Taranto sotterranea. Museo Ipogeo Spartano

Girovagando nella città magnogreca

Veronica Di Maglie

TARANTO. L’anima dei luoghi non è invisibile, né tantomeno irraggiungibile, ma spesso si nasconde nella parte più profonda della materia, in cui vive la memoria del passato, illesa dalla fugacità del tempo. Per far sì che il passato e il presente si incontrino, è necessario che i passi di quest’ultimo oltrepassino il confine marcato della superficialità, affinché imparino ad orientarsi nell’interiorità del luogo.
Siamo al Museo Ipogeo (letteralmente ὑπό «sotto» e γῆ «terra») Spartano di Taranto (in greco Τάρας) – Ipogeo Bellacicco – una peculiare testimonianza dell’avvicendarsi delle epoche storiche a partire dalla fondazione di Taranto (VIII sec a. C) fino alla data di costruzione del sovrastante Palazzo nobiliare de Beaumont Bonelli, eretto alla fine del 1600.


La Sala Etra, situata a sei metri sotto il piano stradale, è il primo ambiente che accoglie i passi di coloro che visitano il Museo Ipogeo Spartano. L’elemento che rende visibile la linea spartiacque tra il presente e il passato, è la presenza dei resti delle mura di cinta della città, che dividono il livello della Taranto Greca dal livello del Lungomare. Sulle pareti dell’Ipogeo è documentata la storia delle epoche che tutt’oggi “albergano in queste mura” – un’antica definizione della Marchesa- in cui si nota il parametro “opus incertum”, nonché una tecnica edilizia romana attraverso cui le mura acquisivano una forte elasticità.
Il viaggio all’interno della Taranto sotterranea continua presso la Sala Filonide, nonché la più alta e la più ampia dell’Ipogeo. In questo grande spazio è possibile camminare attraverso i secoli, compiendo solo tre passi per volta lungo la parete principale. Ciò consente di sconfinare da epoca ad epoca, poiché vi è la presenza di una colonna romana, di una colonna greca e dei resti delle pavimentazioni delle case nobiliari del 1600. Sul fondo dell’ambiente si può notare un portone ligneo, che aveva la funzionalità di collegare due Ipogei. Ed è proprio in quel luogo che si collocano anche le scale che conducono alla Sala Persefone, situata a 14 metri sotto il piano stradale. Essa è percorsa sotto la pavimentazione dal fiume che raccoglie l’acqua proveniente dalle Murge, che a sua volta alimenta i cosiddetti “Citri” di Taranto, cioè le sorgenti d’acqua dolce, le quali sboccano sotto il livello del mare. La presenza di manufatti all’interno della Sala accredita l’ipotesi che quest’ultima, in passato, fosse considerata un vero luogo di culto.
La Sala Falanto prende il nome dal fondatore della città di Taranto; essa conserva i resti di una strada greca e di un sistema di condotte idriche.
Il protagonista indiscusso di quest’ultima Sala è il tunnel storico che collega l’ipogeo ad un accesso diretto sul Mar Grande. Questo panorama regala alla vista un quadro paesaggistico raro, poiché sullo sfondo non emergono confini ma orizzonti.
È necessario che il presente non sia mai allo scuro delle conoscenze, sebbene esso sia quotidianamente esposto alla luce della vita.