Alla conquista dello Stivale con l’Armata Brancaleone

di Stefano Cambò

Nel 1966 usciva nelle sale italiane un film che, con il passare degli anni, sarebbe diventato un vero e proprio capolavoro del nostro cinema, ridando luce, brio e fantasia ad un genere che si stava lentamente spegnendo.
Il film in questione è L’Armata Brancaleone del grande e sempre più compianto Mario Monicelli.
Per quanto la si possa ancora oggi considerare un’opera in costume, la pellicola si colloca perfettamente nel panorama della commedia all’italiana, con il suo raccontare in chiave ironica il Bel Paese partendo dal punto di vista dei più sfortunati, di quelli che non conoscono la luce dei riflettori (e che forse mai la conosceranno).
Il lago di Vico foto: http://www.infoviterbo.itAmbientata nel IX secolo, la storia ripercorre le avventure rocambolesche di Brancaleone da Norcia (un istrionico e geniale Vittorio Gassman), rampollo di una nobile famiglia decaduta, che insieme alla sua “Armata di miserabili” decide di mettersi in marcia dalla terra di Civitanova per prendere possesso del feudo di Aurocastro ubicato in Puglia.
Dopo numerose vicissitudini, saccheggi in città deserte per colpa della peste, duelli improponibili all’ultimo sangue, attraversamenti pericolosi su ponti diroccati, propositi di lotta in favore delle Crociate abbandonati durante il cammino, la fantomatica armata raggiunge la città di Aurocastro, attaccata dai Saraceni.
Qui vengono sconfitti e condannati a morte se non fosse che il regista, proprio sul più bello, decide di rimandare la resa dei conti al capitolo successivo (girato quattro anni dopo) tenendo in tensione il finale e di conseguenza anche il povero spettatore.
Nonostante la storia ripercorra il viaggio a cavallo intrapreso da Brancaleone da Norcia partendo dalla sua Civitanova fino ad arrivare all’immaginaria Aurocastro in Puglia, il film è stato girato quasi interamente nella Maremma Laziale, se non fosse per una piccola chicca che vedremo nella parte finale dell’articolo.
Infatti, la scena d’apertura ha come sfondo l’imponente Acquedotto di Nepi, maestosa struttura architettonica del XVI secolo in provincia di Viterbo, alta venti metri e lunga in totale quasi cinque chilometri che, con le sue arcate, da il via alla pellicola di Monicelli e non solo, visto che anche un suo illustre collega, Nino Manfredi, ne approfitterà per girare qui nel 1971 alcune scene del film Per grazia ricevuta.
Rimanendo in tema artistico, il luogo è stato più volte immortalato dal famoso pittore inglese del XIX secolo William Turner (il cui nome ha dato vita ad uno dei personaggi centrali della saga dei Pirati dei Carabi), tanto che nel 1928, durante un viaggio in Italia, ne fece alcuni schizzi di studio sul suo taccuino, oggi conservato con cura nella Tale Gallery di Londra.
Ripercorrendo le tappe dell’Armata Brancaleone, dall’Acquedotto di Nepi ci spostiamo a Viterbo, capoluogo di provincia e considerata la Città dei Papi.
Tanto che nel XIII secolo divenne sede pontificia e per circa ventiquattro anni il bellissimo Palazzo Papale ospitò o vi furono eletti vari Papi.
Inoltre la città è famosa per il trasporto della Macchina di Santa Rosa, tradizionale e spettacolare manifestazione che si svolge il 3 settembre di ogni anno, in onore della Santa Patrona.
Si tratta di una struttura illuminata, alta ben trenta metri e del peso di cinquanta quintali, che viene portata a spalla da cento uomini (i cosiddetti facchini di Santa Rosa) per le vie storiche della città.
Questa particolare costruzione, diventata ormai famosissima anche fuori dai confini nazionali, nel 2013 è stata inserita dall’UNESCO tra i Patrimoni immateriali dell’Umanità.
Per quanto riguarda il film, la scena della vedova appestata, è stata girata davanti il portone di Palazzo Chigi, ubicato nel centro storico della città.
Continuando con il viaggio dell’Armata Brancaleone, scendiamo giù per arrivare in uno dei posti più affascinanti e magici della pellicola.
Si tratta per l’appunto della Torre di Chia (piccola frazione del comune di Soriano nel Cimino, sempre in provincia di Viterbo), particolarmente amata da Pier Paolo Pasolini, che l’elesse come sua seconda dimora, dopo aver girato alcune sequenze del film Il Vangelo secondo Matteo.
Infatti, nel 1970 il regista e scrittore l’acquisterà, provvedendo lui stesso al restauro, tanto che qui vi soggiornerà spesso nei suoi ultimi anni di vita, trovando l’ispirazione per la realizzazione del suo romanzo Petrolio, rimasto poi incompiuto.
Per chi volesse fare un giro, da vedere, oltre alla famosa Torre di stampo medievale (inquadrata in tantissime scene del film di Monicelli), anche la casetta con grandi vetrate, il luminoso studio costruito appositamente da Pasolini e le piccole cascate naturali che ne danno un tocco paesaggistico particolarmente poetico.
Ripercorrendo le tappe dell’Armata Brancaleone, scendiamo ulteriormente per raggiungere due località, il cui paesaggio sembra essere uscito direttamente da una cartolina, e proprio per questo scelti dal grande Monicelli come sfondo nei momenti di riflessivo silenzio.
La prima, in ordine di apparizione, è la Selva Cimina, ritenuta dagli Etruschi un luogo sacro ed impenetrabile, la cui vegetazione impervia tutt’ora esercita fascino e contemplazione nel cuore dei tanti pionieri che decidono di avventurarsi nei suoi territori selvaggi.
Il secondo è invece il Lago di Vico (sempre in provincia di Viterbo), un bacino di origine vulcanica, circondato dal complesso dei monti Cimini e attualmente riserva naturale salvata negli anni dalla speculazione edilizia, tanto che sono pochissime le abitazioni che si affacciano sulle sue sponde.
Concludiamo il nostro viaggio di fantasia all’inseguimento dell’Armata Brancaleone, lasciando di colpo la Maremma Laziale per arrivare con la mente alla tappa finale, l’immaginaria Aurocastro delle Puglie che in realtà si trova in Calabria, e più precisamente nel borgo di Le Castella, situato nei pressi di Capo Rizzuto.
Qui, infatti, regna sovrano il famoso e bellissimo castello aragonese del XV secolo, ubicato su una piccola penisola che si affaccia direttamente sulle acque limpide del mar Ionio e che per questo gli dona un tocco originale ed unico.
Così unico che lo stesso Monicelli lo scelse per girare le ultime scene del suo capolavoro con la famosa compagnia che entra con passo trionfante nelle mura della fortezza costruita sul mare, per nulla intimorita dal pericolo saraceno.
E con l’immagine di questa rara bellezza ancora negli occhi, si conclude il nostro viaggio per i luoghi che omaggiano l’Armata Brancaleone, il film che più di altri ci ha fatto amare ed apprezzare il grande Mario Monicelli.