MArTA: La “domus” della Magna Grecia

Girovagando in terra magno greca tra antiche vestigia e il mare

Veronica Di Maglie

L’orgoglio del patrimonio culturale tarantino è la “casa” del territorio, il museo MArTA, la culla d’infanzia dell’ex capitale della Magna Grecia: Taranto.
Un museo, un edificio tangibile, un corpo che custodisce, nella propria interiorità, gli organi di Taras, e rende i battiti dei suoi figli, ricchi dell’ossigeno della bellezza culturale, necessario per combattere le realtà avverse.


Il “viaggio” nel Museo, inizia nel periodo della preistoria e protostoria, in cui l’uomo scelse d’insediarsi nel habitat più utile alle proprie necessità, al fine d’impiegare al meglio le risorse del territorio. Sin dall’antichità, la vicinanza al mare ha favorito lo sviluppo delle attività portuali e del commercio tarantino, ma tuttavia la negoziazione marittima non è mai stata l’unica risorsa vantaggiosa per la terra ionica, in quanto si assistette ad una notevole espansione dell’allevamento, della pastorizia e dell’artigianato; ne danno un’attendibile testimonianza la grande mole delle ceramiche pervenute.
Il culmine dello splendore si raggiunse nell’VIII sec. a. C, periodo in cui la terra dei due mari divenne la più importante πόλις (città-stato) della Magna Grecia. I cinque anni d’aspre guerre condannarono le città greche alla sottomissione; Taras fu l’unica a vedere l’ultimo tramonto prima di cadere sotto la dominazione romana, pertanto la cultura greca conservò una nota influenza sul territorio. Nel periodo ellenico Taranto acquisì un’importanza propria, che si riconobbe nel volto delle monete, ove veniva coniata l’immagine del fondatore della città, guidato da un delfino. La moneta era un veicolo comunicativo ed emblema di un’efficiente autogestione e comunicazione.

L’intensificazione dei flussi migratori, i quali avevano come destinazione prediletta l’Italia meridionale, favorì l’inizio di un processo dinamico di convivenza tra i Greci e le popolazioni indigene, che crearono un senso d’integrazione reciproco. Tra i valori cardine della cultura greca vi era l’importanza della celebrazione “post-mortem” dell’individuo, espressa mediante la realizzazione delle strutture funerarie. Tanti sono i ritrovamenti rinvenuti sul suolo ionico appartenenti a tale campo di ricerca storica, ma in particolar modo il sarcofago dell’atleta tarantino, vincitore delle Grandi Panatenee di Atene, ha rianimato i battiti del passato conservando nel museo l’eternità della sua vittoria. L’età ellenistica non cessa di sorprendere gli occhi degli ospiti visitatori della casa di Taras, poiché a catturare l’attenzione dei medesimi sono proprio gli ori di Taranto, una collezione di gioielli che attesta l’ampio calibro dell’artigianato orafo e l’interesse circa la pratica della lavorazione dell’oro. La ricostruzione della storia è paragonabile al completamento di un puzzle; la mano del presente sfiora con i guanti ogni frammento del passato e delicatamente scioglie l’intreccio e comprende l’incastro, in tal modo la vita crea il mosaico del tempo.
A volte il mare restituisce dei frammenti di storia e tempo, i quali vengono trasportati dai venti e dalle onde, altri emergono grazie al desiderio dell’uomo di cercare nell’avverbio “ieri” delle risposte valide per il proprio “oggi”, di scavare nella terra e di scoprire le radici dentro sé stesso.