Avrò cura di te. Il libro di Gramellini e Gamberale
I Luoghi della parola/ spazio recensione
“La leggerezza non è parente della superficialità, a differenza di quanto sostengono i superficiali che scambiano la pesantezza per profondità di pensiero.”
Giò, l’angelo e il senso della vita
di Anna Paola Pascali
“Avrò cura di te” una frase bellissima per il titolo del romanzo di Massimo Gramellini e Chiara Gamberale, edizioni Longanesi (2014) che ha riscosso un notevole successo. D’altronde non poteva essere diversamente vista la maestria e la semplicità del linguaggio con il quale è stato scritto. Massimo Gramellini, autore già conosciuto per la pubblicazione dei saggi “Ci salveranno gli ingenui” (2007), “Cuori allo specchio” (2008), “La magia di un Buongiorno” (2014), e i romanzi “L’ultima riga delle favole” (2010) e “Fai bei sogni” (2012) che ha venduto oltre un milione di copie e tradotto in 22 Paesi, è uno dei vicedirettori del quotidiano “La stampa”.
Chiara Gamberale esordisce nel 1999 con un’autobiografia dal titolo “Una vita sottile” diventato poi un film per la televisione. Firma diverse pubblicazioni, “Arrivano i pagliacci” (2002), “La zona cieca” (2009), “Le luci nelle case degli altri” (2010) e “Per dieci minuti” (2013) oltre ad essere autrice e conduttrice di programmi radiofonici e televisivi come “Quarto piano scala a destra” su Rai 3 e “Io, Chiara e l’ Oscuro” su Rai Radio 2 e collabora con le riviste “Vanity Fair”, “Io donna” e “Donna moderna”.
In questo romanzo, Gramellini e Gamberale uniscono le loro esperienze dando un doppio valore ad un’opera ricca di emozioni e di sentimenti. È la storia di Gioconda o Giò, un personaggio tormentato e con una situazione familiare complicata che si trova a fare un confronto anacronistico tra la sua vita e l’idealizzazione del matrimonio in rapporto a quello, apparentemente perfetto, dei suoi nonni morti a distanza di pochi giorni l’uno dall’altra. A trentasei anni, col cuore a pezzi e sopraffatta dalle mille insicurezze che non ha mai capito come superare, dopo essere stata lasciata da Leonardo, unico grande amore della sua vita, cerca conforto tra i ricordi nella loro, vecchia casa dove, senza volerlo, svolge un’inconsueta e profonda azione di introspezione. E, aiutata da Filemone, il suo angelo custode, comprende che per superare le sue fragilità ed incertezze deve, prima di tutto, sforzarsi di guardare dentro se stessa senza perdersi a criticare e ad osservare il comportamento degli altri e a cercare, sempre negli altri, le sue risposte.
Da personaggio inizialmente eccentrico Giò si trasforma, grazie alla promessa del suo angelo, in una donna forte e sicura che riesce a dare un senso alla sua vita.
Filemone, infatti, ha le idee chiare e oltre a comprendere Giò, come non si è mai compresa e ad ascoltarla come non si è mai ascoltata, riesce ad interferire positivamente anche nella vita ingarbugliata delle persone che la circondano: la madre fricchettona ed incontentabile, l’ex marito puntiglioso ed orgoglioso, l’amica vittima e carnefice in una relazione extraconiugale e altre persone che, più o meno direttamente, fanno parte dell’entourage quotidiano dalla giovane.
A volte, infatti, le risposte alle nostre innumerevoli domande, dettate dalle inquietudini dell’anima, sono dentro di noi ma ci serve l’aiuto di qualcuno per trovarle. E se quel qualcuno si chiama cielo oppure amico o, addirittura angelo, poco cambia perché ne abbiamo bisogno.
Avere certamente le risposte da un angelo è alquanto sconvolgente e convincersi che ce n’è uno accanto a te che ti sorveglia e ti guida nel lungo percorso della tua vita è piuttosto inverosimile. Ma è proprio quello che succede alla protagonista del libro: Gioconda detta Giò, raccontata da Chiara Gamberale.
Filemone, descritto da Massimo Gramellini, è il suo angelo custode col quale intraprende una strana corrispondenza epistolare.
Giò, perennemente in crisi e sommersa dalla sua prolifera capacità di partorire dubbi, in un momento molto doloroso della sua vita, trova in Filemone la strada per le sue risposte: lui ha sempre quella giusta. Lei sbaglia ad ogni passo, lui sa sempre cosa fare, senza mai giudicarla, senza mai abbandonarla.
Momenti di sconforto in lei che si sente costantemente sbagliata; pazienza infinita in lui che le continua a ripetere che siamo tutti giusti e perfetti. Ma quando scopre che un angelo fatto di pura essenza è stato di carne e ossa come lei ed ha avuto anche lui le stesse debolezze della carne, le strade da seguire sono due: o intraprendere quella della comprensione reciproca o fuggire via sopraffatta dalla delusione.
Una sconvolgente rivelazione dell’angelo, infatti, abbatte tutte le certezze, faticosamente conquistate da Giò e fa sbiadire il quadro impeccabile del ricordo dei suoi nonni, ai quali lei era molto legata. “L’amore perfetto non esiste: quello reale è la somma di tante imperfezioni.” Perché tutte le certezze dovute alla completa fiducia in un essere superiore cadono e ogni cielo diviene terra sulla terra dove ogni dubbio riesce a riprendere il suo vigore oscurando ancora la strada al quotidiano già abbastanza confuso e complicato.
“Gli amori non finiscono col tempo. Cambiano forma, scavando nuove profondità. E se ci lasciano non è perché sono durati troppo, ma perché a un certo punto hanno incontrato il vuoto.”
Avrò cura di te: un’espressione semplice che racchiude tutto ciò che ognuno di noi vorrebbe sentirsi dire, almeno una volta nella vita. Ma se a dirlo è un angelo allora tutto cambia e diventa davvero surreale. Racchiuse tra le pagine le emozioni si mescolano con i dubbi e le incertezze della vita quotidiana di una donna che, prima di cercare amore negli altri, deve imparare ad amare se stessa e a vivere con più leggerezza senza cadere nella trappola della superficialità.
Un romanzo da leggere tutto d’un fiato, senza fermarsi per non perdere l’abbraccio delle parole. Parole profonde e delicate come una carezza, quelle di Filemone, ma anche schiaffi gentili per scuotere un animo addormentato, quello di Giò, che continua a crogiolarsi nella sua ostentata pseudo-sicurezza e recita di uno stile di vita scelto per un “errore di visione” della stessa vita.
“Smetti di chiedere agli altri l’amore che non riesci a darti da sola, altrimenti continuerai a incontrare soltanto persone che non te ne sapranno dare.”
Poche volte mi è capitato di finire di leggere un libro e di cominciare subito a rileggerlo un’altra volta tutto, dalla prima pagina, soltanto per il piacere di farlo e per udire ancora scalpitare i battiti del cuore, sentendomi Giò e cercando quell’abbraccio di Filemone che mi dice: “Avrò cura di te”.