La Vittoria alata e la riapertura di Brixia

Dal 16 gennaio, misure permettendo, riapre il Parco archeologico di Brescia con il nuovo allestimento dell’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg. E nel rinnovato Capitolium fa ritorno la straordinaria
statua in bronzo del I secolo d.C. capolavoro dell’arte romana

Antonietta Fulvio

BRESCIA. Apriamo con un ritorno. Il ritorno della Vittoria alata a Brescia e guardiamo a questo capolavoro dell’arte classica romana come ad una metafora tutta contemporanea di speranzosa vittoria contro il Coronavirus. E immaginiamo che la paladina di Marte rappresenti l’Umanità che è riuscita a vincere la più dura delle battaglie.

Ci siamo lasciati alle spalle il 2020, ma, purtroppo, non ancora l’emergenza sanitaria che potrà essere superata grazie al vaccino ma – è sempre bene ribadirlo – anche grazie ai nostri comportamenti. Dobbiamo continuare a tenere la massima attenzione, distanziamento fisico, igiene delle mani e utilizzo della mascherina. Solo così ce la faremo. E se un anno fa non potevamo immaginare cosa sarebbe accaduto né tantomeno la portata micidiale della pandemia, a distanza di un anno abbiamo capito chi è il nemico e come possiamo sconfiggerlo per poter ritornare ad una “normalità” fortemente compromessa e che è necessario essere più responsabili perché i gesti contano più delle parole. Ma la speranza non deve mai abbandonarci così come la determinazione e il coraggio che, a volte, proprie nelle avversità impariamo a riconoscere e a misurare. Anche il mondo dell’arte ce lo indica con storie esemplari.

Come il ritorno, quasi duecento anni dopo il suo ritrovamento, della Vittoria Alata nel Tempio Capitolino di Brescia in uno spazio concepito specificamente per valorizzarne le straordinarie qualità estetiche come assicura la Fondazione Brescia Musei che ha messo in piedi, sin dal 2019, un programma di eventi guardando a quando nel 2023 sarà insieme a Bergamo capitale della Cultura. La grande statua in bronzo, simbolo della città, amata da Giosuè Carducci che la celebrò nell’ode “Alla Vittoria”, ammirata da Gabriele d’Annunzio e da Napoleone III che, tra gli altri, ne vollero una copia. La storia della Vittoria alata è di per sé carica di suggestione e radicata nel passato poiché è una delle opere più importanti della romanità per composizione, materiale e conservazione nonché uno dei pochi bronzi romani proveniente da scavo giunti fino a noi.
Era il 20 luglio 1826 quando durante una campagna di scavi, condotti nell’area dai membri dell’Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Brescia, fu ritrovata in un’intercapedine dell’antico tempio dove forse era stata occultata per preservarla da eventuali distruzioni. In tutto erano «95 pezzi fra cornici lavorate, sei teste, due pettorali di cavallo, una statuetta e una statua muliebre alta due metri con le braccia staccate e poste ai fianchi della medesima e due grandi ali.» si legge nel testo del Presidente dell’Ateneo, Antonio Porteri, che ricorda come la scoperta segnò di fatto il momento fondativo delle collezioni civiche bresciane: «La campagna di scavo, coordinata da una Commissione dell’Ateneo costituita da Girolamo Monti, Antonio Sabatti e Luigi Basiletti, riportò alla luce l’area del Foro romano; il cuore della Brescia romana si presentava così per la prima volta all’ammirazione della cittadinanza. (…) Da quel momento la statua della Vittoria si è identificata sempre più con Brescia, diventando il simbolo di una città che, anche attraverso questo tesoro di bellezza e di storia, si apre all’Europa e al mondo.»


Realizzata in bronzo con la tecnica della fusione a cera persa, costituita da almeno 30 parti fuse separatamente e poi saldate tra loro, è databile intorno alla metà del I secolo dopo Cristo, e si ispira probabilmente a modelli più antichi.
Un chitone leggero avvolge in parte il corpo di una donna la cui figura elegante è completata dai lineamenti delicati del volto incorniciato dai capelli raccolti in una sorta di chignon mentre le due ali ampie lasciano intuire la fine del volo.
Nel bronzo – spiega Francesca Morandini conservatore collezioni e aree archeologiche di Fondazione Brescia Musei – è riprodotta una figura femminile alata, alta poco meno di due metri (cm 194), con una postura oggi incompleta per la perdita di alcuni elementi che ne completavano il gesto e la posizione di equilibrio; il piede sinistro doveva poggiare molto probabilmente sull’elmo di Marte, il braccio sinistro doveva trattenere uno scudo, sostenuto anche dalla gamba flessa, scudo sul quale, con uno stilo, la divinità aveva inciso il nome del vincitore, affidandolo al bronzo e offrendolo alla vista di chi la guardava.
Indubbiamente il bronzo doveva trovarsi in un edificio o in uno spazio pubblico dell’antica Brixia, offerto alla vista dei cittadini e a ricordo forse di un successo militare. »
Ci sono voluti due anni per il restauro, condotto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, e promosso dal Comune di Brescia, dalla Fondazione Brescia Musei, della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Bergamo e Brescia, con il sostegno della Regione Lombardia e con il patrocinio dell’Ateneo di Brescia, Accademia di scienze lettere ed Arti e dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Brescia.
L’operazione di restauro e di ricerca ha coinvolto circa trenta professionisti che a vario titolo, ciascuno con la propria specializzazione, sono stati impegnati nelle numerose attività di conoscenza e di conservazione del bronzo. Gli interventi si sono concentrati dapprima sulla pulitura della scultura, quindi sulla rimozione controllata dei materiali che riempivano la statua e della struttura interna di epoca ottocentesca a cui si agganciavano le ali e le braccia della Vittoria, e infine sulla stesura di un materiale protettivo.
Durante questo processo, sono state condotte indagini scientifiche ed esami volti a una conoscenza più approfondita della tecnologia di costruzione, oltre alla cronologia e origine della statua stessa. Inoltre l’équipe dell’Opificio, della Fondazione, del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale della Sapienza Università di Roma e dell’azienda Capoferri hanno progettato e realizzato un nuovo supporto interno alla statua per sorreggere le ali e le braccia, che furono trovate staccate dal corpo centrale nel 1826 e che fino a due anni fa erano sostenute dal dispositivo ideato nell’Ottocento.
Gli esiti preliminari di questa lunga attività di ricerca sono stati già presentati nel maggio 2019 nell’ambito del convegno: Il restauro dei grandi bronzi archeologici. Laboratorio aperto per la Vittoria alata di Brescia, ma il Soprintendente dell’Opificio Marco Ciatti aggiunge: «Sono attualmente in preparazione nuove iniziative editoriali per la pubblicazione dei dati conclusivi del restauro che – è bene sottolinearlo con forza – non equivale ad un impraticabile “ritorno all’antico splendore”, come a volte vengono acriticamente definiti gli interventi di restauro. Scopo della conservazione è quello di rallentare quel naturale processo di invecchiamento insito nella natura stessa dei materiali costitutivi delle opere d’arte e di garantirne la trasmissione, nei suoi valori materiali e immateriali, alle generazioni future attraverso un insieme di azioni accuratamente progettate.»
In tale ottica va letta anche la collocazione del capolavoro bronzeo nel Capitolium in un allestimento museale progettato dall’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg (Santander, 1939) e concepito per esaltare le caratteristiche materiche e formali valorizzate dalla complessa operazione di restauro così come spiegato da Pierre-Alain Croset, curatore della mostra “Juan Navarro Baldeweg. Architettura, Pittura, Scultura”, in programma nel Museo di Santa Giulia, fino al 5 aprile 2021, tra gli eventi collaterali concepiti per celebrare il ritorno della Vittoria alata.
Il visitatore non potrà non notare alcune affinità con l’architettura romana nella scelta dei materiali: il rivestimento in mattoni e malta che evoca i muri esterni della cella, il pavimento in terrazzo che ricorda l’antico, e il basamento cilindrico in marmo di Botticino che richiama fusti di colonne. «Allo stesso tempo, l’architetto introduce elementi di evidente discontinuità con lo spirito neoclassico che aveva animato la ricostruzione ottocentesca: rompe la simmetria nel collocare la Vittoria sulla diagonale, introduce l’elemento singolare della lampada-luna concepita come oggetto poetico prima che tecnologico, esibisce le cornici in bronzo in una composizione insieme astratta e monumentale.» L’inedito allestimento, con il coordinamento della direzione lavori dell’architetto Camillo Botticini, si pone all’avanguardia nella museografia internazionale; si tratta infatti di un progetto complesso in cui sono rispettati i criteri conservativi, illuminotecnici e tecnologici, la cura de materiali nonché la sicurezza e la stabilità della statua. Un tavolo-vetrina presenta le cornici in bronzo ritrovate insieme alla Vittoria nel 1826. Altri frammenti di cornici sono disposti sulla parete occidentale della cella, secondo uno schema che richiama la geometria tipica delle decorazioni di età romana mentre la luce, sospesa nello spazio, rievoca la luna e crea un’atmosfera di grande suggestione.
Il progetto sulla Vittoria Alata ha dato vita a un ricco apparato editoriale che comprende la monografia “Non ho visto nulla di più bello” racconto fotografico firmato da Alessandra Chemollo, la guida aggiornata dell’area archeologica, il volume “Vittoria d’autore. Gli scrittori e la dea alata” a cura di Marco Roncalli che ripercorre la fortuna della scultura bronzea negli ultimi due secoli, così come l’hanno celebrata alcuni dei più importanti scrittori e uomini di cultura e, infine, il volume “Il restauro dei grandi bronzi archeologici. Laboratorio aperto per la Vittoria Alata di Brescia”, a cura di Francesca Morandini e Anna Patera, che contiene gli atti del convegno internazionale sul restauro dei grandi bronzi tenuto a Firenze a maggio 2019.
Tantissimi, si diceva, gli eventi collaterali ideati dalla Fondazione Brescia Musei per celebrare la Vittoria Alata, una serie di progetti espositivi al Museo di Santa Giulia e al Capitolium che le misure del Dpcm del 3 dicembre per contrastare la pandemia ha di fatto sospeso e, salvo diversa evoluzione della situazione epidemica in atto, l’accesso a Brixia – parco archeologico di Brescia romana avverrà congiuntamente alla riapertura delle sedi museali prevista in relazione alle disposizioni di legge vigenti sabato 16 gennaio 2021. Un appuntamento a cui non ci si potrà sottrarre perché in qualche modo per noi oggi la Vittoria alata rappresenta la forza e il desiderio di vincere la pandemia e l’isolamento e, per dirla con le parole di Francesca Bazoli e di Stefano Karadjov, rispettivamente Presidente e Direttore Fondazione Brescia Musei, «La Vittoria Alata è un bronzo che “parla”: dall’estate del 1826, anno in cui fu ritrovata, ha incarnato gli ideali della comunità: quelli risorgimentali patri come quelli modernisti del primo Novecento. Oggi, nel 2020, (ormai 2021, ndr) le tensioni positive verso un avvenire di speranza e fiducia nella creatività, nella ricerca, nell’innovazione e nella capacità di questa comunità di resistere alle battaglie più aspre.»

La Vittoria Alata per il nuovo Capitolium di Brescia
dal 16 gennaio 2021
Brixia – Parco Archeologico di Brescia Romana (via Musei, 55)
bresciamusei.com
vittorialatabrescia.it
Info prenotazioni: 030.2977833 – 834
email: santagiulia@bresciamusei.com