Le figure antropomorfe di José Luis López Galván
Un viaggio tra i luoghi e nonluoghi fisici ed emozionali dell’arte
Dario Ferreri
contemporanea
“È solo per un eccesso di vanità ridicola che gli uomini si attribuiscono un’anima di specie diversa da quella degli animali”
Voltaire
Il mio primo incontro con gli intriganti dipinti di José Luis López Galván risale al 2014, mentre spulciavo gli skillati artisti figurativi surreali della collettiva d’arte Beinart. I lavori di questo artista non passano certo inosservati: il primo impatto è uno shock visivo dovuto all’oscuro surrealismo delle bellissime immagini, seguito a ruota dal desiderio profondo di decodifica del potente simbolismo delle storie che le opere narrano.
Messicano, classe 1985, José Luis López Galván nasce a Guadalajara, nello stato di Jalisco, e si laurea in Graphic Design presso l’Università cittadina. All’inizio della propria carriera lavora come illustratore per aziende pubblicitarie; sostanzialmente autodidatta nella pittura ad olio, nel 2009 completa un corso di pittura presso l’Istituto Culturale Cabañas, con il maestro Nino Magaña e nel 2015 il laboratorio di incisione del Museo di Giornalismo e Arti Grafiche, con l’insegnante Margarita Vega. Suoi epigoni di riferimento sono i grandi maestri classici europei, Rembrandt, Velázquez e Goya tra gli altri, ma anche stelle del surrealismo quali Salvador Dalí e la messico-ispanica Remedios Varo.
Il suo lavoro è un alchemico intreccio di surrealismo, realismo e simbolismo: animali ed esseri umani abitano gli universi di Galván, entrambi lottano per affermare la propria appartenenza all’uno o all’altro mondo, oppure ad entrambi contemporaneamente, in un costante gioco di inversione della gerarchia delle specie. Alcune creature sono al limite della licantropia e potrebbero agevolmente rimandare all’universo di riferimento degli scrittori horror americani William Hodgson ed H.P. Lovecraft; in alcune opere emerge un bizzarro e sottile erotismo, in altre persino il cannibalismo, in altre ancora una personale reinterpretazione di scene pittoriche del passato; metamorfosi poetiche e ritratti di donne fatali (la musa femminile ritratta in quasi tutte le opere dell’artista è la sua compagna di vita) arricchiscono il macrocosmo di questo giovane pittore di talento, che non ha paura di condividere, nelle sue inquietanti ma poetiche composizioni, l’arcana bellezza degli incubi e del subconscio freudiano.
“Generalmente i dipinti, anche se diversi, hanno la stessa ricerca, quella di prendere la realtà e di presentarla da un’angolazione diversa, spesso cercando la contraddizione dell’ordinario per attirare l’attenzione su di essa, e talvolta evidenziandola, cercando in qualche modo di far scoprire ciò che è veramente vero”, ha detto l’artista, in una recente intervista, “in ogni dipinto cerco, con ogni tipo di elemento -animali, esseri umani, oggetti di ogni tipo – di creare un collage che, nella sua integrazione, rappresenti un ritratto, non dell’aspetto delle cose, ma della loro essenza”: le sue sono opere che devono interloquire con l’osservatore, in principio sorpreso dalla stranezza e diversità delle immagini ma successivamente rassicurato dal riconosce oggetti, animali e situazioni a lui familiari, elementi questi che gli consentono di percepire che nell’opera c’è qualcosa che lo può riguardare personalmente.
Continua l’artista: “ho cercato modi per esprimere il mio mondo, a volte ci sono cose che immagino e sento che dovrebbero esistere, che non è giusto che io lasci lì, che le uccida; creature, forme, che dica non l’ho visto ma è qui, voglio che esista, poi se non lo dipingo, sento che muore. Quando si può fare qualcosa è molto crudele lasciare che le idee vadano sprecate. Voglio rappresentare il mondo reale, ma soprattutto l’essenza delle cose. Sono una persona che non esce molto, sono molto sensibile, infatti trovo molto difficile uscire per strada, penso che abbia a che fare con il buio che c’è nei miei quadri: pensare alla pittura mi tiene sveglio, penso sempre che devo continuare ad andare avanti, quando farò quel lavoro che so che c’è ma che domani morirà. Ho poco tempo, abbiamo tutti poco tempo perché oggi si può morire e questo è tutto.”
La grande sensibilità, i richiami costanti alla morte ed alla caducità della vita, uniti alla elegante e strana creatività ed alla raffinata tecnica pittorica ad olio fanno di questo artista un protagonista del firmamento surrealista dark.
Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti nel suo paese ed ha esposto anche in Europa ed America. è stato pubblicato, tra gli altri, su Hi Fructose e Beautiful Bizzarre Magazine.
Ha oltre 8.000 follower su Facebook (https://www.facebook.com/joseluislopezgalvan.art/) e quasi altrettanti su Instagram (https://www.instagram.com/joseluislopezgalvan/?hl=it); il suo web site, in realtà non aggiornato come i social, è il seguente: http://joseluislopezgalvan.blogspot.com/.