L’infiorata di Noto ai tempi del Covid-19

Quarantuno Primavere per la famosa manifestazione nella capitale del barocco siciliano patrimonio Unesco e perla della Sicilia

Dario Bottaro

Il virus che da mesi ci perseguita e che ci ha costretti a cambiare abitudini e ci ha tenuti distanti per lungo tempo, troppo tempo, non è stato capace di fermare la Bellezza. E’ successo a Noto, città patrimonio Unesco, perla della Sicilia e capitale mondiale del Barocco. Il Covid-19 non ha fermato la Bellezza, non ha impedito che la manifestazione più importante di Noto e della provincia di Siracusa, venisse bloccata. Non è successo. Anche se in forma ridotta e senza nessun pubblico, l’Infiorata è stata fatta e Noto ha salutato degnamente la primavera anche nel 2020, nella sua quarantunesima edizione.

E’ stata certamente un’edizione speciale, quella che ha visto coinvolte alcune delle associazioni di infioratori che a Noto, ogni anno, danno vita all’espressione della bellezza per eccellenza, ricoprendo con un tappeto di fiori una delle strade più importanti della città, nel cuore del centro storico, a pochi passi dalla splendida Cattedrale. E’ la Via Nicolaci, la strada sulla quale si affaccia il Palazzo del principe Nicolaci di Villadorata e che dal Corso principale sale verso la chiesa di Montevergine, con i suoi campanili gemelli e che per l’occasione viene interamente ricoperta di fiori. Migliaia e migliaia di petali danno vita a veri e propri quadri che ogni anno raffigurano immagini ispirate al tema che viene assegnato annualmente dall’amministrazione comunale. Quest’anno le condizioni in cui stiamo vivendo non hanno permesso il tradizionale svolgimento della manifestazione, che a Noto registra migliaia di presenze, ma anche se in forma ridotta, il saluto alla primavera ha avuto il suo aulico momento. Le associazioni si sono organizzate in modo da poter partecipare in gruppi di tre per ogni turno di lavoro, rispettando le distanze e usando i presidi utili alla nostra salute. Così fin dal venerdì precedente la terza domenica di maggio, sono arrivati i fiori e con paziente meticolosità gli infioratori si sono riuniti per poter spetalare cioè per tagliare i petali dalle corolle e riempirne decine di cassette di legno, pronti per essere usati il giorno successivo, per comporre le immagini del bozzetto scelto. Quest’anno la particolarità sta anche nel disegno proposto dalle associazioni che hanno aderito, un unico grande tappeto fiorito che corrisponde alla misura di due bozzetti canonici. Un disegno di circa 15 metri raffigurante l’albero della vita nei cui rami sono stati aperti dei grandi cerchi con all’interno, le figure create dai più bravi maestri creativi.

Un omaggio – quello dell’albero della vita – ad uno dei padri fondatori della manifestazione, Carlo La Licata, che in questo contesto storico trova il suo pieno significato. La vita, l’albero che simboleggia la rinascita, la vita che torna a fiorire dopo la morte. Tante sono le cose che si potrebbero dire o scrivere in merito a questo momento storico che abbiamo vissuto e che ancora, purtroppo, stiamo vivendo, ma non è questa la sede. In queste righe voglio invece descrivere la bellezza di un’esperienza che rimarrà impressa per sempre nei nostri ricordi, un’esperienza fatta di persone unite con il cuore, rispettose delle misure di sicurezza, ma non per questo meno attente e desiderose di portare a termine questo importante compito di dar vita a qualcosa di straordinario. Abbiamo iniziato a lavorare alla nostra porzione di bozzetto, quello dell’associazione Opificio 4, intorno alle 14. Seguendo le linee del disegno, fatto dai più esperti la sera precedente, abbiamo iniziato a realizzare i contorni con la caratteristica torba, un miscuglio vegetale e terroso che unito all’acqua può essere impastato e modellato. Così un pezzo alla volta, abbiamo creato i contorni del disegno, i rami dell’albero, il cerchio, l’immagine della Sicilia con una grande pala di ficodindia che emergeva dalla nostra regione poi le foglie dell’albero, ricche di volute che dal basso salgono morbide come un abbraccio avvolgendo i cerchi con i diversi disegni. Quattro bozzetti riuniti in un unico, grande tappeto. Così, impastando e modellando e poi iniziando a riempire di crusca e carrubella le parti delineate, ha avuto inizio la magia. Il tempo è trascorso senza che neanche riuscissimo a percepirlo. Tutti intenti a lavorare alla propria parte, tutti col capo chino, le mani con i guanti sporchi, le mascherine che coprono metà delle nostre facce. Ma il sorriso è negli occhi. Quando lo sguardo di qualcuno di noi si è incrociato per caso con qualcun altro, gli occhi hanno sorriso ed è stata festa. Una festa del cuore. Una festa diversa dalle altre, senza il baccano dei visitatori e dei curiosi che di solito già dalle prime ore della manifestazione, riempiono ai lati la Via Nicolaci per osservare attentamente il lavoro degli infioratori. Nessuna confusione quest’anno, ma un grande senso di appartenenza e di civiltà. Un sentimento forte che dal nostro cuore, ha preso vita in ogni singolo granello di terra, in ogni petalo di garofano o gerbera che ha preso posto in questo grande bozzetto per comporne l’insieme. Un pomeriggio intenso quello del 16 maggio 2020 e che si è concluso con l’emozione ancora più grande di assistere ad un concerto del nostro musicista siciliano Mario Incudine che per questa occasione ha scritto un Cunto da far commuovere anche le pietre. Noto, il giardino di pietra, è stata benedetta dalla bellezza, quella dell’espressione dell’arte che oltre ad essere immagine della storia e del contemporaneo, è anche melodia che fa sciogliere il cuore e fa cantare le labbra, in un unico grande inno alla vita. Perché la bellezza è più forte della paura.