Nel segno di Monet. La Natura, il Colore e la Luce

Fino al 31 gennaio 2022 per immergersi nell’arte sublime
dell’artista impressionista 53 capolavori a Milano,
nella mostra curata da Palazzo Reale e Arthemisia
in collaborazione con Museé Marmottan Monet di Parigi e Académie Des Beaux-Arts
Institut de France. Una mostra interattiva a Napoli nella Chiesa di San Potito

Antonietta Fulvio

milano. Sperimentare con la luce, saper cogliere le più impercettibili variazioni, trovare soluzioni diverse per rendere i contrasti, le vibrazioni luminose dei colori che cambiano con il passare delle ore del giorno in un continuo panta rei. A questo ha dedicato la sua vita e la sua arte, Claude Monet il grande maestro impressionista cui è dedicata la mostra “Monet. Dal Musée Marmottan Monet, Parigi” visitabile fino al 31 gennaio 2022 nelle sale di Palazzo Reale a Milano.

particolare allestimento a Palazzo Reale di Milano
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La mostra che rientra nel progetto museologico pluriennale “Musei del mondo a Palazzo Reale” nato con l’intento di far conoscere le collezioni e la storia dei più importanti musei internazionali, sarà occasione per approfondire l’arte di Monet e la storia del Musée Marmottan Monet di Parigi che grazie alla generosa donazione di Michel, figlio di Monet, possiede il nucleo più grande al mondo di opere dell’artista parigino molte delle quali è possibile ammirare. Sono cinquantatré i capolavori selezionati dalla curatrice Marianne Mathieu storica dell’arte e direttrice scientifica del Musée Marmottan Monet che ha concepito un itinerario sul filo cronologico diluito in sette sezioni attraverso le quali è possibile ripercorrere contestualmente la parabola artistica del maestro e i temi cari all’impressionismo che ad una delle tele giovanili di Monet, Impressione, levar del sole, deve il nome. La nascita del termine “impressionista” si deve al giornalista Louis Leroy che lo coniò nel 1874 per stroncare la prima mostra di Monet e dei suoi colleghi sul quotidiano satirico “Le Charivari”. Ma quel giovane era destinato a diventare un gigante della storia dell’arte e a rivoluzionare la pittura. E il racconto si dipana introducendo i visitatori in una sala, allestita con mobili originali del periodo napoleonico, un modo per rendere omaggio a Paul Marmottan, il fondatore del Musée Marmottan Monet da cui provengono le opere di Claude Monet tra cui le sue Ninfee (1916-1919), Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905) e la sua ultima opera Le rose (1925-1926). Ma come è giusto che sia, il viaggio nell’arte di Monet non può che iniziare dai suoi primissimi lavori che raccontano del nuovo modo di dipingere en plein air cui fu introdotto da Johan Barthold Jongkind (1819-1891) e da Eugène Boudin (1824- 1898). Le tele di piccolo formato, più facili da trasportare, ritraevano con pennellate veloci per cogliere con immediatezza marine, paesaggi o anche scene di vita familiare, come l’amata moglie Camille che ritrasse più volte come Passeggiata vicino ad Argenteuil, 1875 o nel dipinto Camille sulla spiaggia, 1870 o suo figlio Michel Monet in maglione blu, 1883.
L’artista viaggiò molto ma più che ritrarre i luoghi il suo interesse era rivolto a catturare le impressioni cromatiche e le variazioni della luminosità nel tempo e in relazione agli eventi climatici. I tramonti sulla costa normanna ad esempio o la regione della Creuse gli consentirono di ritrarre l’intensità della luce in un ambiente ancora selvaggio. Nella sezione intitolata Da Londra al giardino nuove prospettive sono presentate le sperimentazioni suggerite dalle atmosfere nebbiose e rarefatte del Tamigi. Con le vedute del ponte di Charing Cross e del Parlamento, dipinte nel corso di vari soggiorni successivi, si aprì infatti per Monet una nuova fase di ricerca che si manifestò pienamente poi a Giverny dove scelse di stabilirsi.
«Mi sono affezionato ai fiori del mio giardino a primavere e d’estate alle ninfee nel mio stagno sull’Epte; danno sapore alla mia vita, giorno dopo giorno.» confesserà al critico d’arte François Thiébault-Sisson nel febbraio del 1918.
Giverny il suo piccolo angolo di Paradiso tra la natura e i fiori del suo meraviglioso giardino con emerocalle, iris sbircia, iris di Virginia, agapanti, bulbi, alberi di salice e molte altre piante e infine, gemma tra le gemme, lo stagno con le sue meravigliose ninfee che furono la sua ossessione pittorica.
Con le Ninfee del 1904 e 1907, Monet concentrò tutta la composizione su un particolare del suo giardino d’acqua, inquadra i riflessi della vegetazione e le ninfee adottando un punto di vista completamente nuovo in relazione allo spazio e andando oltre l’impressionismo.
«Ho dipinto tante di queste ninfee, cambiando sempre punto d’osservazione, modificandole a seconda delle stagioni dell’anno e adattandole ai diversi effetti di luce che il mutar delle stagioni crea. E, naturalmente, l’effetto cambia costantemente, non soltanto da una stagione all’altra, ma anche da un minuto all’altro, poiché i fiori acquatici sono ben lungi dall’essere l’intero spettacolo; in realtà sono soltanto il suo accompagnamento. – racconterà allo stesso Thiébault-Sisson – L’elemento base è lo specchio d’acqua il cui aspetto muta ogni istante per come brandelli di cielo vi si riflettono conferendogli vita e movimento. La nuvola che passa, la fresca brezza, la minaccia o il sopraggiungere di una tempesta, l’improvvisa folata di vento, la luce che svanisce o rifulge improvvisamente, tutte queste cose che l’occhio inesperto non nota, creano variazioni nel colore ed alterano la superficie dell’acqua: essa può essere liscia e non increspata e poi, improvvisamente, ecco un’ondulazione, un movimento che la infrange creando piccole onde quasi impercettibili, oppure sembra sgualcire lentamente la superficie conferendole l’aspetto di un grande telo di seta spruzzato d’acqua. Lo stesso accade ai colori, al passaggio dalla luce all’ombra, ai riflessi.»
Dal 1914 fino alla sua morte, avvenuta il 5 dicembre 1926, Monet esegue centoventicinque pannelli di grandi dimensioni che hanno come soggetto il giardino d’acqua di Giverny. Una selezione di queste opere – oggi nota come le Ninfee dell’Orangerie – il pittore la offre allo Stato francese. Questi dipinti monumentali, realizzati direttamente nell’atelier, portano all’estremo la ricerca già iniziata con le Ninfee del 1903 e del 1907. Quasi come fosse uno zoom, l’artista raffigura piccoli dettagli dello stagno annullando ogni riferimento prospettico invitando ad un’esperienza contemplativa dell’immensità della natura.
Monet e l’astrazione è il titolo della penultima sezione dedicata alla produzione del maestro che nel 1908 si ammala di cataratta. La patologia gli compromette la percezione dei colori che nella sua tavolozza si riducono alle tonalità di marrone, rosso e giallo mentre la forma lascia il posto allo schizzo sempre più indecifrabile.
Questi dipinti da cavalletto, che non hanno uguali nel percorso artistico di Monet, avranno una profonda influenza sui pittori astratti della seconda metà del Novecento.
E alle ninfe, il soggetto più emblematico dei capolavori di Claude Monet, è dedicata la mostra L’Acquario e le Ninfee. Dalla Natura all’arte di Monet all’Acquario Civico di Milano che veniva fondato nel 1909 negli stessi anni in cui Monet presentava al pubblico il suo ciclo pittorico Ninfee, paesaggi d’acqua.


Ed è proprio la ninfea raffigurata sulle ceramiche della Ditta Richard Ginori che decorano le facciate liberty realizzate nei primi anni del Novecento, ad accogliere i visitatori di questo percorso botanico concepito come un focus sul tema delle ninfee: i fiori acquatici protagonisti nell’opera pittorica di Monet.

Acquario Civico di Milano


Già presente nella produzione artistica dell’Antico Egitto il fiore, accennato nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio è molto noto nelle culture non occidentali come quella Maya e nel Giappone, qui in particolare è un tema dell’ukiyo–e o immagine del mondo fluttuante, genere di stampa artistica giapponese su carta impressa su blocchi di legno. Arte che arrivò in Europa verso la metà dell’Ottocento dando origine al Giapponismo. Monet fu affascinato dall’idea del giardino giapponese che decise di ricreare nella sua casa normanna a Giverny, creando un laghetto nel quale coltivare diverse piante esotiche ma soprattutto ninfee che dipinse in maniera quasi ossessiva negli ultimi decenni della sua vita.
«Quando uscite per dipingere, provate a dimenticare gli oggetti che avete davanti: un albero, una casa, un campo o qualsiasi altra cosa. Pensate soltanto: ecco un piccolo quadrato azzurro, un rettangolo rosa, una striscia di giallo, e dipingeteli esattamente come vi appaiono, precisamente quel colore e quella forma, finché avrete reso la vostra prima impressione della scena.» Così Monet scriverà verso la fine della sua vita che si chiuse a 85 anni, la sua ultima opera sono le rose, l’incompiutezza del dipinto accresce l’impressione di fragilità dei fiori, metafora della caducità di ciò che circonda che il pittore della luce ha scelto di ritrarre in tutta la sua vita.

particolare allestimento mostra The immersive Experienze a Napoli nella Chiesa San Potito


E se l’allestimento della mostra a Palazzo Reale riserva ai visitatori anche un’esperienza immersiva nelle opere di Monet, è in corso a Napoli Claude Monet: The Immersive Experience. Dopo Barcellona Bruxelles è giunta nella seicentesca chiesa di San Potito (Via Salvatore Tommasi,1), nel cuore del centro storico di Napoli l’esposizione site specific voluta da Exhibition Hub, società di Bruxelles specializzata nella progettazione e produzione di mostre immersive.Trentacinque minuti, tale è la durata della proiezione, sulle note del compositore belga Michelino Bisceglia, con 300 dipinti di Claude Monet che si animano letteralmente sotto i piedi e intorno ai visitatori.
Monet. Dal Musée Marmottan Monet, Parigi
Palazzo Reale, Piazza Duomo 12, Milano.
Lunedì chiuso. Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10.00 – 19.30;
giovedì 10.00 – 22.30.
I biglietti (8-16 €) si acquistano anche in loco ma è consigliata la prenotazione. Accesso solo con Green Pass palazzorealemilano.it
Acquario Civico di Milano
dal 9 ottobre 2021 al 30 gennaio 2022
Claude Monet: The Immersive Experience
Chiesa di San Potito
Napoli, via Salvatore Tommasi, 1
info: 39 351 540 2684
Prezzo biglietto: da 7 a 12 euro + prev.
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