi, spesso avvolti in un sottile velo nebbioso – mostrando quasi di aver perso brillantezza – al marrone delle lunghe distese dei campi coltivati a vitigni, mandorli, ulivi o semplicemente grandi appezzamenti di nuda terra, che fanno da collegamento tra un paese e l’altro, scendendo dai dolci declivi delle colline alle valli o inerpicandosi per le alture dei monti Iblei – trapuntati dal grigio della roccia calcarea – dei monti Peloritani o delle Madonie ammantate dal fitto verde delle aree incontaminate e dell’Etna, l’incontrastata maestà di bianco vestita che domina il mare e si staglia alta e imponente verso l’azzurro del cielo.

è un paesaggio povero, a tratti malinconico, quello della Sicilia autunnale e della stagione fredda. Eppure agli occhi dei viaggiatori essa appare di una bellezza sobria e al tempo stesso elegante e solenne. L’intensità della luce va in forte contrasto con una terra che attende l’acqua, che si spacca sotto i raggi forti del sole e che attende il suo risveglio, dettato dal tempo della natura che saprà regalare nuovamente, nel suo eterno ciclo di vita, il colore della gioia e della speranza, la brillantezza dei prati puntellati di fiori, papaveri, margherite gialle, fresie e ferule che poco a poco torneranno a primeggiare nel verde manto della terra, cambiandone completamente l’aspetto.


Mettersi in viaggio per la Sicilia nella stagione primaverile, significa accostarsi a numerosi quanto repentini mutamenti. Ci saranno zone ancora brulle, dove è più lento il processo di rinascita, mentre in altre già verso fine febbraio e per tutto il mese di marzo, la natura esploderà in una moltitudine di colori e di profumi che non hanno paragone con altri luoghi al mondo, e così sarà fino a tutto il mese di maggio, dove la primavera – finalmente – verrà salutata in diverse città con manifestazioni importanti ed eventi culturali. Per citarne una, probabilmente la più conosciuta essendo entrata nel patrimonio dell’umanità, la grande Infiorata della città di Noto (SR) che attira migliaia di turisti da ogni parte del mondo. Dicevamo però della fine di febbraio, i giorni del risveglio che porteranno al primo tepore di marzo e nella Valle dei Templi di Agrigento si svolge la grande festa del Mandorlo in fiore, una manifestazione che negli anni è cresciuta talmente tanto che ha travalicato i confini delle nazioni, ed ogni anno centinaia di gruppi folcloristici sfilano per l’antica via Atenea nei loro costumi tipici, per uno spettacolo del mondo, ma unico al mondo.
Sul finire di febbraio e per i mesi successivi, il paesaggio naturale della valle dei Templi regala ai visitatori immagini e scorci di unica bellezza, le cui tinte variano dal bianco al rosa chiaro dei fiori di mandorlo, al giallo delle margherite spontanee che crescono silenziose e quasi timide accanto alle rovine degli antichi templi greci, punteggiando di colori brillanti l’intero percorso della Via Sacra e le campagne circostanti che dalla valle salgono verso nord in direzione dell’antica Girgenti il cui colore predominante è quello dell’argilla e del tufo nelle varianti del marrone chiaro fino a trasformarsi nel bianco dei fregi e delle decorazioni di chiese e palazzi, celebrando la grandezza di artisti che hanno reso unico questo territorio con la loro arte. Parlando di valli – la Sicilia – anticamente suddivisa in valli denominati Val Demone, Val di Mazara e Val di Noto, si mostra con paesaggi mozzafiato in tutto il suo territorio. Se da Agrigento ci spostiamo verso est, in direzione di Ragusa, Noto e Siracusa, non possiamo immaginare lo spettacolo della natura che esplode nei suoi meravigliosi colori di primavera. Qui il rosa di alcuni alberi da frutto diventa più acceso, il bianco è ancora più brillante o forse questo effetto è dato dalla coabitazione di questi elementi naturali con monumenti dal colore dorato, o di quelli realizzati con la pietra di Modica o con quel materiale lapideo chiarissimo estratto dalle antiche cave aretusee. Pietre le cui tonalità variano dall’ocra gialla al bianco rosato, al bianco splendente della pietra di Siracusa il cui opposto troviamo a pochi chilometri da questa città, nella vicina Catania che della pietra lavica dell’Etna ha fatto il suo trionfo. Questa varietà di colori coinvolge come una sinfonia i nostri sensi, frutto di un’armonia che nei secoli l’uomo ha realizzato grazie al continuo dialogo con la natura. Una natura che è madre e figlia. Una natura che ha fatto sì che l’uomo potesse prendere il meglio da essa, rispettandone i tempi e i ritmi. Così quando la natura si addormenta nell’autunno e poi scivola lenta nell’inverno, sembra quasi di rivivere il mito che nella storia si racconta di volta in volta e che è patrimonio di tutto un popolo. Sembrerebbe quasi vivere il mito di Demetra e Kore. Madre e figlia separate da una volontà divina per sei mesi all’anno. Così, quando Kore è costretta a tornare nelle viscere della terra, il dolore di Demetra si manifesta nella desolazione del paesaggio, mentre quando ella torna tra le braccia della madre, la natura esprime orgogliosa la sua bellezza. Risplendono la gioia e la vita, il continuo rigenerarsi e rinascere con una profusione di colori e profumi che invadono ogni angolo di questa meravigliosa Sicilia.