Il mito dell’amore nella Fonte Aretusa di Siracusa
L’incanto della storia di Alfeo e Aretusa nella bellissima fontana
di Dario Bottaro
tra i luoghi magici della città siciliana
SIRACUSA. Le vicende umane di tutti i tempi sono sempre state contrassegnate dal sentimento dell’amore. L’amore nel senso più ampio del termine; l’amore fatto di passioni, di melanconia, di gioia, l’amore che si concede senza nulla pretendere in cambio, l’amore che desidera solo bellezza interiore per l’amato, noncurante di se stesso bensì solo del bene altrui. Tutta la storia ci ha consegnato magnifici esempi di amore, le cui narrazioni sono sgorgate dalle penne di scrittori e poeti, dipinte negli antichi affreschi, nei vasi greci, immagini impresse su tele piccole e grandi, in ogni epoca.
L’amore è stato celebrato da sempre, sotto varie forme e con diverse connotazioni e linguaggi che di volta in volta hanno costituito la testimonianza di un bisogno, una necessità che è insita nell’uomo e al quale non può sfuggire. Ci sono storie che grazie alla prepotenza di questo sentimento sono diventate immortali e che fanno parte del nostro bagaglio culturale, trasmesse in continuità con l’avanzare del tempo. Persone e luoghi hanno così assunto simbologie e significati del tutto eccezionali, proprio in virtù del sentimento universale che definiamo “amore”. Come non pensare alla struggente storia d’amore fra Romeo e Giulietta che ha reso la città di Verona uno dei luoghi simbolo dell’amore. E ancora come non citare la città di Terni, il cui Santo Patrono, Valentino, è invocato come protettore degli innamorati che da tutta Italia raggiungono la chiesa del santo in occasione dell’annuale festività celebrata il 14 febbraio.
E se l’amore è senza dubbio un sentimento in qualche caso è anche mito, più di una semplice storia.
La fontana di Aretusa foto di Dario Bottaro
L’amore ha i suoi miti e senza dubbio uno dei più antichi e affascinanti è quello che coinvolge direttamente la cittadina siciliana di Siracusa.
Perla mediterranea adagiata a sud della costa orientale della Sicilia, Siracusa possiede uno dei luoghi che rappresenta l’amore, come mito, per eccellenza. La storia di un amore tramandata per secoli, che ha assunto una sua forma del tutto unica al mondo, quella di una fonte d’acqua sorgiva.
Amore e mito dunque si narrano nella vicenda dell’antica fonte che ha per protagonisti Alfeo e Aretusa, che hanno le loro origini nell’antica Grecia.
Alfeo è un dio fluviale dell’Elide , mentre Aretusa è una Nereide dei boschi dell’Acaia al seguito di Artemide. Narra la leggenda, celebrata e resa immortale dai versi del poeta Ovidio nel V libro delle Metamorfosi, che un giorno la bella Aretusa decise di trovare ristoro nelle acque del fiume. Si immerse lentamente, prima i piedi e le braccia; poi volendo ancora più ristoro decise di togliersi le vesti ed entrare completamente in acqua. Al vedere la bellezza di questa fanciulla, Alfeo preso da una forte passione tentò di rapirla, ma Aretusa che non aveva mai cercato l’amore di un uomo né la vanità, chiese aiuto alla sua Artemide. La dea non tardò ad ascoltare la richiesta di Aretusa e fu allora che trasformò la sua ninfa in una fonte di acque dolci facendola sgorgare nell’isolotto di Ortigia.
Non si arrese però Alfeo il quale scorrendo sotto il mare, inseguì colei di cui si era innamorato , fino a raggiungere quella fonte e mescolarsi così con lei per l’eternità.
La Fonte Aretusa è ancora oggi uno dei luoghi più belli e suggestivi della città.
Seppur con alcune modifiche rese necessarie dai cambiamenti sociali nel corso dei secoli, Fonte Aretusa è al confine con il mare e separata da esso solo da un muro che un tempo era assai più basso, mentre dal 1843 ha assunto l’aspetto attuale con una via di passeggio che da un lato consente di ammirare la fonte con il suo rigoglioso papiro egiziano e dall’altro il mare del Porto Grande di Siracusa. Nel corso della storia la Fonte Aretusa è stata cnoscoiuta e celebrata da scrittori come Gabriele D’Annunzio, Salvatore Quasimodo, Giosuè Carducci, ma anche da importanti personalità politiche come l’ammiraglio Nelson che, il 22 luglio del 1798 nel suo diario prima di affrontare la battaglia contro l’armata napoleonica ad Aboukir, così scrive: “Grazie ai vostri sforzi noi ci siamo riforniti di viveri ed acqua, e sicuramente avendo attinto alla Fonte Aretusa, la vittoria non ci può mancare”.
Arte e Luoghi |febbraio 2020