Alla scoperta delle grotte a Santa Maria di Leuca

Girovagando a Finibusterrae

Veronica Di Maglie

SANTA MARIA DI LEUCA (LECCE). Sono proprio gli occhi di una turista nel Salento a descrivere l’esperienza dell’escursione alle grotte di Santa Maria di Leuca. È incantevole riconoscere il volto di un luogo nella natura umana delle persone che lo abitano, osservare i lineamenti paesaggistici e percepirne l’armonia con il clima interiore. Per quanto sia vero che in superficie emergano esplicitamente solo le differenze morfologiche dei territori, la natura custodisce nella profondità della sua essenza le tracce del passato che, inevitabilmente, accomunano i lineamenti storici dei luoghi.


Non è raro che i paesaggi tra loro si incontrino, si ascoltino e si raccontino, nonostante essi siano fisicamente immobili, poiché spesso la voce di un luogo diventa quella di una persona, la quale dona un’anima ad un corpo scientificamente definito inanimato.
Il punto di riferimento del panorama di Santa Maria di Leuca non può che essere il faro di Leuca che è considerato il secondo faro più importante d’Italia, dopo la Lanterna di Genova. Esso raggiunge un’altezza pari a 102 metri sul livello del mare di Punta Meliso, luogo in cui si abbracciano il Mar Ionio e il Mar Adriatico.
Le Grotte di Leuca si dividono in due Versanti: quello di Ponente e di Levante; esse sono accarezzate dai due venti dominanti: la tramontana e lo scirocco, che maggiormente influiscono sul movimento del mare, sul livello dell’acqua, sulla temperatura e sulla salinità.
Sulla costa appaiono le antichissime torri che i Salentini costruirono per segnalare e difendersi dalle invasioni turche. La torre dell’Omomorto (o torre vecchia) è una delle più antiche torri d’avvistamento e di difesa del territorio. Gli antichi, mediante l’uso dei colori, dotavano tali torri di una segnaletica di sicurezza, creando un vero codice di comunicazione per la difesa del territorio. Il colore giallo era simbolo di pericolo e di una probabile minaccia; il rosso, invece, rivelava un imminente attacco nemico.
La Grotta del Diavolo si trova su Punta Ristola, oltretutto è accessibile sia via mare che via terra attraverso un’apertura naturale. Il nome deriva da una leggenda popolare, che attribuiva alla presenza di entità demoniache i suoni e i rimbombi che si udivano al suo interno. Si narra che proprio in questa grotta, in passato, si celebravano le cerimonie matrimoniali e i riti simbolici.
Le grotte per i pescatori erano dei rifugi per proteggersi dalle intemperie, da questo aspetto si coglie soprattutto il valore affettivo, che si generava nei confronti di questo luogo, tanto da indurre loro ad attribuire dei nomi alle grotte stesse. I pescatori si orientavano tramite i punti di riferimento che sorgevano sopra alle cavità naturali, come le case e le torri. Il sistema di orientamento si fondava sulla capacità di allinearsi al proprio punto di riferimento e d’individuarne un altro, in modo da trovare un punto d’intersezione tra i due nel mare, il quale corrispondeva alla posizione in cui si trovano i pesci. La nota dimora di Mastro Giovanni, conosciuto come il calzolaio, conserva la sua importanza nel tempo, poiché in passato, allineando la casa alla grotta, si trovavano le aragoste.
La Grotta delle Tre Porte possiede tre ingressi, che la rendono unica per la sua ampiezza e per la sua maestosità, oltretutto generano un gioco ottico di luci ed ombre all’interno della cavità. Essa ospita la Grotta del Bambino, in cui furono rinvenuti resti di un elefante e di un rinoceronte, e un dente di un bambino, risalente all’epoca di Neanderthal. La tradizione popolare narra che in tale Grotta abbia trovato rifugio Enea in fuga da Troia verso l’Italia.
La precedente non è l’unica grotta in cui l’uomo preistorico ha lasciato le sue tracce, nella famosissima Grotta dei Giganti, ad esempio, sono state rinvenute delle ossa appartenenti all’uomo di Neanderthal. Ovviamente la situazione del mare in passato era nettamente differente da quella odierna, poiché la grande distesa d’acqua era 400 km più a Sud, quindi dinanzi alle grotte l’uomo preistorico poteva dedicarsi alle attività principali, come la caccia.