Osce è ‘ntorna Natale, pensieri e divagazioni

Considerazioni sull’arte presepiale nel Salento tra pupi in cartapesta e figuranti

Raffaele Polo

Confesso la mia ignoranza: sento, per la prima volta, il termine di ‘arte presenile’. Ho cercato il significato un po’ dappertutto, soprattutto su Internet, perché mai come adesso la grammatica è in completa evoluzione, diciamo che non esistono, come una volta, i ferrei proclami che stabilivano ‘si dice così’, e basta.
No, adesso bisogna considerare l’uso comune, l’abitudine alla pronuncia, l’evoluzione dei costumi e anche la politica. Che, dall’oggi al domani, viene stabilito che è corretto scrivere ‘la sindaca’, ‘l’assessora’ e anche ‘l’ingegnera’ perché non vale più l’asserto semplificatore dei nostri tempi che voleva che il maschile prevalesse sul femminile… Per carità, hanno ragione le donne, niente e nessuno deve prevalere sul femminile, per carità. Del resto, abbiamo tigre pantera e balena, trota e carpa che sono soltanto femminili, E va benissimo, no?
Torniamo all’aggettivo ‘presenile’, che va inteso, abbinato ad ‘arte’, alla costruzione dei presepi, momento magico, assurto già da tempo alla forma di ‘arte’,


Io andavo spesso al Museo di Capodimonte a Napoli, lì c’erano (mi auguro che ci siano ancora) gli splendidi pupi di grandi dimensioni che formavano un meraviglioso Presepe (si dice Presepio? No, che la forma più usata è Presepe e allora, per usucapione, addio al termine Presepio…) e si stava ad osservarli in statico rapimento, c’era sempre qualche particolare che ci era sfuggito nella precedente visita… Poi, però, l’attenzione era tutta per il quadro di Bruegel il Vecchio, ovvero per la Parabola dei ciechi, che ha un profondo significato allegorico sulla nostra contemporaneità, dove affidiamo la conduzione delle nostre esistenze a chi ci porta dritti nel precipizio…
Quella di Bruegel è arte, indubbiamente. E ci dicevamo che anche quella dei presepi è una forma d’arte, però non ancora universalmente riconosciuta, un’Arte di nicchia, insomma, forse più artigianato che arte, nelle chiese, a fare i presepi, non chiamano forse maestri e muratori, utilizzando materiale comune e, comunque, secondo una tradizione già scritta e consolidata?
Adesso, solo adesso, abbiamo conferma che quella dei presepi è una forma d’arte molto sentita soprattutto nel Salento, dove ogni borgo ci tiene a rappresentare la nascita del Salvatore, ci sono anche i ‘presepi viventi’ che, come succede con le performance dell’arte contemporanea, esprimono concetti e valori con le figure e il movimento. Ecco, si tratta di arte ‘presenile’, crediamo proprio che il termine si riferisca al periodo che stiamo vivendo, quello che il poeta dialettale leccese Francescantonio D’Amelio ha sintetizzato con due versi immortali: “ Ieri foi Santo Stefanu/ osce è ‘ntorna Natale.” Ora, anche questo è un modo di sintetizzare una tradizione che si sviluppa ed è sentita in tutto il Salento: oltre alla profusione di luci colorate e di BabbiNatali (si dice così, oppure il singolare ha prevalenza sul plurale, e si dice ‘tutti i Babbonatale’ o, meglio, ‘tutti i Babbi Natali’? Nell’uso comune, in verità… va bè, lasciamo perdere) il Presepe, in tutte le sue forme, è ancora (meno male) ben presente nella nostra realtà, anche se nei bambini e nei giovanissimi è ormai un oggetto misterioso legato esclusivamente alla realtà ‘senile’ dei nonni che sono lontani, lontanissimi dalla realtà che ci circonda…
Ecco allora, che non me la sento di scrivere sull’arte ‘presenile’, sono vecchio e stanco, credetemi. E mi dispiace solo non poter fare il giro dei Presepi che era il clou delle feste natalizie quando, con i figli ancora bambini, formulavo un itinerario che mi portava ad attraversare tutto il Salento e che culminava con il Monte Orco (si chiama ancora così?) a Tricase, dove adesso si va anche col pullman, in viaggio organizzato, un’ottima idea a pensarci bene, ai miei tempi era un problema trovare il parcheggio, figuriamoci adesso…
Insomma, godiamoci questi allestimenti di arte presenile (i Presepi, cioè) e pensiamo che questa è una forma d’arte che va scomparendo, le nuove generazioni crescono a Babbo Natale, Elfi e Coca Cola. Altro che noi che facevamo abbrustolire le pigne sulla ‘bracere’ per estrarne i pinoli e la nonna ci diceva di stare attenti a non rompere l’oliera che gli olii costano. (Diceva proprio così, con due ‘i’ finali, Poi abbiamo appreso che adesso è corretto dire ‘oli’ perché il termine è preso dalla pronuncia corrente, che abolisce i dittonghi finali e quindi niente più ‘olii’ ma solo ‘oli’, la grammatica ha bisogno di rinnovarsi, altroché).
Del resto, noi non siamo forse l’espressione più evidente della vituperata ‘senilità’?
P.S. Il termine presenile erroneamente ed ironicamente attribuito all’arte presepiale altro non fu che suggerimento del correttore automatico… teniamoci stretto il termine presepiale con tutta la tradizione annessa e tanti auguri!