Aspettando il Natale in tempo di pandemia

Come saranno le prossime feste? Considerazioni ricordando le tradizioni
d’un tempo che sembra lontano…

Raffaele Polo

Entriamo subito in argomento, visto che la situazione è quella che è. E c’è la possibilità di essere subito contestati, avete provato ad andare su Facebook e scrivere una qualsiasi sciocchezza, chessò, l’acqua di mare è salata. Bene, nel giro di pochissimo tempo, arrivano una caterva di messaggi, quasi tutti irati e pieni di invettive, insulti o, nel migliore dei casi, ironici apprezzamenti.

Si va dal ‘grazie al caxxo’ al meno esplicito ‘e dove lo avresti letto? ‘ per inoltrarci poi nella politica (‘L’avete votato? Adesso tenetevelo, con l’acqua salata!’) e nella pseudo cultura (‘Tutto da verificare, da dimostrare e da confrontare con dati certi. Non bisogna fare affermazioni se non si hanno controprove di inconfutabile e assoluta chiarezza.’). Insomma, siamo nel guado senza volerlo, non ci resta che fuggire, dopo aver chiesto scusa a tutti.
Allora, visto che siamo a Natale e il Natale comincia ormai alla fine di ottobre, in quella data i supermercati esibiscono i primi panettoni. (‘A me piacciono i pandori. Perché discriminare sempre? Non c’è democrazia..’ Visto, cosa vi dicevo?) allora è giocoforza parlare delle ‘tradizioni natalizie nel Salento’, che ci pare, anno dopo anno, si allontanino sempre più, nel tempo e nella memoria e siano ormai diventate un anacronismo esemplare di ‘cose belle che non si fanno più’.
E, comunque, le recenti costrizioni colorate volute dalla guerra al Covid, ci hanno insegnato che l’uomo è un animale sociale. (Anche qui, una precisazione: nella nuova Liturgia, arrivati al ‘Confesso’ che prima si chiamava ‘Confiteor’ ma adesso il latino è come le tradizioni di Natale, cioè non c’è più, c’era la frase che diceva ‘confesso ai fratelli’. Adesso bisogna dire ‘ai fratelli e alle sorelle’. Perciò, anche per la frase precedente, bisognerà dire che ‘l’uomo e la donna sono animali sociali’, in barba ai bravi latini che indicavano con ‘Homo’ tutto il genere umano… Ma se, dopo tanti secoli ha cambiato la Chiesa, chi siamo noi per contraddirla? E qui il telefonino crepita per la ricezione di centinaia di messaggi roventi che sono in disaccordo e che, tra l’altro, inveiscono contro tutti: dal Padreterno al Sindaco, con la solita formula: ‘Li avete voluti? Adesso teneteveli’)
E tutto quello che il genere umano (uomini e donne sul serio, non come il programma della De Filippi… E spegniamo il cellulare, ad ogni parola, arrivano insulti e precisazioni, non manca quello che dice:’L’avete voluta? E tenetevela…’) realizza e frequenta, è sotto la specie della ‘societas’, ovvero del gruppo, della ‘ecclesia’ e dell’assemblea. (Breve digressione: San Paolo, l’ebreo che fondò il cristianesimo, come viene definito da chi non ha altro da fare che reinterpretare anche gli appellativi dei santi, affermava perentorio: Le donne non parlino nelle assemblee. E una ragione ci dove essere, magari c’è ancora… Meno male che il telefonino lo abbiamo spento, meno male…)


Perciò e in buona sostanza, se sono vietati gli assembramenti, come si può parlare di ‘tradizioni nel Natale del Salento’, dovendo escludere il pranzo, la cena, la tombola, la visita ai presepi e la messa di mezzanotte, ovvero tutte occasioni di assembramento e mascherine. Forse peggio di ogni altra cosa, le terribili mascherine, che ti fanno appannare gli occhiali, ti travisano il volto e ti impediscono di vedere la faccia del tuo interlocutore, puoi vedere solo gli occhi, le donne prestano particolare cura al trucco degli occhi, ancora più di prima, visto che sono ormai l’unica parte del corpo che possono esibire, assieme alle mani che, però, vanno lavate di frequente…
Vedete, anche nella fraseologia quotidiana, è entrato prepotente il monito ‘Lavati le mani’ e l’interrogativo ‘Ma ce l’hai la mascherina?’, viatico familiare prima di uscire di casa.
Uscire? Scopriamo che Gesù nasce a mezzanotte, che Capodanno si festeggia a mezzanotte e che la Befana (la Befana, proprio quella che Pascoli fa stare sul monte, con la ruga sulla fronte, agevole rima con il monte, appunto) porta vento e tramontana ma anche lei agisce nelle ore notturne. Ovvero, tutto vietato dalle precauzioni anti pandemia, siamo sociali, festeggiamo tutto con le tenebre ma quest’anno niente, c’è il coprifuoco e comunque, chi si azzarderebbe a circolare di sera tardi, con tutti gli esercizi chiusi e il pericolo di pesanti sanzioni?
Restano le tradizioni legate al presepe e all’albero: ma scusate, l’assembramento dei pupi non ci sentiamo di favorirlo, non possiamo andare a comprare le statuine nuove alla Mostra del Presepe e niente mercatini di Natale. Tiriamo fuori i pupi dell’anno scorso, ma non è proprio la stessa cosa. Con l’albero, forse, non ci sono problemi: solo che tutte quelle luci, assieme a quelle delle lampadine ‘fusci-fusci’ adesso sostituite dalle sempiterne luci a led di marca cinese (ahi!…) sono uniche testimoni del Natale di oggi, lampeggiano e rallegrano vie deserte, negozi chiusi, vetrine spente, ospedali stracolmi…


Ecco allora che rimangono le tradizioni alimentari.
Ma quelle perdono gran parte del loro valore perchè, ormai da tempo, siamo rintanati in cucina ad inventare novità gastronomiche che ci sollevino un poco dagli affanni giornalieri. Anche alla TV ci propinano trasmissioni con cuochi e ricette che, ormai, hanno più seguito di Canzonissima e della Lotteria di Capodanno.
Restano i giocattoli, ovvero i doni che Babbo Natale e la Befana continueranno a portare, un po’ a tutti.
Ma, sempre alla televisione, abbiamo scoperto che bisogna acquistarli per tempo, naturalmente tramite Amazon o siti similari, in modo che ce li portino comodamente a casa. Niente ricerche affannose dell’ultimo minuto, niente code di ore nelle strade intasate che conducono agli Ipermercati… Ecco che le ‘tradizioni del Natale salentino’ sono andate a farsi friggere, sono spariti (meno male!) anche i fastidiosi ‘botti’ che erano un’altra pessima tradizione di questo periodo.
Va bene.
Ma dai, non fate il muso. In fondo siamo Italiani e vedrete che qualcosa ce la inventeremo. Per distinguerci dagli altri e per far tornare qualcuna di quelle tradizioni che ricordiamo ancora. Ma i tempi sono cambiati, decisamente cambiati. Quasi quasi non capiamo come si possa ancora sopravvivere in questo triste mondo. Poi carezziamo con lo sguardo i nostri cari, i nipotini che giocano ignari di tutto quello che c’era e non c’è più, e ci diciamo che, finchè ci sono loro, vale ancora la pena di combattere…
Riaccendiamo il telefonino e, su Facebook, ci sono decine di messaggi.
Tutti di palese contestazione, spicca il solito che scrive: ‘Avete voluto tutto ciò? E adesso tenetevelo…’