Sulle tracce del mistero di Aramano

Lo studio di cartine antiche rivela luoghi leggendari
che caratterizzano il Salento

Raffaele Polo

Tutto parte da questa cartina, e dalla iscrizione che è a corredo, come in tutte le carte geografiche di qualche secolo fa:
ill.mo ac rev.mo domino d.fabio chisio episco neritonensi s.d.pp. Innocentii X, ad tractum rheni et infer. Germ.partes.ordinario, nec non, ad tractus generalis pacis monasterii, extraordinario, cum potestate de latere legati, nunzio, patrono suo colendissimo D.D.D. Joh. Blacu.


Ebbene, proprio da questo semplice documento emerge, in tutta la sua evidente importanza, il mistero di Aramano. Ovvero di un luogo, con tanto di indicazione geografica che, improvvisamente scompare. E non se ne sa più nulla, come se potesse essere possibile cancellre un intero paese, dall’oggi al domani, facendolo scomparire dalla cartina geografica.
Ma tant’è. In quella zona, è vero, c’è una via Aramagno, perduta nella campagna semi-incolta che caratterizza lo spazio tra San Cataldo, Frigole e Torre Chianca. Ma niente fa supporre che in quell’area vi fosse un centro, evidentemente fiorente tanto da inserirlo nella geografia, assieme agli altri nominativi di località tuttora ben visibili e ricche di storia.


Di Aramano,invece, niente; una ipotesi, abbastanza romanzesca, si trova in una ‘indagine’ dell’Ufficiale Rizzo, personaggio letterario inventato da Raffaele Polo, interessato a investigazioni su luoghi salentini che hanno tutti qualcosa di strano… E Aramano, secondo l’Ufficiale Rizzo, ha a che fare con la neve, con le neviere che nei secoli scorsi conservavano il prezioso e raro prodotto naturale per farlo giungere sino alla corte di Napoli. Ma poi la ‘neve’, nell’immaginario romanzesco, diventa la più appetibile droga e Aramano un centro di smistamento molto ben inserito nelle rotte da e per l’Albania… Sono solo illazioni, realtà romanzesche, nulla di certo, se non quella presenza nella cartina con la iscrizione, peraltro, anch’essa di non facile comprensibilità.
Ora, se ci pensiamo per più di un attimo, verifichiamo che il nostro Salento è ricchissimo di misteri, leggende, casi strani e inspiegabili realtà: è bello e solleticante immergersi in ipotesi più o meno consolidate e, soprattutto, far volare la fantasia. Dopo tutto, la nostra è una terra ricca di fascino proprio perché vi aleggia, da sempre e in ogni luogo, un’atmosfera che viene dalla incertezza e dal mistero.
Ma, nel caso di Aramano, sembrano proprio superate tutte le altre, interessanti e poco chiare questioni sulla plausibilità e sulle delucidazioni che si avvicinino alla verità.
In fin dei conti, la domanda da porre e che vorrebbe una risposta esatta e realistica, è la seguente: che fine ha fatto il luogo denominato Aramano? E già il nome, presumibilmente riferito ad un grande altare, ci fa perdere vieppiù la bussola. Non ci sono insediamenti religiosi, in questa zona. Praticamente non c’è nulla. Oppure siamo noi che, con occhi miopi di contemporaneità industriale e cibernetica, non vediamo ad un palmo del nostro naso?
L’interrogativo resta.
E resta il mistero di Aramano, il paese degli amanti che non ci sono più, come dice la protagonista del racconto di Raffaele Polo.
Ah, questo scrittore! Che fantasia, che interessanti ricerche fa svolgere al suo Ufficiale Rizzo!
Vi confessiamo che ci piacerebbe essere come lui e aver scritto tutte queste storie ricche di interrogativi e solleticanti ipotesi…