Dante a Roma | Immagini e parole. Claudia Rogge e Raffaele Curi

Foto, installazioni multimediali e la parola fresca di giornata dell’Accademia della Crusca per celebrare il sommo Poeta
nel palazzo rhinoceros della Fondazione Alda Fendi

Un Inferno radioattivo e un Paradiso abbagliante, monumentali visioni in cui si affastellano decine di figure, musica elettronica e le miniature quattrocentesche di Giovanni di Paolo, temi ecologici e un percorso attraverso parole sconosciute o che crediamo di conoscere alla scoperta della bellezza della lingua che parliamo: ecco un Dante inedito che conquista la Capitale.


Non c’era modo migliore per celebrare il Sommo Poeta e festeggiare i venti anni di attività per rhinoceros gallery e la Fondazione Alda Fendi – Esperimenti che faranno ripartire la loro proposta culturale con un progetto espositivo ambizioso, coinvolgente e immersivo. Dal 15 aprile al 15 luglio 2021 all’interno del palazzo rhinoceros, progettato per Alda Fendi da Jean Nouvel, dialogheranno insieme fotografia e installazioni multimediali nel cuore di Roma, al Velabro, nel segno di Dante Alighieri. Gli spazi di rhinoceros gallery in via dei Cerchi 19 ospiteranno un’originale rivisitazione della Divina Commedia che nasce dall’intreccio delle mostre EverAfter di Claudia Rogge e DANTE. In a private dream of Raffaele Curi alle quali da contralto si inserisce la presentazione dell’iniziativa La parola di Dante fresca di giornata dell’Accademia della Crusca. Un progetto complesso, sfaccettato e avvincente che vede confluire insieme stimoli multiformi e percorsi di ricerca differenti, amalgamati in un unico e articolato ensemble che si va a incastonare nelle architetture progettate da Jean Nouvel. L’evento verrà presentato, su inviti, giovedì 15 aprile e dal giorno successivo la galleria si aprirà al pubblico su prenotazione. L’ingresso sarà gratuito.


Come si diceva, cardine del progetto su Dante Alighieri è la mostra EverAfter: sette fotografie, di grandi dimensioni, dell’artista tedesca Claudia Rogge che rhinoceros presenta al pubblico per la prima volta a Roma negli spazi commerciali della sua galleria. Nata a Düsseldorf in Germania nel 1968, Claudia Rogge realizza nel 2011 la serie di lavori che dà il titolo alla mostra ispirandosi proprio alla Divina Commedia e rappresentando i tre regni dell’oltretomba dantesco, Inferno, Purgatorio e Paradiso, in un’accezione personale e contemporanea. Immagini visionarie tali da sembrare ispirate alla pittura antica; sono scene complesse e di grande impatto visivo, animate da decine di figure affastellate le une sulle altre, corpi nudi che si contorcono o si elevano a seconda della cantica immaginata dall’artista. La tecnica che Claudia Rogge adotta per la realizzazione di queste opere di impianto fortemente teatrale è peculiare e prevede la messa in posa e lo scatto di decine di fotografie singole, tante quanti sono i protagonisti dell’immagine, che vengono in un secondo momento composte attraverso un corposo lavoro di elaborazione digitale in modo da articolarsi in un’unica imponente visione, sontuosa nella sua ricercata architettura visiva. Sia nella forma che nel contenuto, la ricchezza di questo racconto per immagini pone nelle intenzioni dell’artista domande profonde sulla fede in una società occidentale sempre più secolarizzata.
In mostra si possono ammirare anche alcune opere della serie Rapport sempre di Claudia Rogge del 2005: si tratta di ritratti di giovani figure femminili che, attraverso l’elaborazione digitale, si moltiplicano all’infinito. I volti delle protagoniste sono quasi sempre celati e anche laddove siano visibili rimangono tuttavia inespressivi, disumanizzati, senza per questo in nessun modo sminuire la bellezza dei corpi contemplati e l’armonia della composizione, anzi esaltando queste componenti in un’estetizzazione raffinata. L’individuo per Rogge diventa massa, assurgendo a puro valore estetico, senza alcun intento ideologico né didascalico.


Il percorso fotografico di Claudia Rogge si va a intrecciare con un articolato viaggio installativo all’interno degli spazi espositivi. DANTE. In a private dream of Raffaele Curi è il nome dell’intervento immaginato dal direttore artistico della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti che mescola suggestioni polisensoriali e propone nelle sale di rhinoceros gallery una rilettura inedita e originale della selva dei suicidi descritta da Alighieri nel Canto XIII dell’Inferno. A cosa corrisponderebbe nel mondo di oggi il bosco tenebroso e caratterizzato da rami contorti e irti di spine, che viene cantato dal Sommo Poeta? La risposta viene trovata nelle foreste pietrificate dei disastri nucleari del Ventesimo secolo. È un’opera rock su un Dante radioattivo quella immaginata da Raffaele Curi, che impernia la sua riflessione sulle tematiche ambientali ed ecologiche sempre più care alle nuove generazioni, attente a un uso responsabile e sostenibile delle risorse naturali e a contenere i danni provocati dall’uomo sulla vita del pianeta.
Così, dalle foto di Claudia Rogge si passa all’interno di una stanza buia in cui si snoda un percorso obbligato, non lineare, che i visitatori sono invitati a compiere lasciandosi avvolgere da una grande installazione multimediale. Lo spazio di questo incubo dantesco è scandito dalla presenza dei monitor che scendono dal soffitto ad altezze diverse, diffondendo una luce fioca e spettrale su quella che appare come una foresta elettronica in cui perdersi. I monitor sono sintonizzati sulle quattro città radioattive di Chernobyl, Hiroshima, Sellafield e Harrisburg, madide di musica elettronica che costituisce la colonna sonora di questo Inferno contemporaneo, suonata a volume altissimo. Le diverse stimolazioni concorrono alla tessitura di un’unica avvolgente esperienza di grande impatto emotivo e sconsigliata a chi soffre di claustrofobia, a suggello della quale campeggia il verso dantesco, quasi un monito, pronunciato da Pier delle Vigne: “Uomini fummo, e or siam fatti sterpi”.
In netto contrasto con la gravità di toni dell’Inferno, al livello superiore dello spazio espositivo l’atmosfera si fa più lieve e rarefatta, nell’esperienza di un’intima visione del Paradiso che rende omaggio ad Alighieri attraverso l’opera del pittore toscano Giovanni di Paolo di Grazia, nato nel 1398 e morto nel 1482. L’installazione multimediale, fruibile per uno spettatore alla volta, costruisce un vero e proprio spazio celestiale. All’interno di esso, la riproduzione di una celebre miniatura del maestro senese che illustra le tappe finali del viaggio di Dante in compagnia di Beatrice, tratta dal Manoscritto Yates Thompson 36 conservato presso la British Library di Londra, campeggia su monitor e lightbox in un trionfo di luce. L’intero ambiente è rischiarato da una forte illuminazione dorata che avvolge, abbraccia e quasi abbaglia i visitatori, accompagnandoli con le esili e lievi sonorità dei Denmark+Winter. Al pubblico si consiglia di portare con sé occhiali da sole, perché potrebbero essere utili per non farsi travolgere da questa manifestazione luminosa che canta, con l’ultimo verso del poema dantesco, “L’amor che move il sole e l’altre stelle”.
Ma non solo immagini. La parola di Dante fresca di giornata, l’iniziativa a cura dell’Accademia della Crusca si inserisce in un originale cortocircuito tra social network e schermi della mostra dove trova spazio e diventa occasione per il visitatore di ulteriore conoscenza di quel florilegio di espressioni comuni e di neologismi, latinismi, onomatopee dantesche, un patrimonio lessicale che dimostra l’infinita ricchezza e vitalità dell’italiano attraverso i secoli.

rhinoceros gallery
Indirizzo: Roma, via dei Cerchi 19
La mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle 11.00 alle 20.00. Ingresso gratuito. È necessaria la prenotazione.
informazioni: (+39) 340.6430435
info@rhinocerosgallery.com