Siracusa in festa. È il 13 dicembre, è Santa Lucia

L’atmosfera, la processione per le strade di Siracusa, i segni della devozione alla Santa della Luce. Il racconto della festa prima del Covid

Dario Bottaro

Scrivere di Santa Lucia è un’esperienza particolare per un siracusano devoto, quale è il sottoscritto. Specialmente in questo periodo particolarmente sofferente per l’intera umanità e per la nostra nazione, non è facile tentare di scrivere in modo lucido, oggettivo, senza scadere nel sentimentalismo.

Nello scorrere di queste righe proverò a descrivervi la festa più sentita e partecipata della mia città, Siracusa, la festa di Santa Lucia, andando a ritroso nei ricordi, perché quella di quest’anno sarà una festa diversa, dove molte cose mancheranno, soprattutto le manifestazioni esteriori, quelle che rappresentano i siracusani, che ci fanno sentire viva la nostra fede, nel giorno più importante ed emozionante per la città intera: il 13 dicembre.
Santa Lucia è per prima cosa la Concittadina d’eccellenza, colei alla quale noi tutti ricorriamo nei momenti più bui della nostra vita, è la santa della Luce, quella guida, quel faro che illumina il cammino di un intero popolo, quella sentinella che protegge la sua città natale, quella stessa in cui per supremo sacrificio d’amore verso Gesù Cristo, andò incontro al martirio e versò il suo sangue.
Quel sangue versato dalla giovinetta il 13 dicembre del 304, pochi anni prima dell’editto di Costantino del 313 che consentiva il pubblico culto ai Cristiani, ha reso florida questa terra.


Dinanzi al suo sepolcro per secoli si sono avvicendati uomini e donne d’ogni estrazione sociale, perché in lei tutti hanno visto la sorella, la compagna di viaggio, l’amica pronta a sostenere e ascoltare le necessità del suo popolo. Non è un caso se dopo più di 1700 anni, ancora oggi, è una delle sante più amate e conosciute in tutto il mondo cattolico e celebrata anche nella Chiesa d’ Oriente e in quella Anglicana. Lucia è colei che possiamo sentire vicina in ogni momento, per ogni nostra necessità. Nella città di Siracusa il clima di festa inizia a farsi sentire già dalla fine di novembre, che con giorno 30 segna l’inizio della Tredicina alla santa, una pia pratica devozionale ancora oggi molto in uso nelle chiese cittadine e specialmente nel Santuario a lei dedicato, quella Basilica e quel Sepolcro che, nel quartiere della Borgata che ne porta il nome, si innalzano davanti agli occhi sbalorditi dei fedeli e dei turisti, nella loro bellezza antica. Sono testimonianze di storia, una storia di fede che la devozione ha plasmato secondo il linguaggio dell’arte, dai tempi più remoti a quelli più recenti.
Le due chiese, sorte a poche decine di metri l’una dall’altra, sono la testimonianza dei fatti avvenuti quel 13 dicembre del 304, testimoniati dall’epigrafe di Euskia risalente al V secolo e poi ancora dai tanti devoti che nei secoli hanno attraversato questi luoghi alla ricerca di una grazia, di un segno, di una benedizione. Siracusa si veste a festa, nell’attesa che arrivi il giorno tanto desiderato, per un intero anno. I rintocchi delle campane hanno un suono diverso, nell’aria c’è l’atmosfera di chi gioisce perché tra poco, rivedrà e riabbraccerà una persona importante, perché questo è per i siracusani Lucia, una persona di famiglia. Le luminarie colorano le tante strade che percorre la processione, illuminano di riflessi sfavillanti i profili dei palazzi, i negozi fanno a gara per realizzare vetrine che possano rendere onore alla Santa Patrona, in un tripudio di colori e di prelibatezze che ricordano le tante storie e le tradizioni che sono legate al giorno della festa. Così nelle pasticcerie e nella case si rinnova la tradizione della “cuccìa”, il dolce tipico fatto con ricotta e granturco e arricchito di canditi o di pezzetti di cioccolato. Intanto il tempo scorre, i giorni passano e le emozioni crescono negli occhi e nel cuore della città. Il giorno della vigilia, il 12 dicembre, si vive la prima grande emozione. Alle 11.30 dentro la Cattedrale gremita di persone si compie il rito che apre ufficialmente i festeggiamenti luciani, la Traslazione del Simulacro argenteo dalla sua Cappella fino all’altare maggiore. Sin dalle prime ore del mattino molti uomini si riuniscono in piccoli gruppi, segnando i lori nomi per far parte della lista dei 48 portatori che avranno l’onore di portare sulle loro spalle il dolce peso della Santa, nel breve tratto che separa la Cappella dall’altare maggiore. Pochi metri sì, ma vissuti con intensa emozione, perché all’affacciarsi dell’argentea statua dal colonnato ricavato nell’antica cella del tempio di Atena, le emozioni esplodono in un lungo fragoroso applauso e le invocazioni si susseguono incessanti al grido di “Sarausana jè!” – Siracusana è – mentre lentamente Lucia incede fra due ali di folla, stretta nell’abbraccio della sua città che si emoziona e si commuove nel vederla così splendente, bella e maestosa. Il rintocco della campanella d’argento, segna l’inizio dello spostamento del Simulacro, le spalle dei portatori sono pronte per accogliere le lunghe travi che sorreggono la pesante cassa d’argento sulla quale campeggia in cima la statua della Patrona. Tre colpi di campana e il Simulacro viene alzato. Il fiato rimane sospeso, si compiono le manovre giuste affinché i “berretti verdi” – i portatori di Santa Lucia – siano correttamente sistemati per iniziare ad incedere nella navata centrale della Cattedrale. Ancora altri colpi di campana, ancora grida di invocazione e pian piano il Simulacro raggiunge il presbiterio per l’ultima manovra. Sarà portato sopra i gradini ai piedi dell’altare maggiore in un’unica tappa, nessuna fermata se non lassù, al centro dell’altare parato a festa, con il paliotto d’argento e gli alti candelieri che le faranno da cornice. Il rito è compiuto, Santa Lucia è sull’altare maggiore, verranno sistemati i fiori e le candele, tantissimi bambini verranno presentati a lei, innalzati dalle braccia forti dei collaboratori della Deputazione della Cappella di S. Lucia, per la gioia e l’emozione grande dei genitori che a Lucia affideranno i loro figli.
La solennità è sempre più vicina, si attende il giorno successivo, il 13 dicembre.
Dalla mattina presto piazza Duomo brulica di gente che cerca di guadagnarsi un posto per la celebrazione del solenne pontificale, c’è la banda che annuncia il giorno di festa, ci sono i tanti devoti che iniziano a farsi vedere per le strade, pronti per affrontare il lungo cammino che porterà il Simulacro argenteo dalla Cattedrale al Santuario della Borgata.
Alle 15.30 esatte la piccola “vara” con le Reliquie della Santa si affaccia sul portale centrale della Cattedrale barocca, le possenti colonne di pietra sembrano rimpicciolirsi davanti a questa moltitudine di uomini, donne e bambini che fissano il loro sguardo sul sagrato della chiesa, nell’attesa di vederla comparire. Si sente in lontananza il campanellaio che detta il ritmo ai portatori e poi si odono le grida di invocazione e quel “Viva Santa Lucia” ripetuto decine e decine di volte, senza mai stancarsi, dalle voci dei portatori che si alternano in questa antica melodia tutta siracusana. Il sole bacia la grandiosa facciata del Duomo, ormai è il momento, il rintocco dei sacri bronzi annuncia la festa, eccola è lì, proprio sulla soglia della Cattedrale, appare così, fiera e luminosa nel suo incedere, solenne nella sua bellezza antica, colei che il Vicerè di Sicilia e Duca di Maqueda definì come “la più bell’opera d’Italia”, è tutta per il suo popolo. Esplodono gli applausi e la commozione scioglie il cuore di molti in lacrime di gioia che rigano il viso, ci si guarda l’un l’altro, ci si conforta e sostiene con uno sguardo di comprensione. E’ un continuo gioco di sguardi, Lucia che guarda la sua città, e la città che ammira la sua Avvocata e Patrona, battendo come in unico grande cuore.
Lentamente la processione si fa spazio tra la folla, poco per volta avanza per lasciare piazza Duomo e iniziare il cammino processionale lungo il quale Lucia riceverà gli omaggi dei suoi devoti, fiori, preghiere, e tanti sorrisi. E’ Siracusa, è la città di Lucia che l’abbraccia e le fa da scorta fino a tarda sera, quando raggiungerà il Santuario sorto sul luogo del martirio. Ad accoglierla ancora migliaia di persone, un’intera comunità parrocchiale al suo servizio e al servizio dei tanti devoti e pellegrini che per otto giorni sosteranno presso questa chiesa, si inginocchieranno dinanzi a lei, nella Basilica o nel più piccolo Tempietto del Sepolcro. La chiesa parata a festa con lunghi drappi rossi e il grande tosello rosso dell’altare maggiore renderanno ancora più solenne questo luogo dove ogni cosa parla di lei, dove si percepisce forte la sua presenza. Al termine dell’ottavario il 20 dicembre il Simulacro farà ritorno in Cattedrale, accompagnato dal solito bagno di folla, ma questa volta il percorso della processione farà due soste molto sentite, la prima presso il Santuario della Madonna delle Lacrime, la seconda presso l’Ospedale Generale Umberto I.
Nel primo l’incontro tra la Madre e la Figlia, alla presenza della sezione dell’Unitalsi di Siracusa che rende omaggio a Santa Lucia, nel secondo la toccante visita del Simulacro ai degenti dell’ospedale, molti di loro affacciati ai balconi o alle finestre, abbracciati ai loro parenti, tutti ad applaudire e a pregare la Santa perché possa alleviare le loro sofferenze. L’uscita dal viale dell’ospedale sembra essere ancora più trionfale, stretta tra la folla Lucia è acclamata da ogni dove, dall’alto dei balconi, come dalla folla che amorevolmente a lei si stringe per accompagnarla nel suo cammino.
Il tragitto prosegue dettato dal suono della campanella e dalle marce sinfoniche della banda musicale alle quali non di rado i portatori rispondono facendo incedere il pesante Simulacro a passo di musica. La processione dopo lunghe ore raggiunge il ponte Umberto I, che segna il limite fra la terraferma e l’isolotto di Ortigia, cuore della città, sede dell’antica acropoli greca dove si innalza la Cattedrale, pronta nuovamente ad accogliere la Santa Patrona. Le ultime centinaia di metri del tragitto processionale sono commoventi perché i portatori non si fermano nell’urlare con tutto il fiato “Sarausana jè” e ad invocarla in coro con il “Viva Santa Lucia” fino a raggiungere il sagrato della Cattedrale. Qui la folla attende il rientro, la chiesa è già gremita di tanti fedeli che desiderano partecipare alla chiusura della Cappella. Sono istanti che rimangono impressi nella mente e nel cuore. Il rumore dei ferri che indicano lo spostamento delle travi che fino ad allora hanno condotto il Simulacro per le vie di Siracusa, segna l’inizio delle operazioni di sistemazione della grande statua. Ancora pochi minuti e Santa Lucia verrà condotta all’interno della settecentesca cappella decorata di marmi, che per tutto l’anno la custodisce. Ancora pochi istanti e una volta in loco, le pesanti porte di bronzo verranno chiuse, il bel Simulacro occultato alla vista dei fedeli. Lentamente, accompagnato dal popolo in preghiera, il Maestro di Cappella chiuderà quelle pesanti porte e tutti saluteremo Santa Lucia con il nostro arrivederci nel cuore.
Sono questi i momenti che scandiscono la festa più importante della città che quest’anno, ai tempi del Covid, verrà vissuta con rigorose misure di sicurezza per contenere la pandemia. Una cosa è certa, il virus non conterrà la devozione e la fede dei siracusani per la loro Santa Patrona. è il 13 dicembre, è Santa Lucia!