Dalle Dolomiti alla Capitale per inseguire la Pantera Rosa

di Stefano Cambò

Quando si pensa ad un film, spesso lo si associa involontariamente al personaggio principale della storia e di conseguenza all’attore che lo interpreta.
è successo così con Johnny Depp e il pirata dei Caraibi Jack Sparrow e in tempi lontani con Sylvester Stallone e il pugile Rocky Balboa. Ma andando ancora più indietro negli anni (era il 1963), un personaggio che ha legato in maniera indissolubile il suo nome all’attore che lo ha interpretato è sicuramente l’ispettore Jacques Clouseau del film La Pantera Rosa di Blake Edwards.
L’attore in questione non poteva che essere l’istrionico Peter Sellers, con il suo baffetto irresistibile e la parlata curiosa con il tipico accento francese.
Così curiosa da essere osannata sia dalla critica che dal pubblico, tanto che dal primo film (una gradevole commedia corale) ne uscirono in serie molti altri sempre incentrati sulla figura dell’ispettore Clouseau, fino ad arrivare all’ultimo Il figlio della Pantera Rosa interpretato da Roberto Benigni nel 1993.
Eppure leggenda vuole che l’attore scelto per il ruolo del goffo ufficiale di polizia fosse in principio Peter Ustinov, il quale però fu mandato via qualche giorno prima dell’inizio delle riprese per alcune divergenze con il regista.
Messo alle strette con i tempi, Blake Edwards dovette fidarsi dei suoi collaboratori e chiamare sul set Peter Sellers, per nulla preparato alla prova che andava ad affrontare.
Per questo i due spesero i giorni rimanenti a lavorare sul personaggio dell’ispettore francese e sulle sue caratteristiche peculiari.
Quelle stesse caratteristiche che diventarono un vero e proprio marchio di fabbrica, facendo identificare per sempre l’attore con il suo personaggio, così come succederà in futuro a molti altri colleghi illustri.
D’altronde, per quanto divertente fosse, la trama del film segue un canovaccio narrativo piuttosto semplice, con la principessa, protagonista della storia, in possesso di un enorme diamante denominato per l’appunto la Pantera Rosa, datole in eredità dal padre.
Diamante ambìto da Sir Charles Lytton, un ladro gentiluomo e dal suo spavaldo nipote americano George.
I due però non hanno fatto i conti con l’ispettore Clouseau, ufficiale della polizia francese, celebre per la sua inefficienza, ma anche per la capacità innata di risolvere, nel bel mezzo di situazioni rocambolesche, i casi più difficili e ostici.
Così ostici che il buon poliziotto sarà addirittura costretto a venire in Italia per affrontare i rischi e i pericoli legati al caso su cui è chiamato ad indagare.
Infatti buona parte del film è stata girata nella nostra amata Penisola e più precisamente a Cortina D’Ampezzo in provincia di Belluno e a Rocca di Papa in provincia di Roma (con una piccola incursione anche nella Capitale come vedremo alla fine).
Per quanto riguarda la prima, molte scene sono state ambientate lungo il famoso Corso Italia, il “luogo dello struscio” per eccellenza e attrattiva turistica per gli amanti del costume e della moda.
Passeggiando per le vie del centro storico di Cortina d’Ampezzo si possono ammirare le numerose botteghe artigianali, testimoni dell’espressione artistica del territorio e di una preziosa arte che si tramanda da secoli.
In realtà questa piccola località, oltre ad essere considerata a pieno titolo la regina delle Dolomiti nel periodo invernale, offre degli spunti culturali interessanti che vale la pena di visionare insieme.
In primis la bellissima Basilica dei Santi Filippo e Giacomo con il maestoso campanile e la Ciasa de ra Règoles (Casa delle Regole) in piazza Venezia, la cui struttura rappresenta in pieno lo spirito di fratellanza e il senso comunitario di un popolo unito attorno ai propri valori, tanto che al suo interno è stato allestito il Museo d’arte moderna Mario Rimordi (con i dipinti, tra gli altri, di Cascella, De Chirico, Guttuso e Morandi).
Inoltre, non lontano dal centro storico si possono visitare i ruderi del Castello di Botestagno, un fortilizio d’età medievale che si ergeva sull’omonimo sasso, il Castello di Zana, una piccola e bianca fortezza diroccata e il Sacrario Militare di Pocol in direzione di Passo Falzarego, in memoria delle vittime della Grande Guerra.
Una curiosità: la valle e i monti che si affacciano su Cortina D’Ampezzo sono stati scelti per un altro grande film americano (anche se le vicende narrate si svolgono sulle Montagne Rocciose del Colorado). Stiamo parlando di Cliffangher – L’Ultima Sfida di Renny Harlin con l’attore Sylvester Stallone nei panni di un esperto alpinista che per l’occasione mostra il meglio del suo repertorio sulla magnificenza montuosa dei pendii di Lagazuoi.
Veduta di Rocca di Papa (fonte: facebook, pagina ufficiale del Comune)Per quanto riguarda la seconda località del film, dalle Dolomiti ci dobbiamo spostare nel Lazio e più precisamente nel paese di Rocca di Papa in provincia di Roma.
Qui infatti è stata girata una delle scene più belle ed esilaranti dell’intera pellicola: quella del maxi inseguimento notturno in costume, con il vecchietto che guarda le auto incrociarsi di continuo in Piazza della Repubblica.
In realtà, questo piccolo borgo arroccato sul Monte Cavo (sacro agli antichi latini) ha origini nel lontano medioevo e tutt’ora fa parte della Comunità montana dei Castelli Romani e Prenestini.
Definito semplicemente ‘A Rocca nel dialetto del posto, ospita nel punto più alto una fortezza pontificia risalente al primo secolo del millennio, utilizzata durante l’Ottocento da Guglielmo Marconi e Michele Stefano De Rossi come luogo strategico per i loro esperimenti.
Inoltre, è ancora percorribile la via Sacra che, in tempi romani, partiva da via Appia Antica presso Ariccia e saliva fino alla sommità del Monte Cavo dove era situato il tempio di Giove Laziale.
Per concludere il nostro viaggio nelle locations del film, come accennato all’inizio dell’articolo, ci spostiamo a Roma e più precisamente alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea, la cui facciata è diventata, per esigenze di copione durante la lavorazione, il Palazzo di Giustizia dove si svolgeva il processo per il furto del diamante La Pantera Rosa.
Come molti sapranno, si tratta di un’imponente struttura architettonica che ospita la più importante collezione di arte contemporanea italiana (e non solo), con ben oltre 4400 opere di pittura e scultura e circa 13000 disegni e stampe di artisti dell’Ottocento e Novecento.
E con l’immagine ancora negli occhi della bellissima Galleria Nazionale e dei capolavori custoditi con cura al suo interno, lasciamo che il film scorra verso i titoli finali accompagnati dall’immancabile colonna sonora diventata ormai un cult, proprio come i disegni animati della Pantera Rosa che aprono l’inizio della pellicola e dai quali è stata tratta una meravigliosa serie di piccoli cortometraggi.