Lu Mière calici di cinema omaggio a Walter Chiari

Il figlio dell’attore e comico italiano ospite d’onore della rassegna ideata da Antonio Manzo che si è svolta a Lecce a Palazzo Brunetti lo scorso 12 settembre

Antonietta Fulvio

Trent’anni fa ci lasciava Walter Chiari, attore teatrale, cinematografico e televisivo, tra i personaggi di spicco della commedia all’italiana. A lui è stata dedicata l’edizione del Lu Mière Calici di Cinema Gala, che si è svolta a Lecce nella splendida corte di Palazzo Brunetti, alla presenza di Simone Annicchiarico che ha ritirato il premio alla memoria di suo padre.

Lecce, Palazzo Brunetti

Figlio d’arte, sua mamma era la famosa Alida Chelli e suo nonno Carlo Rustichelli celebre compositore e musicista, Simone Annicchiarico è conduttore televisivo nonché appassionato di musica rock (ha suonato anche nella cover band Led Zeppelin Night Flight) e di suo padre l’indimenticabile Walter ha la stessa ironia e simpatia. Lo abbiamo incontrato poco prima dell’inizio del Gala.
«Sono venuto in Puglia tantissime volte, mio padre era di origini pugliesi, il nonno era di Grottaglie, la nonna di Andria, però a memoria credo sia la mia prima volta a Lecce, anche se ho girato molto nel Salento con “La valigia dei sogni”.
Mi hai anticipato la domanda, un programma fantastico, che andava in onda su La 7, un vero peccato che si sia concluso”.
Piaceva molto anche a noi che lo facevamo. Con l’operatore, il regista e il fonico eravamo una squadra, decidevamo insieme tutto e abbiamo girato l’Italia e di sicuro sono venuto anche un paio di volte in Puglia.
Si parla sempre tanto di crisi del mondo del cinema e un format così bello perché non riproporlo ancora?
Il problema degli ultimi tempi è che programmi di qualità vengono spesso soppressi in favore anche di tribune politiche e, purtroppo, questo è quello che è successo a La valigia dei sogni. Urbano Cairo ha comprato La 7 e hanno cambiato il palinsesto, hanno tagliato tanti programmi anche quello di cucina di Cristina Parodi per mettere altro purtroppo la cultura non è stata una necessità prioritaria.
E’ sempre la cenerentola in questo nostro paese?
Se togli la cultura al nostro paese l’Italia non ha niente da offrire. Sì è un bellissimo paese ma nel mondo ce ne sono tanti penso alla Nuova Zelanda, al Giappone… l’Italia ha una cultura quasi imbarazzante nei confronti degli altri paesi eppure di quella cultura non riusciamo a ricavare nemmeno il 5%, purtroppo è dal dopoguerra che siamo mal gestiti, e dobbiamo fare i conti con padroni che non hanno a cuore la cultura ma il profitto. Stiamo morendo come società, e anche come arte, cultura perfino lo sport.
Quale squadra tifi?
Anche se sono nato a Roma sono milanista…
Stasera Antonio Manzo, deus ex machina di Lumiere Calici di cinema ha stilato un programma d’eccezione che si chiuderà con la proiezione di uno dei film più belli di tuo padre “Il giovedì” con la regia di Dino Risi dove esce fuori una vena malinconica che è prerogativa dei veri comici.
Assolutamente sì, ed è uno dei miei film preferiti. Le poche volte che mio padre ha fatto film malinconici che, conoscendolo, non gli piaceva assolutamente fare – Bellissima Luchino Visconti (1951), La rimpatriata (1963) di Damiano Damiani, Il giovedì di Dino Risi (1964) – sono ruoli non comici e in quei film lui è quotatissimo ha delle grandissime recensioni. Mo padre era uno che ha perso tanti treni perché era fatto così, era un comico di natura senza il palcoscenico non poteva stare doveva seguire la sua pulsione come il cacciatore che deve andare a caccia, lui era un vero artista comico. Basti pensare che, a differenza di quanto accade oggi, lui era autore dei suoi testi, dei suoi monologhi; lui dettava a se stesso i suoi tempi ecco perché amava alla follia il teatro, amoreggiava così e così con il cinema e non tollerava la televisione nonostante paradossalmente negli anni Sessanta sia stato il veicolo del suo successo mostruoso. A quei tempi c’era un solo canale ed era ovvio che si diventasse famosi in un attimo, c’è da dire però che non c’è una puntata di quelle trasmissioni che ci sia qualcuno fuori posto, basta andare su Youtube per rivederle e troverete sempre il meglio del meglio, la regia di Falqui, Gorni Kramer che scriveva le musiche, Mina, Walter Chiari, Totò, Tognazzi, Corrado… una televisione che era fatta in bianco e nero con quattro scenografie ma iconiche molto più di quelle di adesso fatte con i laser… stiamo parlando di verità, persone vere, registi veri, una televisione di vera cultura.
La trama del film che rivedremo stasera è incentrata sul rapporto padre figlio, tu che rapporto hai avuto con il tuo papà?
Ho avuto un rapporto fantastico, favoloso non posso neanche descriverlo, al di là del fatto che lui fosse mio padre era per me un amico, un compagno di giochi, un mago, un eroe, un pirata. Mio padre mi ha portato nei posti più belli del mondo. E non mi ha mai imposto niente, non mi ha mai detto devi fare questo o quell’altro, ho imparato guardandolo. E sono stato fortunato, lui con i bambini riusciva a mettersi in sintonia a far ridere poi era fantastico se senti Enrico Vanzina, (Carlo purtroppo non c’è più) parlano di mio padre come se fosse il loro padre. La grandezza è che lui era un vero animale comico, cioè come Pelè è il calciatore e non potevi togliergli la palla, mio padre viveva per far star bene gli altri e non potevi togliergli la risata. E ha pagato un prezzo altissimo per questa sua libertà. Ha fatto sei vite in una. Ed è morto giovane, a 67 anni.
E’ vera la storia dell’epitaffio?
No, non c’è. Lui scherzava con gli amici dicendo “non preoccupatevi è tutto sonno arretrato” ma questa frase non c’è. C’è a Verona, però in via in via Quattro Spade dove è nato, l’ho letto su internet, sull’entrata del palazzo dove nacque, una targa (apposta nel 2013, al civico 18, di fronte all’ex Cinema Corallo, ndr) che riporta: «Qui nacque l’8 Marzo 1924 Walter Chiari e… anche vi dormì. Ma da quel giorno… cessarono di dormire gli altri inquilini di questa casa.» Una cosa molto divertente.
Tu hai avuto anche una mamma straordinaria, Alida Chelli..
E il nonno Carlo Rustichelli.
La passione per la musica l’hai ereditata da lui…
Sì, ma mi piacciono tutte le arti, sono appassionato di arte, musica, cinema al di là che i miei genitori e mio nonno siano stati in questo campo. In sottofondo stiamo sentendo le note della canzone “Sinnò me moro” composta da mio nonno per il film “Un Maledetto Imbroglio” (1959) e che fu cantata da mia madre. Quesa canzone in Giappone divenne così famosa che un ministro addirittura la propose come base musicale per l’inno nazionale.
Progetti futuri? ti rivedremo in tv?
In questo momento è meglio starsene tranquilli. Hai presente il brano degli Skiantos “Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti?” In questo paese, parlo dello spettacolo, ma è incredibile se punti sulla mediocrità vai più in alto.
Hai mai pensato di scrivere un libro sugli aneddoti nel mondo dello spettacolo?
Ho scritto dieci anni fa un libro su mio padre e pensa è fallito l’editore, no quello no se so che ho una malattia incurabile allora scriverò tutto ciò che ho visto in tv però devo essere sicuro che ho poco tempo.
Ritornerai a fare il conduttore?
Spero che mi propongano qualcosa di buono…
Un tuo format che vorresti tirar fuori dal cassetto?
Mi piacerebbe fare qualcosa con la musica purtroppo in televisione c’è questo grandissimo tabù sui programmi musicali che non hanno successo…
Eppure non si direbbe pensando alla voglia di cantare che scatena il festival di Sanremo, tutti lo criticano e poi tutti lo guardano…
Saremo è come il Natale, è una data fissa che piace agli italiani, ma gli ultimi vent’anni sono stati musicalmente abbastanza discutibili, tra gli amici spesso se ne parla e viene fuori che l’ultimo pezzo collocabile nella memoria collettiva italiana è “Fiumi di parole” dei Jalisse del 1997… Se ci pensi è strano sono passati 25 anni, vero è che quest’ultimo periodo che non sarà ricordato storicamente negli annali come un gran periodo per l’umanità…
E la pandemia ha finito di creare danni anche al mondo dello spettacolo. Ma ha anche fatto capire in qualche modo l’importanza del web, delle nuove tecnologie e gli eventi in streaming. Secondo te qualche programma in futuro potrebbe sfruttare quest’onda visto che siamo tutti eternamente connessi?
Credo che fra dieci anni sarà tutto cambiato anche perché c’è questo processo irreversibile della digitalizzazione dai documenti alla moneta addirittura Bitcoin… non so quanto bene faccia tutto questo, mi sembra un po’ una terra di nessuno. Mi è stato detto “perché non fai un programma in rete”, purtroppo sono della vecchia generazione, non sono nato con il computer al limite con i videogiochi e sono tradizionalista…
C’è un film tra quelli di tuo padre che ti sarebbe piaciuto interpretare?
Bella domanda… fammi pensare… sì ce n’è uno “Walter e i suoi cugini” (regia di Marino Girolami, 1961) dove mio padre fa quattro parti, con le tecniche di una volta siamo all’inizio degli anni Sessanta, interpreta lui e tre fratelli di Andria, una commedia degli equivoci. Quando ero bambino lo adoravo perché vedevo sbucare tante volte mio padre…un film divertentissimo.