Le sperimentazioni surrealiste di Ania Tomicka
Curiosar(T)e. Un viaggio tra i luoghi e nonluoghi fisici ed emozionali dell’arte contemporanea
Dario Ferreri
La presenza, all’interno della vita creativa di un artista, di cambiamenti di cifra stilistica (conosciuti come “periodi” o “fasi”), dimostrano, oltre alla poliedricità dell’essere, anche quanto l’arte sia di fatto connessa alle personali esperienze ed influenze di vita dell’artista stesso.
La brava artista che presento oggi è Ania Tomicka, classe 1985, polacca di nascita ma italiana di adozione e nella cui produzione artistica, al momento, si possono individuare due netti e distinti periodi creativi: il primo, ascrivibile al pop surrealismo, ed il secondo, grossomodo post 2017, definibile invece come surrealismo… realistico, nel senso che più avanti andrò a delineare.
Il curriculo artistico di Ania parte, oltre che dalle sue grandi passione ed attitudine, dall’Istituto d’Arte di Vittorio Veneto (TV) e dall’Accademia di Belle Arti di Venezia per poi proseguire a Firenze presso la Scuola di Arti Digitali ed Illustrazione NEMO, dove ottiene il premio di alunna dell’anno.
Durante gli studi scopre il pop surrealismo americano, ai cui maggiori esponenti ispira le sue prime creazioni che inizia ad esporre in gallerie italiane ed estere dei circuiti lowbrow e pop surrealisti, raggiungendo grande popolarità. I lavori di questo periodo, ispirati dai manga giapponesi e dagli universi creativi di riferimento del movimento pop surrealista (a titolo non esaustivo, in alcune sue recenti interviste, l’artista ha raccontato la sua passione per Orwell, il genere distopico ed il fantasy) pullulano di strani malinconici personaggi dai grandi occhi e dalle grandi teste, inseriti in surreali contesti dissonanti ed accompagnati da strani esseri ed animali, loro confidenti o “significanti con significato”, parte oscura del sé, come da migliore tradizione lowbrow. Il medium artistico preferito di questa prima fase è l’acrilico, ma anche matite, fusaggine, tempere, pastelli ed anche acquerello.
Negli anni a seguire Ania Tomicka matura grande interesse per i maestri del passato e le loro tecniche pittoriche e la sua produzione artistica evolve verso una rappresentazione più classica, quasi rinascimentale, e realista, nel senso della tecnica pittorica utilizzata e della resa iconografica delle figure, in quanto la connotazione delle opere e la stessa poetica dell’artista sono di chiara matrice e gusto surrealisti. Il medium preferito di questo periodo creativo è, ovviamente, per compiutezza di intenzione espressiva e resa estetica, la pittura ad olio: un medium cercato e conquistato sia grazie ad approfondimenti personali quanto grazie a workshop di pittura dal vivo e ad olio con competenti artisti figurativi italiani del calibro di Roberto Ferri. Le ambientazioni dei lavori di questa fase sono più oscure e si collocano, pur se caratterizzate dalla peculiare cifra artistica originale di Ania, nel solco del surrealismo dark che, attualmente, sta facendo rivivere il figurativo a livello internazionale (epigono di riferimento dell’artista, tra gli altri, Zdzislaw Beksinski).
Questa evoluzione artistica, se in prima battuta può apparire abissale, in realtà la colloca perfettamente in quel che Andrew Hosner, della galleria americana Thinkspace, ha definito come il “New Contemporary Art Movement“, evoluzione contemporanea del pop surrealismo, che è arte per le persone, con radici saldamente piantate nell’illustrazione, nella cultura pop, nel tattoo, nei fumetti, nella street art e nei graffiti, nel surrealismo ma con un occhio ai classici ed all’iperrealismo, fatta da artisti molto skillati, alcuni dei quali padroni delle classiche ed antiche tecniche pittoriche. La fase pop surrealista l’ha resa nota ad una vastissima platea di appassionati (attualmente su Facebook ha quasi 530.000 followers) che con lei è cresciuta evolvendo il proprio gusto e seguendola nella sua trasformazione artistica. Le sue opere hanno una sensibilità ed un gusto molto femminili e non è un caso che il soggetto preferito dei suoi lavori (tranne qualche recente eccezione) sia e sia sempre stata la donna, di varia età, ma che, in definitiva, rappresentava e rappresenta alter ego dell’artista e lo specchio dei suoi microcosmi interiori, in continuo divenire, nel corso degli anni; talvolta le sue donne non hanno volto, ma solo fumo ovvero colore nero che prelude ad una trasformazione dagli esiti inattesi e non ancora conosciuti o immaginati, assurgendo ad archetipo femminile, smaterializzato rispetto a fattezze estetiche che possano rendere il viso identificato o identificabile: un complesso percorso quasi di cambio di identità che però lascia affiorare e suscita peculiari stati emozionali e del sé profondo.
Secondo Einstein la cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero: è la fonte di ogni vera arte e di ogni vera scienza ed Albert Camus scrisse che “Non puoi acquisire esperienza facendo esperimenti. Non puoi creare l’esperienza. Devi sottoporti ad essa”: e da questo punto di vista le sperimentazioni d’arte di Ania Tomicka evolvono con lei in un continuum che affascina e coinvolge ed i cui esiti siamo curiosi e desiderosi di seguire.
I lavori dell’artista sono stati e sono esposti in mostre in tutto il mondo, dall’Italia all’America, passando per Australia e Giappone. Da qualche anno le sue opere hanno anche iniziato a passare in asta in Polonia. Alcuni dei suoi lavori sono stati scelti dall’autore francese Eric Fagny per illustrare le copertine dei suoi libri.
Per seguirla sui social ecco i suoi riferimenti: https://it-it.facebook.com/Ania.Tomicka.Art , https://www.instagram.com/ania_tomicka/?hl=it ; sito web https://www.aniatomicka.com/