Glossario al tempo del Coronavirus
L’importanza delle parole
Giovanni Bruno
Le riflessioni del psicoterapeuta
Cominciamo dall’inizio di questa narrazione.
I coronavirus sono una grande famiglia di virus, possono provocare varie malattie, alcune molto leggere come il raffreddore o lievi stati febbrili, altre ben più gravi comunque legate all’apparato respiratorio.
Il nuovo Coronavirus, quello che a noi interessa in questo momento, è un nuovo ceppo, mai identificato prima, che può determinare una sindrome respiratoria grave.
Zoonosi: è quella malattia infettiva che viene trasmessa dall’animale all’uomo. è ciò che è accaduto con il nuovo coronavirus. Già solo questo dovrebbe farci riflettere: l’uomo invade e colonizza sempre più spazi e ambienti che hanno un loro ecosistema con un equilibrio consolidato fin dalla notte dei tempi e tutto ciò porta ai disastri che stiamo subendo ora.
Crisi sanitaria: è quella che tutti viviamo nel presente, ma di più l’ONU ne ha dato la seguente definizione:
Crisi sanitaria globale diversa da qualsiasi altra in 75 anni di storia delle Nazioni Unite.
Responsabilità: il Governo italiano e a seguire i Governi di moltissimi Stati stanno chiedendo responsabilità nei comportamenti individuali. E questo si traduce in limitazioni, sacrifici, gravi rinunce da parte delle popolazioni per contenere al massimo la ormai dichiarata pandemia.
Silenzio: la quiete, la calma, il rallentamento ha invaso le nostre città, i piccoli comuni, le frazioni, i borghi.
Il vuoto delle vie, delle piazze, degli incroci contrasta fortemente col pieno doloroso degli ospedali, delle case di cura, delle case di riposo dove anziani sono decimati dal virus che aggredisce senza tregua.
Primavera: la primavera sembra non sapere non accorgersi del virus. Dopo il letargo dell’inverno tutta la natura rinasce . I colori sono più vividi, illuminati da una luce rosata e tuttavia i parchi sono chiusi, i giardini pubblici delle città inaccessibili. Le persone però sono chiuse nelle case per legge e tutto si traduce in un ostacolo alla vita sociale di un tempo. Addirittura la modalità di esperienza interpersonale di prima del virus ci appare adesso come un baratro, un precipizio.
Resilienza: termine forse abusato ma mai come in questo momento è il caso di usarlo. Stiamo attraversando una tempesta, non c’è vento, non ci sono tuoni o fulmini ma dobbiamo difenderci lo stesso da un nemico subdolo e invisibile. Cerchiamo dunque di essere strategici, affrontiamo la quotidianità compartimentandola, e dedichiamoci a ogni segmento con serenità, con una buona disposizione d’animo, compiendo anche dei piccoli rituali che ci terranno compagnia nella giornata.
E non dimentichiamo la nostra dimensione spirituale, tutto ciò che va oltre la materia tangibile e che si traduce nello scopo di esistere per ciascuno di noi.