Premio Zavattini
Il mare che non muore di Caterina Biasiucci, Lo chiamavano Cargo di Marco Signoretti e L’angelo della storia di Lorenzo Conte sono i tre progetti vincitori della quarta edizione del Premio Zavattini (2019/20).
Il racconto di una rinascita femminile interiore attraverso l’immersione – fisica e psichica- nel ricordo di una vita passata che si rende attuale nel presente è il tema trattato da Caterina Biasucci. Un progetto premiato “per la sua originale e suggestiva rielaborazione della memoria familiare e autobiografica, che intreccia il tempo della storia e il tempo dell’esistenza sotto il segno dell’identità femminile”.
Meta-western e picaresco, il cortometraggio di Marco Sgnoretti, che ricostruisce sulla base di immagini e suoni d’archivio il viaggio di un cineasta nel Mezzogiorno degli anni ’60, è stato apprezzato “per l’umorismo che lo connota, una sensibilità alla storia sociale e un’attenzione al cosiddetto cinema minore italiano, qui visto attraverso gli Spaghetti western”.
Lorenzo Conte, invece, partendo dall’ultimo discorso alla nazione di Allende e rievocando gli eventi dell’11 settembre 1973 che portarono alla dittatura di Pinochet, è riuscito a dar vita ad un progetto che vuole essere fonte di memoria e di riflessione per l’oggi, in un epoca di sovranismi e ritorno dei fascismi non solo in America latina, ma in tutto il mondo.
La premiazione è avvenuta lo scorso 20 ottobre nell’ambito della cerimonia conclusiva dell’iniziativa dedicata al riuso creativo della memoria d’archivio, quest’anno svoltasi in collaborazione con “L’Aperossa UnArchive”, nel Teatro della Garbatella a Roma, nel pieno rispetto delle misure antiCovid. Oggi più che mai è importante dare valore alla memoria e ricontestualizzare, attraverso la creatività, le opere del passato per per farle vivere nel presente diventa anche un modo per ricostruire identità sociale e storia.
Le tre opere premiate sono state costruite peraltro nell’ambito di una complessità particolarissima, da un lato il lavoro a distanza e solitario cui ci ha costretti la pandemia da Covid-19 dall’altra la libertà di utilizzo tematico e di approccio personale al lavoro sulla base di materiali archivistici concessi gratuitamente dai partner dell’iniziativa.
Sul palco del teatro della Garbatella sono saliti Vincenzo Vita, presidente dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Antonio Medici, direttore del Premio, Gianfranco Pannone, presidente della giuria esaminatrice, Enrico Bufalini, direttore archivi Istituto Luce Cinecittà, Stefania Parigi (docente dell’Università Roma Tre e componente della giuria), Aurora Palandrani e Luca Ricciardi (cda AAMOD) che hanno ricordato il valore di riutilizzo dei materiali attraverso l’opera d’ingegno e il talento delle nuove generazioni.